domenica 29 maggio 2011

Inaugurato in Italia il primo impianto agrofotovoltaico al mondo

di Simone Muscas *
Il problema del produrre energia senza sottrarre terreni adibiti alla coltivazione di colture agricole potrebbe ben presto trovare una soluzione. Per il momento c’è chi questa sfida sembra averla già vinta: siamo a Virgilio, in provincia di Mantova, dove nei giorni scorsi è stato inaugurato il primo impianto agrofotovoltaico al mondo. La novità è presto detta: si tratta di una serie di pali alti 4,5 metri e distanti fra loro 12 metri, che fungono da intelaiatura, dove fra un palo e l’altro è montato un sistema che sostiene dieci pannelli solari monocristallini.
Grazie all’altezza su cui è montato l’impianto è consentito il libero passaggio di macchine agricole e la coltivazione del terreno sottostante. L’impianto, dotato di un sistema ad inseguimento solare, non è comunque di grandissime dimensioni (ha una potenza di 2 MW). A metterlo a punto è stata la società REM (Revolution Energy Maker) che ha deciso di brevettarlo. 

Si tratta ora di valutare il comportamento di questa prima sperimentazione e stabilire se si presenteranno problemi ed imprevisti non calcolati in fase di progettazione. Qualora il sistema dovesse avere successo, fanno sapere i responsabili della società REM, l’intenzione è quella di replicare l’idea su altre realtà. Di certo si tratta di una novità da seguire con molta attenzione e valutare se, superati gli inevitabili problemi relativi ai costi in questa prima fase, il sistema possa poi trovare applicabilità e quindi diffusione nel medio termine.

* da www.ecoblog.it      27 maggio 2011

lunedì 23 maggio 2011

Piombino: 24-28 maggio - Quanto basta: Festival dell’economia ecologica


Piombino: 24-28 maggio - Quanto basta: Festival dell’economia ecologica 

Economia della conoscenza
Uno dei temi fondamentali di Quanto Basta è rappresentato dal concetto di responsabilità declinata attraverso le forme della sobrietà, della vivibilità, della qualità della vita, del rispetto.
I diritti di cittadinanza ed in particolare il diritto ad una vita qualitativamente migliore  sono determinati dal “sapere” e da un rilancio di una economia della conoscenza senza la quale non vi può essere nessuna innovazione ecologica e nessuna tutela del nostro ambiente. La consapevolezza  di ogni uomo di essere parte di un tutto per cui ogni gesto, ogni spreco, ogni indifferenza giocano un ruolo essenziale nella vita civile e sociale, è la chiave di lettura  fondamentale per garantire un presente ed un futuro in cui abbiano ancora un significato le idee di giustizia e di libertà che sono alla base del nostro vivere civile. In cui abbia futuro la vita stessa del nostro pianeta e siano superate le  divisioni sempre più marcate fra paesi ricchi e paesi poveri, fra spreco e povertà.
Un’economia della conoscenza dunque che  valorizzi la necessità di  connettersi alle radici anche fisiologiche dell’essere uomo e del bisogno insostituibile di sole, aria, acqua, terra. Ogni riflessione sull’ambiente impone preventivamente un ripensamento culturale sul rapporto uomo – ambiente e, soprattutto una riflessione sull’essere uomo.
Economia ecologica
La riflessione sulla ecological economy ci pone davanti all’idea di una economia non più basata sui due parametri classici del lavoro e del capitale, ma su un’economia  che riconosce l’esistenza di tre parametri: il lavoro, il capitale naturale e il capitale prodotto.
Il benessere soggettivo e sociale non è dato soltanto dalla somma di scelte e di  preferenze individuali o da politiche economiche classiche che non considerano la relazione con il non-economico (Morin),   ma richiede attenzione sui temi della compatibilità ambientale e  sulla formulazione di politiche in materia di conservazione delle specie, degli ecosistemi e delle risorse naturali. In una parola serve una scienza dell’economia  che abbia alla sua radice una visione ecologica ( cfr Herman Daly).
Innovazione ecologica
In questo terzo tema non può essere trascurato il ruolo della scienza e più precisamente della ricerca scientifica.
Uno degli argomenti principali quando si parla dell’ambiente è quello della biodiversità: un ambiente è più resistente  se la diversità genetica delle sue componenti  biologiche è maggiore così come è estremamente importante tracciare una mappa delle  cose da fare con una conseguente  valutazione economica dei costi e dei benefici. In particolare nei settori  dell’energia, della gestione delle acque e dei rifiuti, dei trasporti.  Tra gli esempi negativi emblematici si possono citare i casi dei sink e del mercato delle emissioni o ancora  dai cosiddetti “ brevetti sulla vita”, un business che acuisce la separazione fra uomo e natura e rafforza la visione del dominio e della catastrofe.
Le buone pratiche e la comunicazione ai cittadini
Crescente importanza assumono le dinamiche della comunicazione sia riguardo gli strumenti comunicazionali sia riguardo l’"etica della comunicazione" specificatamente della comunicazione pubblica”.
La comunicazione ambientale, nata come presa di coscienza collettiva, stimolata  da alcuni brillanti scienziati e da pochi lungimiranti ambientalisti, deve diventare progressivamente un elemento sostanziale della vita democratica di tutti i cittadini, fino ad essere considerata un elemento costitutivo dei diritti di cittadinanza. Quanto Basta è un contenitore in cui si muovono comunicatori, esperti ambientali, responsabili del marketing e della comunicazione pubblica,  tecnici ambientali, educatori, cittadini, giovani. È il contenitore delle buone pratiche collettive e individuali, di breve periodo e quotidiane in riferimento alle aree indicate nel precedente punto.

www.quantobastafestival.com



Comunicazione sociale: Alta formazione con la Summer School

 Dal 6 al 10 luglio a Siena. Iscrizioni entro il 12 giugno 2011.

Quattro giorni di alta formazione intensiva dedicata alla comunicazione sociale e rivolta ai dirigenti e ai quadri del terzo settore. Li propone la Fondazione ForTeS dal 6 all'10 luglio 2011 presso il Castello medievale di Montarrenti (Siena).
Obiettivo della Summer School, dedicata quest’anno a “Quando la comunicazione incontra la socialità. Orme, impronte del Sociale e fantasia tra narrazioni mediali e reti”, è la creazione di un laboratorio di alta formazione, che affronti il tema della cultura della comunicazione nelle organizzazioni di Terzo Settore, con particolare riferimento alle narrazioni per la coesione sociale, alle nuove tecnologie mediali e allo sviluppo di reti e relazioni. Un laboratorio capace di attivare una comunità di pratiche sulla comunicazione sociale per i dirigenti delle organizzazioni di Terzo Settore. Il programma della settimana prevede interventi di esperti provenienti dalla comunicazione del Terzo Settore oltre che da varie Università e Centri di Ricerca italiani e esteri, la presentazione di libri, relazioni, case history e molto altro ancora. Il corso è organizzato con momenti di plenaria e gruppi operativi pomeridiani di approfondimento su temi specifici quali Reti e relazioni, Narrazioni e Culture.  La Summer School è rivolta a dirigenti e quadri delle organizzazioni del terzo settore e i partecipanti vengono selezionati sulla base del curriculum e delle esperienze svolte nell’ambito della comunicazione: la propria candidatura va inviata entro il 12 giugno 2011.
I corsi si terranno presso l’antico e prestigioso Castello medievale di Montarrenti (Siena). 
Il programma completo in formato pdf è scaricabile all'indirizzo: www.fondazionefortes.it/?p=2375
Info e iscrizioni: ForTeS – Fondazione Scuola di Alta Formazione per il Terzo Settore
 Assistente al coordinamento ForTeS     Tel. 0577 274721 begin_of_the_skype_highlighting            0577 274721      end_of_the_skype_highlighting - cell. 340.6020146

venerdì 20 maggio 2011

L’Equiseto e le sue fantastiche proprietà


L’ equiseto è una pianta dalle meravigliose proprietà. Grazie al contenuto di silicio trova svariate applicazioni ed è particolarmente utilizzata nell’industria cosmetica. E’ una pianta di piccole dimensioni, ben radicata in tutta la zona del Mediterraneo, facilmente reperibile anche in Italia in zone umide, vicino a corsi di acqua e piccoli ruscelli, in ogni caso dove vi sia ristagno di acqua permanente.

L'aspetto dell' equiseto é caratteristico: ha fusto eretto e segmentato di un colore o tendente al verde o al marrone/beige, dal quale partono lateralmente filamenti verdi a loro volta segmentati. In Italia viene chiamata anche coda cavallina proprio per la forma che ricorda la coda del cavallo. L' equiseto é perenne, fondamentalmente da sotto bosco e, anche se sembra una pianticella anonima, la sua comparsa sulla terra é antichissima e risale probabilmente al devoniano con un massimo sviluppo avvenuto durante il carbonifero, lasciando poi, con una progressiva regressione, il posto a piante più complesse e moderne: é negli strati terreni del carbonifero che si trovano la maggior quantità di fossili di antichi equiseto.

La specie senza dubbio più diffusa in Europa è l 'E. arvense.

Le dimensioni variano da specie a specie: generalmente, la maggior parte di queste piante produce fusti di dimensioni comprese tra i 20 cm e il metro e mezzo, ma l’E. telmateia può raggiungere i 2,5 m, mentre le specie tropicali E. giganteum e E. myriochaetum rispettivamente i 5 m e gli 8 m.

Il silicio contenuto nell'equiseto contribuisce con calcio, magnesio ed altre sostanze al "metabolismo dell'osso” e favorisce l'accrescimento osseo.
Le principali azioni riconosciute all'equiseto sono:
- remineralizzante
- detossicante
- coagulante
- diuretica
Remineralizzante: durante processo di calcificazione delle ossa, tra le varie sostanze chiamate in gioco, é indispensabile la presenza del silicio di cui l' equiseto é naturalmente ricco. Si è notato che la demineralizzazione ossea è legata proporzionalmente alla caduta del tasso di silicio.
Il silicio si localizza nell'osteoblasto, una cellula in grado di stimolare la costruzione dell'osso, e in questo modo favorisce il deposito del calcio nei siti attivi di calcificazione.
Detossicante: grazie alla presenza di silicio, l’equiseto è utile per eliminare le scorie metaboliche.
Coagulante: grazie all'alto contenuto di calcio presente. Diuretico: la sua azione é notevole ed è dovuta alla complessa composizione ricca di sali di potassio, ai glucosidi flavonoidici e alle saponine.

È inoltre una pianta usata in erboristeria dai tempi più antichi proprio per la sua ricchezza di sali minerali. Queste sue proprietà si sono dimostrate utili e preziose anche in campo cosmetico: in particolare l’equiseto viene utilizzato nella preparazione di prodotti cosmetici indicati per il trattamento delle smagliature, della cellulite, della pelle a buccia d’arancia e per rassodare i punti critici. L’applicazione di prodotti cosmetici contenenti questo principio infatti riduce le smagliature e ne impedisce la formazione di nuove, elimina gli accumuli di adipe, combatte l’antiestetica buccia d’arancia e il rilassamento cutaneo, donando alla cute elasticità e morbidezza, rendendola liscia e vellutata.
Viene usato nell’osteoporosi (assunto sotto forma di polvere miscelato con il miele di castagno), nell’artrite reumatoide e nell’arteriosclerosi in quanto ha la proprietà di aumentare l’elasticità dei tessuti connettivi, della cartilagine, della pelle, giova alla ricostruzione dello scheletro e favorisce la guarigione di fratture e danni ossei.  Aiuta a risolvere meravigliosamente il problema delle unghie fragili, la caduta dei capelli e i disturbi della pelle quali eczemi e danni all’epidermide estesi (usare il decotto, i bagni o gli impacchi per uso esterno).
Viene anche usato in abbinamento con l’ortica, per disinfiammare l’intestino, purificare il sangue e ri-mineralizzare l’organismo (e molto altro ancora ovviamente). Rinforza i globuli bianchi aumentando la resistenza alle infezioni, ed è inoltre un ottimo diuretico: infatti è ideale per il drenaggio dei reni e delle vie urinarie anche in caso di infiammazioni e calcoli renali (in quest’ultimo punto il lavoro viene migliorato con l’aggiunta di magnesio nella dieta). La sua tisana porta sollievo anche nelle ulcere e nei crampi dello stomaco, nell’enuresi notturna, nella sudorazione eccessiva dei piedi (massaggiateli con la tisana e cospargete).

lunedì 9 maggio 2011

Le quattro balene dell’Elba


Il 5 maggio le balene sono prima comparse proprio di fronte al porto di Marciana Marina (inizialmente sembravano tre esemplari) e poi si sono dirette verso la costa nord-occidentale dell'Elba. E' qui che le hanno potute osservare da vicino i ragazzi dell'Associazione Il Careno di Sant'Andrea, assistendo ad uno spettacolo raro e appassionante di quelle che alla fine si sono rivelate come quattro balenottera comuni (Balaenoptera physalus) che hanno nuotato non lontano dalla costa.

Ecco come descrive l'avvistamento Marco Sartore dell'Asd Il Careno: «Dei quattro mammiferi, tre nuotavano ravvicinati e uno di essi era sicuramente un cucciolo, viste le dimensioni molto più contenute rispetto a quelle degli altri due. Il quarto esemplare, quello ritratto nella fotografia, nuotava solitario molto vicino alle rocce che separano Capo S.Andrea dalla Punta della Zanca. L'avvistamento è stato molto emozionante perché tutte le balene alternavano un paio di apparizioni in superficie a periodi di lunga apnea con riemersione maestosa molti metri più avanti. Questi grandi animali sono soliti seguire la corrente che risale lungo la fascia tirrenica per portarsi, soprattutto in questo periodo dell'anno, nel cuore del Santuario dei Cetacei, di cui anche il mare elbano fa parte. Essendo ben note le gravi problematiche legate al Santuario in termini organizzativi e di impatto dell'uomo, ogni avvistamento di cetacei nelle sue acque rappresenta un momento di gioia per chi, come l'Associazione Il Careno, ha a cuore l'ambiente e il mare. Le nostre coste risultano sempre più impoverite di pesci, molluschi e crostacei, soprattutto a causa di pesca assidua e ormai non ulteriormente sostenibile. Proprio in questo periodo lunghissime reti stazionano vicino alla costa e impediscono l'avvicinamento delle varie specie, che peraltro avviene soprattutto per motivi di riproduzione, per cui lo sbarramento delle reti ha il duplice problema di un prelievo continuo e di specie in procinto di riprodursi. 

Nonostante questo scenario e con una certa soddisfazione si osserva durante tutto l'arco dell'anno e con buona frequenza una popolazione di delfini (Tursiops truncatus) che vive nelle acque fra Portoferraio e Chiessi. Questi monitoraggi e lo spettacolo delle balene suscitano un rinnovato entusiasmo e un moderato ottimismo, nella speranza che avvistamenti come quello riportato avvengano con sempre maggior frequenza»

                                                                        da     greenreport.it     9 maggio 2011