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Il Gruppo delle Cinque Terre compie un anno
Alla fine di agosto del 2009 un piccolo gruppo, meno di 10 persone, si riuniva per 3 giorni fra le colline liguri delle Cinque Terre decidendo di fondare il gruppo omonimo con l’obiettivo di favorire, attraverso una azione ed una elaborazione da “lobby” (cioè da gruppo di pressione politico-culturale), un possibile percorso di aggregazione, rifondazione, unificazione di tutti gli ecologisti italiani; ciò a partire dalla costatazione del superamento storico di tutte le ipotesi di rifondazione della sinistra in Italia ed in Europa, di esaurimento della esperienza ventennale dei Verdi nostrani, della insufficenza delle esperienze ricche e numerose ma frammentate, della miriade di gruppi dell’arcipelago ambientalista e delle liste civiche.
L’elaborazione del GCT si è sviluppata, nel corso di vari momenti di discussione locali e nazionali, che hanno visto il coinvolgimento diretto di varie decine di persone di diversa provenienza e collocazione, attraverso anche la stesura di 3 documenti di riferimento: Il documento ”Il coraggio di cambiare”, l’appello “Un'altra Italia è possibile” (700 adesioni), la proposta dei “Tavoli per la Casa Comune degli ecologisti italiani” presentata 3 mesi fa ad un seminario di ecologisti a Roma.
Nel corso dell’ultimo anno al blog ECO si sono affiancati altri sei siti internet (tra blog e portali) fra i quali quello principale, ( www.gruppocinqueterre.it ) nato a febbraio di quest’anno, ha progressivamente e ininterrottamente scalato, seguito dagli altri sei, le classifiche degli accessi fino a diventare uno dei blog ecologisti più visitato e letto in Italia, anche attraverso il sostegno delle bacheche di Facebook.
Nel corso dell’ultimo anno e mezzo la consistenza e la presenza degli ecologisti in Europa e nel mondo è profondamente mutata tanto da poter parlare di un " nuovo movimento nascente degli ecologisti “ che non sono più circoscrivibili alla realtà europea e neppure confondibili con la prima e vecchia generazione dei verdi degli anni ‘80.
Alle elezioni europee del 2009 gli ecologisti hanno trionfato in Francia (Europe Ecologie), confermato la loro continua ascesa in Germania, superato il 10% in più di dieci nazioni europee portando il loro gruppo al Parlamento europeo da 43 a 56 deputati. Hanno preso il governo in Islanda con i socialisti dopo 40 anni di governi conservatori, rivinto alle elezioni regionali francesi (263 eletti), per la prima volta sono comparsi nella Camera bassa inglese malgrado il sistema dei collegi maggioritari, hanno avuto successo in varie elezioni comunali in Svizzera, hanno avuto inaspettati successi in vari paesi dell’Est europeo (ad esempio l’Ungheria), aumentato incredibilmente ancora i loro consensi in vari importanti Lander tedeschi. Negli Stati Uniti il Green Party è diffuso ampiamente in molti Stati federali e Contee, mentre è bloccato dall’assurdo meccanismo maggioritario “per Stati” alle elezioni presidenziali. Il fenomeno si estende ormai fuori dal mondo occidentale. Fra i tanti episodi citiamo la Colombia, dove il partito verde di Mockus tre mesi fa è arrivato al ballottaggio con la destra di Santos alle presidenziali, il successo di questi giorni del Green party australiano che diventa, malgrado il maggioritario, l’ago della bilancia per qualunque coalizione si voglia fare in una delle due Camere parlamentari, la possibilità di successo in Brasile nel prossimo ottobre con la candidata Presidente Marina Silva. Partiti verdi ed ecologisti si stanno diffondendo in Asia e Africa.
In tutti con una comune matrice genetica “ambientalista” radicale ( autonoma dalle vecchie formazioni delle destre e delle sinistre ), alla quale si affianca, con le diverse specificità locali, una vocazione nonviolenta e pacifista, multietnica e tollerante, a difesa della giustizia sociale e contro la corruzione, per la dignità e la sicurezza sul lavoro e contro la precarietà sociale, per l’esaltazione di una cultura civica e democratica. Alla base il rifiuto della logica della crescita infinita e del PIL e del modello economico che negli ultimi due secoli ne è scaturito.
Storicamente sembrerebbe che stia maturando, specie nel mondo occidentale, ma non solo , un ”terzo polo” ( in alternativa a quelli tradizionali dei conservatori e della socialdemocrazia ) che indica una nuova possibilità per l’intero Pianeta, sia nel modello economico, sia nel modello sociale, sia nella sfera culturale e perfino in quella intima e spirituale.
Nei paesi islamici e del Medio Oriente questa nuova possibilità si scontra frontalmente con i movimenti e le organizzazioni statali su base religiosa e non democratica di diversa connotazione.
Di questo fenomeno planetario, ben descritto dal volume Blessed Unrest ( Benedetta irrequietezza ) di Paul Hawken e da tanti altri autori, intellettuali e militanti di varie parti del Pianeta quasi nulla traspare nell’informazione e nei media italiani che, esaurita la fase della descrizione “folcloristica” degli ambientalisti di fine anni’80, semplicemente hanno scelto il silenzio, la censura o la denigrazione, facilitati anche dalla debole esperienza dei verdi italiani mai decolllati al di sopra del 2-3% nelle scadenze elettorali generali, dissanguati da diatribe interne, in parte assorbiti nelle logiche di casta della politica nostrana, oltre che da un sotterraneo ma aperto boicottaggio di parti della sinistra italiana attraverso quella parte dell’informazione che vi fa riferimento.
Nei più di 1000 articoli, documenti, interviste, pubblicati dai blog dell’area del GCT in poco più di un anno, molte decine (quasi un centinaio) danno informazioni e valutazioni su questo fenomeno ecologista internazionale; quasi da soli perfino nel mondo libero della rete web. Per quanto riguarda l’Italia, il variegato e diffuso universo ecologista si mostra carente di leader adeguati , di un progetto di aggregazione, subalterno e spesso cannibalizzato dalle chimere della sinistra moderata ed estrema, che nel frattempo si consuma in una serie infinita di crisi e rifondazioni regalando l’Italia ad un Berlusconi qualche anno fa considerato finito. Per questo abbiamo parlato più volte di anomalia e dimedioevo italiani.
Che cosa sono, se non anomalie di una transizione infinita, partiti e gruppi come l’Italia dei valori, Sinistra e Libertà, lo stesso Movimento di Grillo, per non parlare delle decine di micropartitini più o meno ecologisti, civici, di sinistra, che non hanno o non cercano riferimenti nella realtà euopea o internazionale ? che non hanno una vocazione culturale definita ?, che non riescono a collocarsi in modo chiaro neppure nel Parlamento europeo ? i cui programmi, quando esistono, sono a volte una “variabile dipendente” dalla contingenza politica? (sulla TAV, sugli Inceneritori, sugli Interventi militari all’estero, sul Nucleare, sui Contratti di lavoro precario, sui Costi della politica, sull’Informazione, sulla Giustizia, sul Federalismo, sul Conflitto di interessi, sul modello di Mobilità basato sull’auto, sulla Laicità dello Stato, sui Sistemi elettorali, sui Beni Pubblici fondamentali, sul contenimento dello Sviluppo urbanistico e del Consumo di territorio, etc..etc.. )
Nel corso di un anno di lavoro, al termine del quale si presenta per il piccolo GCT l’alternativa di darsi una forma di organizzazione adeguata alla possibilità di svolgere un ruolo o ridimensionare i propri obiettivi ad una marginale elaborazione culturale, abbiamo sviluppato progressivamente idee e ipotesi di un “Progetto” per la transizione ad una fase nuova, che non sarà nè breve, nè facile, nè scontata; lo abbiamo scritto in gran parte; se riusciremo lo completeremo e diffonderemo in tempi brevi come contributo per chi è disponibile a percorrere una nuova strada verso una “nuova frontiera” che porti gli ecologisti italiani a collocarsi in modo adeguato con le loro specificità nel panorama internazionale.E’ utile accennare sinteticamente ai punti fondamentali che ci sembrano degni di una discussione diffusa:
1) Ciò che serve è una nuova aggregazione larga, maggioritaria, pluralista, partecipata, gli Ecologisti italiani, che ha come riferimento l’esperienza degli ecologisti nel mondo, la loro cultura, i loro temi e le loro forme di rappresentanza politica e istituzionale ( nel Partito verde europeo, nel Parlamento europeo, nel coordinamento dei greens internazionale) .Un nuovo movimento che ha poco a che fare con il vecchio ambientalismo, con la storia circoscritta dei verdi locali; tanto meno con i percorsi di rifondazione delle varie sinistre italiane.
2) La forma migliore di organizzazione di questo movimento sembra essere federativa, su base regionale, che appare la più adeguata a mantenere un rapporto reale con il territorio, i cittadini, le specificità locali; senza rinunciare alla necessità di una espressione nazionale attraverso la “confederazione” di 21 realtà regionali autonome.
3) Gli Ecologisti devono affiancare ad un cuore verde e ambientalista una vocazione " riformatrice” ed una vocazione “sociale” facendosi carico del fallimento delle diverse sinistre attraverso una nuova e innovativa elaborazione progettuale su questi temi.
4) Il ridimensionamento delle logiche della Casta della politica e dei partiti , le connessioni con le logiche corruttive, mafiose, speculative, deve essere parte centrale del nuovo movimento (ad esempio valutando la proposta di dimezzamento delle indennità dei parlamentari, dei consiglieri regionali, dei rimborsi elettorali )
5) Andrebbe sostenuto in modo netto e con coraggio che i sistemi elettorali realmente democratici e partecipativi si basano sul sistema proporzionale che è il sistema elettorale della democrazia; con una adeguata soglia di sbarramento (4-5%) necessaria a favorire elementi di stabilità, evitare l’invenzione di partitini di comodo, garantire livelli stabili di aggregazione politica.
6) Gli Ecologisti devono svolgere un ruolo politico, culturale, propositivo, non ridursi ad esprimere solo dei NO; costruire reti dal basso, esperienze concrete di vita, di convivenza, di abitazione, di mobilità; nel territorio reale, in mezzo alla gente reale, sui problemi reali, indicando nuove e concrete possibilità di vita per tutti gli strati sociali: più dignitosa, più felice, più libera, in un ambiente più vivibile e meno inquinato, tutelando, per quanto possibile, tutte le specie e gli esseri viventi che lo abitano.
La presenza e la partecipazione alle scadenze elettorali, per quanto necessaria ed indispensabile, deve mantenere un ruolo secondario e non assumere caratteristiche di professione immutabile per pochi, ma esperienza momentanea per molti.
E’ evidente che una aggregazione larga , con una vocazione maggioritaria, deve prevede un pluralismo di posizioni al suo interno ed il progressivo superamento, il coinvolgimento o il ridimensionamento delle 3-4 forze politiche “transitorie” espressioni della anomalia italiana; senza dimenticare l’invito ad un nuovo impegno dei tanti che oggi si astengono o si sono ritirati, disillusi, ,dall’impegno sociale. Già oggi in questo variegato arcipelago, i cui pezzi neppure “ si riconoscono” fra loro, si presentano aree diverse: una componente “moderata” che potremmo definire neoulivista; una componente “radicale” in buona parte giovanile, che ha un riferimento netto nell’ecologismo anticasta di Grillo, una vasta area, la grande maggioranza, che sta in mezzo a queste due estreme, composta da una miriade di gruppi e liste civiche, associazioni, comitati, micropartitini ecologisti, intellettuali, attivisti della rete, che, pur a disagio, non esprimono una sufficiente vocazione propositiva all’aggregazione, forse, prima di tutto, per mancanza di proposte vere e credibili.
Soltanto quest’area larga centrale intermedia, nella quale probabilmente può essere collocato anche il piccolo GCT, ha la possibilità di dare gambe ad un progetto di aggregazione; aggregazione di tanti, tantissimi, che poi in fin dei conti hanno in comune il 90% delle proprie convinzioni e non sta scritto da nessuna parte che non si possa convivere con quel 10 % di differenze...
Se Grillo scoprisse gli ecologisti nel mondo invece del proprio egocentrismo…se Vendola si liberasse del vecchio bagaglio malconcio della sinistra… se Di Pietro decidesse che cosa è, se i Verdi fossero. ..se..se…
Non sembra che questi siano, ad oggi almeno, i leader.. In realtà non c’è, ne forse ci sarà mai in Italia, nessun Cohn Bendit nostrano ( il protagonista del clamoroso successo francese) ..è bene metterselo in testa..quindi servono 100 Cohn Bendit che poi alla lunga è anche meglio.
Chi ci crede cominci a fare la propria parte, con umiltà, insieme agli altri 99..
I temi su cui agire sono chiari a tutti: il ritorno del nucleare, il dilagare degli inceneritori, la cancellazione delle opere inutili come la TAV ed un nuovo sistema di mobilità compatibile, la distruzione delle città nel traffico,nell’inquinamento e nella cementificazione, lo smantellamento della legislazione ambientale, l’ulteriore estensione del lavoro precario, i diritti civili e di libertà individuale, il ridimensionamento della casta, delle mafie e dei corrotti, le 3-4 grandi riforme di cui il paese ha bisogno..
E per chi pensa che siamo dei sognatori, che il progetto è bello ma impossibile, rivendichiamo il nostro sano realismo chiedendo che qualcuno ci indichi un'altra strada, altri protagonisti, altri progetti più credibili, che ci evitino di morire in un lungo, infinito, anomalo, medioevo italiano..
Massimo Marino