L'aeroporto di Ampugnano uno “status symbol” locale?
di Luciano Fiordoni
Un giorno aprendo la finestra di camera ho notato una grossa ruspa che scavava un enorme buco sul terreno del vicino. “Facciamo una piscina” mi fu detto “sai in campagna d'estate fa comodo e poi accresce il valore della proprietà”. Il buco fu foderato di un telo blu, colmato di acqua e additivi chimici, recintato per la sicurezza nonché infine attrezzato di sedie di plastica, dondolo e luci a palloncino per l'utilizzo notturno. Da allora, un motore, rompendo il silenzio delle campagna filtra incessantemente una massa di acqua che col tempo ha perso i suoi connotati originali. L'utilizzo della piscina ha avuto un andamento gaussiano, dopo l'entusiasmo del primo anno le frequentazioni e i bagni si sono ridotti ed oggi è un puro simulacro dell'inutilità. Con il tempo si è pertanto posto il problema di dare un senso non alla sua presenza ma ai suoi costi non gaussiani. Lungi dall'optare per la chiusura del buco perchè segnerebbe una sconfitta dell'ego famigliare si è pensato di farci bagnare gli stranieri attirati da esperienze “agrituristiche” in Toscana mentre i proprietari si sono trasferiti in città.
A mio avviso tale vicenda ha evidenti similitudini con l'aeroporto di Ampugnano.
L'ostinatezza di mantenere in piedi una struttura aeroportuale costosa e praticamente inutile esula da motivazioni puramente razionali che imporrebbero la chiusura o il cambio di destinazione del sedime aeroportuale per debordare nell'irrazionale del mondo delle suggestioni di un certo provincialismo culturale locale.
Sul piano politico la razionalità imporrebbe da parte delle rappresentanze politiche trasparenza e condivisione delle scelte con i cittadini, l'irrazionalità/abuso di potere porta invece le stesse a operare scelte sotterranee e a negare l'evidenza dei fatti.
Che lo sviluppo di un aeroporto come Ampugnano sconti ormai una condizione di marginalità economica è opinione diffusa non solo tra la comunità di cittadini ma anche per alcuni organismi pubblici nazionali.
Lo ribadisce chiaramente:
i) uno studio sul sistema aeroportuale nazionale elaborato da One Works, KPMG e Nomisma per il ministero. Gli aeroporti con movimenti di passeggeri inferiori a 1 milione di unità hanno ragione di esistere solo se finanziati localmente con denari pubblici o privati. Sappiamo benissimo che il territorio di cui si parla non può sostenere un' “orma ambientale” di tale misura, né esistono adeguate strutture di collegamento (strade, ferrovia etc) che possano avallare un processo di integrazione funzionale tra aeroporti (come affermato dall'attuale presidente della società aeroportuale). D'altronde il tentativo di trasformare tale bene in un’attività finanziaria da far circolare nel mercato internazionale dei capitali (operazione Galaxy) si è rivelata fallimentare nella forma e nella sostanza.
ii) uno studio ACI Europe sugli operatori aeroportuali europei da cui si evince che dei 404 aeroporti censiti, 371 sono a proprietà pubblica, 52 sono a capitale misto (pubblico- privato ma con il controllo pubblico) e 35 sono posseduti da privati. Naturalmente gli aeroporti privati sono quelli più grandi come London-Heathrow (BAA), Frankfurt (FRAPORT) and Moscow-Domodedevo (EastLine Group). Ancora più evidente la natura pubblica della proprietà se si guarda lo scenario europeo nel suo insieme come si evince dal grafico sotto riportato (elab.ne su dati ACI 2010).
Perchè allora questa ostinatezza a proseguire in un progetto costoso e di per sé senza prospettive future. Perchè abbattere una struttura aeroportuale per ricostruirla, perchè investire milioni di euro in un progetto destinato a perpetuare perdite di ricchezza?
Viene da pensare che un aeroporto rappresenti per le lobby di potere senesi uno status symbol come la piscina è uno status stymbol individuale e sia figlio di un modello culturale localista dove gli interessi privati riferibili ad una cerchia ristretta di persone/società prevalgono su quelli generali. Siamo nell'ambito delle motivazioni che esulano da principi razionali di responsabilità sociale ed economicità per debordare nel campo dell'emotività e delle suggestioni di gruppo dominante.
Sul piano sociologico potrebbe essere assimilato ad un tentativo del potere di autoaffermarsi/legittimarsi: es. la risposta positiva al mio messaggio (insensato) consolida il mio peso decisionale nel territorio
Da puri osservatori esterni di questo meccanismo di potere ci chiediamo, ora che Galaxy si è defilata, quali siano le fonti di finanziamento di tale progetto e gli obiettivi reali.
Circa le fonti di finanziamento si profila all'orizzonte un crescente impegno economico di natura pubblica che siano mutui bancari o erogazioni dirette delle amministrazioni locali. Al riguardo è opportuno ribadire la nostra contrarietà a qualsiasi impiego di risorse pubbliche in tale progetto. A fronte di una endemica scarsità/illiquidità finanziaria delle amministrazioni locali e di un palese stato di abbandono delle infrastrutture e dei servizi territoriali il denaro investito nel potenziamento di una struttura marginale come l'aeroporto in questione è in palese conflitto con i principi di democraticità e di rappresentanza politica e impone una reazione adeguata da parte della comunità.
Circa gli obiettivi, data la totale disinformazione della popolazione circa gli intendimenti delle amministrazioni locali, possiamo immaginarci (secondo una possibile interpretazione razionale) il tentativo di “rifare il look” ad una vetusta struttura per poter accedere al mercato dei voli low cost e fare business immobiliare secondo una insensata logica dello sviluppo. Lo dimostra l'esperienza (tra l'altro analizzata da CerTet Bocconi) dell'aeroporto di Orio sul Serio rispetto a Bergamo. In quel caso lo sviluppo di un aeroporto in un'area depressa sul piano turistico ha indotto uno crescita esponenziale del settore immobiliare e commerciale, generando una economia di tipo puramente speculativo. Nel nostro caso esiste già una condizione di eccesso di offerta rispetto alla domanda abitativa e un aeroporto potrebbe ad esempio canalizzare investimenti esteri per l'acquisto della “seconda casa”.
Questa situazione richiede un attento monitoraggio dell'impiego di fondi pubblici che non esclude opportune azioni di contrasto politico e fiscale.
20 novembre 2010
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