giovedì 29 luglio 2010

Mario Tozzi invita i presidenti dei parchi a rimettere il mandato

http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=6052&mod=greentoscana

[ 29 luglio 2010 ] Aree protette e biodiversità

Tagli a Parchi nazionali, Tozzi: «Invito tutti i presidenti a rimettere il mandato»

FIRENZE. La manovra finanziaria del governo voluta dal ministro Tremonti colpisce duramente i parchi nazionali che subiranno un taglio del 50% delle risorse senza le quali saranno messe a rischio biodiversità, turismo, sicurezza del territorio, posti di lavoro. Gli appelli al governo nei giorni passati sono stati molti e nelle forme più svariate. Visto l'insuccesso il presidente del Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano Mario Tozzi, suggerisce di cambiare strada: «invito tutti i presidenti dei parchi a rimettere il mandato, a dimettersi. Un gesto simbolico per vedere se scaturisce qualche effetto». La proposta di Tozzi è stata fatta durante la conferenza stampa di Legambiente in cui l'associazione ha presentato il punto sui destini dei tre parchi nazionali toscani (Arcipelago, Foreste Casentinesi, Appennino Tosco-Emiliano).

«Chiediamo al Ministro Prestigiacomo un concreto segno di disponibilità politica in favore dei parchi - ha dichiarato Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente - ripristinando un fondo ministeriale da mettere a disposizione delle aree protette per integrare le risorse tagliate dalla manovra finanziaria ridotti infatti da 50 a 25 milioni di euro. Perché non basta appellarsi al buon cuore del ministro Tremonti o alla sensibilità del Capo del Governo, per salvare gli enti parco dall'estinzione servono risorse e un'attenzione politica che il ministro Prestigiacomo dovrebbe dimostrare maggiormente, passando dagli appelli ai fatti concreti».

I parchi anche in Toscana rappresentano un'esperienza straordinaria di conservazione della biodiversità, sono meta di nuovi e crescenti flussi turistici e fonte di reddito per chi vi opera direttamente e supporto di un indotto che è sempre più vasto. Semmai c'è da dire che ancora non è stata sfruttata tutta la loro potenzialità soprattutto in termini di ricerca e innovazione. «E' davvero incomprensibile che questo meraviglioso intreccio di natura e cultura sia destinato a scomparire - ha aggiunto Piero Baronti, presidente di Legambiente Toscana- proprio nell'anno internazionale della biodiversità, il governo invece di investire nuove risorse su queste strutture, gli sferra uno schiaffo violento con la manovra economica. In questo contesto- ha concluso Baronti- registriamo come fatto positivo che la Regione Toscana non ha effettuato tagli e ha mantenuto il proprio contributo ai Parchi nazionali».

Ma anche su un possibile cambio di scenario con il passaggio delle competenze alle regioni pare ci siano grandi perplessità «La iattura del taglio del 50% delle risorse spettanti va assolutamente evitata- ha ripreso Tozzi- La cosa peggiore di tutte sarebbe che i Parchi nazionali diventassero regionali, allora meglio chiuderli. Enti locali e Regione non sarebbero infatti in grado di gestirli. Io penso che dietro questa manovra ci potrebbe essere un disegno di devoluzione federalista molto ampio ... La natura statale di questi parchi è cosa scontata e riscontrabile anche in altre situazioni internazionali (vedi USA etc.) perché solo a questo livello si possono espletare livelli di tutela adeguati e davvero cogenti» ha concluso Tozzi.

Pensando a quello che potrà accadere o non accadere nei territori dei parchi da loro gestiti, anche gli altri presidenti ribadiscono: «Un taglio del 50% non è rigore finanziario! - ha sostenuto Fausto Giovanelli, presidente del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano- È un'esecuzione sommaria... una condanna di cui non si dà motivazione! L'Italia non risparmia più di quanto ci perda: patrimonio naturale da consegnare alle future generazioni e immagine di qualità nel mondo. Vogliamo un provvedimento correttivo in nome del buon senso e della bellezza Made in Italy- per questo- ha continuato Luigi Sacchini, presidente del Parco Foreste Casentinesi - reclamiamo attenzione nei confronti del ministero dell'Ambiente, affinché questo capitolo di tagli previsto da Tremonti venga finalmente e definitivamente scongiurato».

Forse ha qualcuno sfugge la reale portata delle conseguenze di questo provvedimento, ma sicuramente tutti comprendono l'esempio decisamente azzeccato che ha portato il presidente di Federparchi Toscana Giuseppe Nardini. «Dimezzare i finanziamenti ai Parchi Nazionali in Italia, nel paese europeo più ricco di biodiversità,così come la manovra economica intende fare, equivale a scegliere deliberatamente di distruggere Piazza della Signoria o abbattere la Torre di Pisa. Una scelta che il Governo deve assolutamente rivedere».

mercoledì 28 luglio 2010

Fotovoltaico sui tetti delle scuole a Capannori (Lucca)

http://www.ciaccimagazine.org/?p=3616

Capannori “converte” all’energia verde le scuole medie

Capannori “converte” all’energia verde le scuole medie

Conclusa l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti delle sedi degli istituti comprensivi di Capannori, San Leonardo in Treponzio, Camigliano e Lammari. Un intervento da circa 300 mila euro
fotovoltaico scuole 26 lug 10
Le scuole medie del capannorese sono state convertite all’utilizzo dell’energia pulita. Si sono conclusi, infatti, i lavori di installazione dei pannelli fotovoltaici sui tetti delle sedi dei quattro istituti comprensivi di Capannori, San Leonardo in Treponzio, Camigliano e Lammari. Un intervento per il quale sono stati spesi circa 300 mila euro interamente a carico di Sevas, società di cui è socio il Comune, alla quale è stata affidata la progettazione, la realizzazione e la gestione degli impianti. Capannori conferma, così, la propria vocazione di comune “verde” grazie al sempre maggiore utilizzo di fonti di energia rinnovabile e alle buone pratiche ambientali.
Gli impianti fotovoltaici, che hanno una potenza di 10 kilowatt per ciascuna scuola, permetteranno all’amministrazione comunale di risparmiare sulla bolletta energetica e di diminuire le emissioni inquinanti nell’aria.
“Ancora una volta Capannori dimostra coi fatti di credere nell’importanza dell’energia pulita – dichiara l’assessore all’ambiente, Alessio Ciacci -. I pannelli fotovoltaici che abbiamo installato sui tetti delle scuole medie permetteranno alle nuove generazioni di comprendere l’importanza di utilizzare le fonti rinnovabili, così da rendere il mondo più sostenibile. L’obiettivo dell’amministrazione comunale è quello di installare i pannelli su tutti gli edifici come scuole, magazzini e sedi dell’amministrazione facendo di Capannori il primo distretto regionale per l’energia rinnovabile negli edifici pubblici. Del resto, nel 2007 siamo stati i pionieri in provincia di Lucca installando sul tetto del municipio in piazza Aldo Moro un impianto da 20kw”.
Proprio in questi giorni si stanno portando avanti le pratiche burocratiche per consentire l’allaccio alla rete elettrica in modo che gli impianti siano operativi al più presto.
Per permettere agli studenti, agli insegnanti e al personale di comprendere meglio i benefici del fotovoltaico, ogni scuola è stata dotata di un pannello che indica l’elettricità prodotta al momento, quella prodotta dall’attivazione dell’impianto e la Co2 risparmiata in atmosfera, sul modello dello schermo installato nell’atrio della sede comunale di piazza Aldo Moro.
Il costo dei lavori è in gran parte coperto con la tariffa incentivante del Ministero dell’Ambiente e con i finanziamenti che giungono da un apposito bando emesso dalla Regione Toscana.
L’accordo stipulato con l’amministrazione comunale prevede che a Sevas per 10 anni andrà il credito ottenuto dalla tariffa incentivante che deriverà dall’energia prodotta dagli impianti.
La realizzazione degli impianti fotovoltaici è legata al progetto “Il mio raggio” grazie al quale si sono sensibilizzate le scuole alle buone pratiche relative all’uso e alla gestione corretta delle fonti energetiche.
Capannori ha già compiuto scelte nel campo delle energie pulite. Negli scorsi mesi si sono conclusi gli interventi di riconversione delle caldaie di tutte le scuole e delle palestre: quelle che erano alimentate a gasolio adesso utilizzano il metano o il gpl. L’intervento, costato 270 mila euro, è stato finanziato per 125 mila euro dalla Regione Toscana.
Sul tetto del palazzo comunale dal 2007, inoltre, si trova un impianto fotovoltaico della potenza 20 Kilowatt che copre parte del fabbisogno energetico del palazzo di piazza Aldo Moro. Una particolare attenzione al risparmio energetico verrà inoltre posta alle materne in costruzione; quelle di Lunata e Lammari, in particolare, saranno realizzate in modo da diminuire la dispersione termica ed ottimizzare il sistema di riscaldamento.

Capannori, 26 luglio 2010

domenica 25 luglio 2010

Israeliani e palestinesi per il Giordano inquinato.




Il Giordano muore per inquinamento niente battesimi nel fiume di Gesù

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Le acque cristalline sono un lontano ricordo I cartelli sanitari posti da Israele avvisano "Liquami velenosi, gravi pericoli per la salute"

"Vietato battezzarsi per inquinamento". Chi l´avrebbe mai detto che il fiume Giordano, sacro all´incirca a metà dell´umanità (sommando ebrei, cristiani e musulmani) diventasse oggetto di un provvedimento ministeriale di interdizione balneare, come fosse una purulenta costa di Pozzuoli? Proprio così: a due millenni dal Battesimo del Cristo, quelle acque argentine, un tempo ombreggiate da salici, pioppi, tamerici e canneti, movimentate da rapide, piscine e cascate, sono ridotte a un tale velenoso flusso di liquame da meritarsi una sonora bocciatura internazionale. Con tanto d´affissione di cartelli che avviseranno: "Immersione a proprio rischio e pericolo".
Il decreto arriva dal ministero israeliano della Sanità, il quale, nel motivare il bando, cita "gravi pericoli per la salute nel contatto umano con l´acqua altamente inquinata". Si suppone che dal versante giordano, salvo novità, chi vorrà addentrarsi in quel corso potrà farlo, però tappandosi bocca e naso.
Altro che rigenerazione salutare delle fonti battesimali. I centomila e più pellegrini che ogni anno si recano su entrambe le sponde del Basso Giordano per rinnovare le promesse sacramentali, rimpinguando nel frattempo di miliardi di dollari le casse del turismo israeliane e giordane, sono avvertiti. Quel rigagnolo maleodorante, verdognolo, infestato di alghe, per lo più stagnante non è più alimentato dalle acque dolci del Lago di Tiberiade. È, piuttosto, una melma dentro cui si mescolano i rifiuti umani delle popolazioni rivierasche, gli scoli appestati dei terreni agricoli, gli scarichi degli allevamenti ittici, e acque salmastre di varia provenienza.
Insomma, un fiume di escrementi. Tanto che gli ecologisti, in visita al venerabile Giordano, prima di sbarcare sulle Montagne della Giudea usano il bagno di altre stazioni di servizio per non aggiungere "acque nere" a quelle già riversate nel fiume dalle comunità locali. Di recente, s´era visto soltanto qualche sparuto turista russo azzardarsi sul pontile in legno, indossare la tunica bianca simbolo di purezza, e bagnarsi in quell´alveo per guadagnare il perdono dei peccati commessi.
E dire che una volta il fiume lo chiamavano "la porta del Paradiso", tanto il paesaggio era verdeggiante e ameno. Soprattutto, sacro. Questa è terra tre volte santa: per la Torah, per i Vangeli, per il Santo Corano. Chiunque s´avvicini al suo letto agonizzante, procede fra eserciti di ombre profetiche. Qui giunse, fra i primi, il profeta Abramo. Qui Giacobbe ed Esaù si riconciliarono. Giosuè guadò queste acque per raggiungere Canaan. Elia, superate le sponde, s´innalzò verso il cielo sopra un carro infuocato. Elisha vi guarì i lebbrosi.
E ancora, proprio lungo queste rive, Giovanni il Battista esortò i Giudei alla pietà verso Dio, ragliò contro Erode, ottenendo un tale seguito che il tetrarca gli fece mozzare la testa. Venne Gesù, e dal Battista ricevette il "battesimo col fuoco". Più tardi il profeta Maometto sorvolò la valle nel viaggio notturno dalla Mecca verso Gerusalemme.
In altre parole, decenni d´incuria, sessant´anni di guerre col fiume sigillato da reticoli militari, le sponde disseminate di mine, e infine la corsa all´accaparramento delle fonti acquifere regionali, hanno innescato una catastrofe ecologica di tali proporzioni da colpire a morte il cuore delle tre grandi fedi abramitiche.
Non è un caso se proprio una organizzazione non governativa, Friends of the Earth Middle East (FoEME) diretta da israeliani, palestinesi e giordani, e che conta nelle sue file ebrei, cristiani e musulmani, si appella ai rispettivi governanti perché accorrano al capezzale del Giordano. «Israele, Siria e Giordania hanno deviato il 98 per cento delle acque», denunciano. E ammoniscono: «Entro il 2011 il fiume scomparirà». Il magazine Time ha definito i leader di FoEME "eroi dell´ambiente". Servirà davvero un atto di eroismo per convincere, come chiedono gli ambientalisti, «i leader locali a superare le linee del conflitto, e accordarsi su un progetto al servizio della pace».

mercoledì 21 luglio 2010

Parchi:Domani sit in sotto il ministero dell'ambiente.

Da Fiorello Cortiana

In questi giorni ognuno di noi sta pianificando, o già godendo, le vacanze estive. Certamente i parchi naturali sono parte degli itinerari di svago e di ricostituzione di una relazione consapevole con la natura e la storia, spesso sacrificate agli impegni e gli affanni della nostra quotidianità urbana. Sono oltre 300 i parchi regionali e nazionali che ci definiscono come “il Belpaese”, inclusi i parchi marini, le riserve, le oasi, i parchi botanici visitabili in Italia. Questi itinerari potrebbero rivelarsi lo scenario di una triste liturgia “in morte della Natura” perché i teatri naturali che li ospitano potrebbero non avere più custodi e cure. "Lo so che la manovra è stata licenziata dal Senato ed arriverà blindata alla Camera. Per questo il mio appello è per un nuovo provvedimento che possa reintegrare le risorse per i parchi". Così Ministro dell'Ambiente il Stefania Prestigiacomo al 'Corriere della sera' Se anche con un successivo provvedimento non verranno reintegrate le risorse " sarò costretta a chiuderne la metà". Cioè quelli che fanno riferimento al suo dicastero.I Parchi Nazionali sono costituiti da aree terrestri, marine, fluviali, o lacustri che contengano uno o più ecosistemi intatti o anche parzialmente alterati da interventi antropici, una o più formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche, biologiche, di interesse nazionale od internazionale per valori naturalistici, scientifici, culturali, estetici, educativi e ricreativi tali da giustificare l'intervento dello Stato per la loro conservazione.I Parchi Nazionali attualmente iscritti nell'Elenco Ufficiale delle Aree Protette (EUAP) sono 23 e coprono una superficie di circa 1 milione e quattrocentomila ettari (14.000 km²), circa il 5% del territorio nazionale.
Ai parchi storici come il Parco d'Abruzzo, Lazio e Molise (1922), il Parco del Gran Paradiso (1922) il Parco del Circeo (1934), il Parco dello Stelvio (1935) il Parco della Calabria (1968) e dell'Aspromonte (1989) dagli anni '90 se ne sono aggiunti molti, tra cui il Parco delle Dolomiti Bellunesi, del Gran Sasso, del 4. Parco nazionale della Majella, del Gargano, della Val Grande, del Pollino, delle Foreste Casentinesi, dei Monti Sibillini , dell’Arcipelago di La Maddalena, del Vesuvio, dell’Arcipelago Toscano ,dell'Asinara ,delle Cinque Terre, del Golfo di Orosei e del Gennargentu, dell'Appennino Tosco-Emiliano, della Sila dell'Alta Murgia, della Val d'Agri e Lagonegrese. Un elenco che disegna una mappa dello stivale come patrimonio nazionale, un bene comune a noi e ai nostri figli.Cosa sta succedendo ai parchi italiani e perché adesso? E' di pochi giorni fa il documento definitivo contenente la strategia nazionale per la biodiversità, presentata a Roma il 22 maggio scorso alla presenza del Presidente della Repubblica, in occasione Il contributo dell’Italia all'Anno internazionale della biodiversità, è contenuto in un documento che definisce la strategia nazionale per la biodiversità. Il documento è stato presentato un mese fa alla presenza del Presidente della Repubblica Nella parte dedicata alle aree protette, queste vengono definite “strumenti fondamentali ed irrinunciabili per le strategie di conservazione della biodiversità e del mantenimento dei processi ecologici del pianeta”. Un documento coerente con quanto affermato dall’Onu nella proclamazione del 2010 come Anno Internazionale della Biodiversità dove sottolinea che “la Conservazione deve costituire uno degli obiettivi primari da parte di tutti i responsabili”. In una modalità che non è altrimenti descrivibile come schizoide, mentre nella strategia nazionale per la biodiversità veniva previsto di supportare il sistema della aree protette con finanziamenti adeguati. In un accorato appello al Presidente Napolitano il Presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, insieme ai Presidenti dei maggiori parchi nazionali, ha richiamato l’importanza di questo patrimonio naturalistico come funzione attiva, perché le nostre aree naturali protette, tutelano i paesaggi, gli ambienti, gli ecosistemi, le specie di fauna e flora più preziosi del Paese, insieme a ricchissime testimonianze di storia e tradizione locale. Questi luoghi costituiscono memoria e retroterra della nostra identità comune. I ventitré Parchi nazionali hanno ricevuto fino ad ora, dallo Stato, circa 52 milioni di euro l'anno. Il costo di un caffè per ciascun cittadino. Una cifra che non ha consentito di dotare i Parchi Nazionali delle piante organiche previste e non ha permesso di garantire il funzionamento ottimale delle attività di conservazione, di vigilanza e di promozione. Il taglio di 25 milioni di Euro oltre che insensato si rivela non solo sproporzionato ma miope, perché non considera il peso turistico ed economico che essi generano. I Parchi Nazionali offrono oltre 9.000 strutture ricettive e oltre 353.000 posti letto pari rispettivamente al 7,8% e all'8,4% dell'offerta nazionale, ospitano 15.000 imprese turistiche (pari all’8% del totale Italia) e quasi 48.735 addetti , entrambi in crescita rispetto all’ultimo censimento ISTAT del 2001.
Il Centro Turistico Studentesco - CTS ha rilevato che il sistema parchi nel 2008 ha ospitato quasi 5 milioni di arrivi nelle strutture ufficiali e oltre 23.000.000 presenze, con una crescita del 12% rispetto al 2003 Ancora poco, tuttavia, rispetto alle potenzialità: i turisti hanno infatti complessivamente occupato i posti disponibili nei parchi per sole 65 notti su 365. Inoltre l'elevato numero di case non abitate dai residenti mostra le maggiori potenzialità per una futura organizzazione del turismo basata sul concetto di ospitalità diffusa. Insomma i Parchi hanno un rapporto costo/beneficio altamente conveniente per la salute, lo spirito comune e l’economia, quanto basta a ripensare l’utilità di tagli sconsiderati. Per scongiurare questa compromissione del patrimonio nazionale, per evitare che queste preziose aree naturali
possano tornare ad essere oggetto di speculazione e sfruttamento indiscriminato e per rispondere coerentemente alle indicazioni sulle politiche ambientali richieste dall'Unione Europea il popolo dei parchi è invitato il 23 luglio ad un sit in sotto il Ministero dell’Ambiente. Lo chiamano a raccolta l’UNIONE per i parchi e la natura d'Italia, l’Associazione nazionale personale aree protette, l’AIDAP Associazione italiana direttori e funzionari aree protette, l’AIGAE Associazione italiana guide ambientali, l’AIGAP associazione italiana guardie dei parchi e delle aree protette, l’ISTITUTO PANGEA , il WWF, MOUNTAIN WILDERNESS, PRO NATURA e ITALIA NOSTRA. E’ di buon senso aggiungersi.

Verso una costituente ecologista. Un buon contributo di Fiorello Cortiana per iniziare la discussione

Care/i tutti,
vi mando qualche nota sintetica sulla ripresa di un protagonismo politico degli ecologisti in Italia.
Berlusconi non è la causa del disastro egli ne è l'esito più probabile. La casusa sono i partiti popolari che non hanno compreso il passaggio dalla cortina di Yalta alla globalizzazione, la necessità di una soggettività politica europea, la necessità di accompagnare il Paese verso un'economia della conoscenza ed a un welfare adeguato, mentre si contendevano la rappresentanza e le rendite di posizione di lavoratori dipendenti e pensionati della società industriale e post-industriale dello scorso secolo. I verdi, i radicali, la rete, alleanza democratica, sono stati degli indicatori di una crisi di forma e di contenuto. Esperienze ritenute appendici dai partiti popolari e che, del resto, non sono riuscite a proporsi come capaci di contendere l'indirizzo e la guida del Paese. Ad esempio ricordo che nel coordinamento nazionale dei verdi fui l'unico dei coordinatori eletti a votare contro la proposta di uscire dal contenitore federato dell'Ulivo per stare nel Girasole in cambio di qualche seggio in più sui banchi dell'opposizione, dove saremmo finiti nel 2001.
Oggi è la diffusa e aumentante astensione a definirsi come critica politica di un sistema politico sostanzialmente consociativo ma, seppur non ascrivibile come appendice dei partiti, l'astensione si presenta come dissoluzione del patto civile e riflesso dell'atomizzazione sociale e produttiva. Questo significa una crisi dell'idea di politica come partecipazione e discorso pubblici, qualcosa di molto pericoloso per la natura della democrazia, come stiamo vedendo di giorno in giorno.
Risignificare la politica e l'azione politica oggi significa fare i conti con i blocchi consociativi e spartitori e favorire i processi che li mettano in discussione e prefigurino nuovi protagonismi e nuove regole per la partecipazione politica e per una democrazia liberale.
I verdi non sono stati estranei a questo processo né sono stati avulsi dalle derive esistenziali. Come non vedere i salti della quaglia, secondo convenienza, da parte di coloro che criticavano come destri e corrotti coloro che proponevano ed esercitavano azioni politiche all'insegna di un riformismo radicale e della sostenibilità, coloro che proponevano l'eperienza ecologista in politica come l'ambizione di esse avanti, fuori e oltre le antinomie ideologiche destra/sinistra, coloro che proponevano un'ecologia delle differenze e coerentemente aprivano le porte ed includevano chi aveva avuto travagli esistenziali, etici, culturali simili, ma a partire dalla barricata ideologica opposta. Cosa è restato di questo ceto politico in ricollocazione? La Federazione dei Verdi può dirsi estranea a questa deriva?
Come ho avuto occasione di dire ad Angelo Bonelli i Verdi, la Federazione, oggi sono parte del problema per la presenza degli ecologisti come titolari di parola nell'agenda politica.
Il miglior modo di onorare ciò che di buono e significativo siamo stati e abbiamo prodotto è un sano "solve et coagula", che richiede non il gesto ma la sostanza di un passo indietro, di una astensione, per liberare tutte le storie, le competenze e le energie di ognuno. Angelo per primo, come gli ho detto, la federazione può mettere a disposizione di questo processo gli spazi e risorse che ha se ne ha. E' una scelta matura che deve prendere facendo i conti con sè stessa, le energie che sistanno aggregando perderebbero ogni credibilità, e ogni slancio motivazionale, nell'intrecciare un balletto negoziato per appello e costituenti. Angelo ha espresso una consapevolezza che mi auguro gli permetta di riprendere il passo e la credibilità che ha avuto come assessore locale e regionale, così mi auguro che tutti gli iscritti abbiano una credibilità personale da rimettere in campo, invece che inchieste giudiziarie con cui fare i conti o solo pratiche di cucina e bottega per la cordata che oggi risultano competenze inservibili.
La gestione di Pecoraro & Company, della quale Angelo ha una piena corresponsabilità, così miope e presuntuosa dal confondere la discrezione di tanti con la remissività, presenta oggi una evidenza non discutibile: i Verdi non suscitano alcuna simpatia e curiosità, non costituiscono una suggestione inquieta nè per i cittadini nè per le cordate autoreferenziali quali sono i partiti oggi.
La Federazione non può essere la promotrice di alcuna costituente, pena la totale mancanza di credibilità di questa proposta e, quindi, nessun potere di attrazione verso le esperienze della sostenibilità e dei diritti, verso le singole energie e competenze che pure tra le professioni e nelle università ci sono, ora come 26 anni fa.
Credo che oggi come allora, nel definirsi sul piano dell'azione politica collettiva, gli ecologisti costituiscano un indicatore della crisi di forma e di contenuto della politica e non una sua immediata risposta. Per questo l'azione politicamente più significativa che è possibile fare oggi è quella di connettere, mettere in comunicazione/confronto, le singole esperienze e le singole persone per la creazione di un arcipelago rispettoso delle specifiche identità. Una rete che condivide l'assunto che la terra ci è data in prestito dai nostri figli e, affinchè sia possibile restituirgliela, siano necessarie pratiche sostenibili che reggano alla prova del principio di precauzione, una rete di persone ed esperienze che si definisca come "noi e gli altri animali". Con un approccio olistico e un'etica della responsabilità verso il vivente, con un retroterra epistemologico della complessità, quindi con un approccio laico, per credenti e non, che affronta questioni e problemi per risolverli e non per avere una bandiera identitaria testimoniale. Una rete di persone che condividono perciò l'assunto di un'ecologia delle differenze come condizione favorevole a processi virtuosi che no dissipano energie e risorse umane all'insegna delle dinamiche antropologiche e relazionali legate a logiche prevaricatorie, di branco, di cordata, di corti e cortigiani.
In questo senso occorre porre attenzione e riflessione intorno ai modelli di natura reticolare e ai loro processi.
Qui la reputazione e l'autorevolezza non contano meno del potere strutturale di comunicazione nella definizione di orientamenti ed indirizzi.
Per questo mi sembra importante che coloro che condividono la necessità di fare delle esperienze e delle potenzialità dell'ecologismo in Italia una soggettività politica, capace di azione e parola nella definizione dell'agenda politica e nell'uso delle risorse normative e finanziarie pubbliche, debbano condividere un approccio culurale e metodologico.
Non solo, credo che debbano attuare il processo di inclusione nella rete degli ecologisti italiani per cooptazione finchè, per approssimazioni successive non si definiscamo modalità che insieme all'apertura non consentano la scalabilità. Troppe tessere false, troppe tessere di scambio, troppi usi delle risorse della federazione o delle rappresentanze istituzionali per fare tessere e fuzionari di cordata/corte, troppe nomine fatte per dare stipendi e utilizzare risorse per la corte/cordata.
Ci occorre una tensione esistenziale che veda la politica degli ecologisti come funzione inquieta, non come accettazione della propria parte in commedia (una commedia che per il Paese sta finendo male) da mantenere e difendere come rendita di posizione.
Ciò non significa tornare alle ingenuità formali degli inizi quali gli ordini alfabetici nelle liste o i limiti di mandato, con deroghe..., ciò non significa accorgersi troppo tardi che eravamo un arcipelago articolato su più piani, ma quello dei rappresentanti istituzionali avocava a sè la rappresentanza, trasformando l'arcipelago nel partito degli eletti.
Insomma, abbiamo dedicato, chi lo ha fatto, molte energie alla politologia, alla sociologia, alla filosofia politica e della scienza, oggi siamo consapevoli che occorre dedicare tempo all'antropologia, alle dinamiche relazionali e ai modelli collettivi di organizzazione.
Lavorare ad una rete siffatta significa condividere esperienze, indirizzi, pratiche, che si definiscono per approssimazioni successive, come il Gruppo delle Cinque Terre ha sinora fatto e come gli Eco regionali hanno riportato e raccordato.
Lavorare ad un processo di biologizzazione della politica significa operare dentro ai contesti che ne producono una sua risignificazione all'insegna dell'interesse generale, della trasparenza, della partecipazione informata e della legalità. Questo vuol dire che sul piano della rappresentanza istituzionale si possono vivere e percorrere esperienze diverse è l'inerzia del processo che deve essere in sintonia.
Un esempio concreto: le prossime scadenze amministrative a Torino, Milano, Bologna e Napoli, costituiscono una straordinaria occasione per esprimere un punto di vista ecologista su un nuovo urbanesimo, capace di produrre comunità aperte, partecipi e sostenibili, in una relazione consabevole locale/globale.
Se una rete quale quella che ipotizzavo proponesse il suo sguardo, la sua matrice, le sue soluzioni per queste città capoluoghi e sapesse metterle sull'agenda politica con le coalizioni che si stanno formando potremmo assistere in una città alla presentazione di una lista di ecologisti, in un'altra alla presenza della matrice proposta all'interno di una lista civica, in un'altra invece nulla di significativo. Ciò che importa è la qualità e l'autorevolezza delle proposte ecologiste e dei proponenti che avanziamo in uno scenario elettorale di per sè nazionale, 4 capolughi da nord a sud della penisola, tra cui la seconda e la terza città per numero di abitanti.
Ho fatto questo esempio perchè ci deve stare a cuore il processo di aggregazione reticolare degli ecologisti senza dare per scontata una partecipazione elettorale, ma utilizzando fino in fondo l'opportunità di questa scadenza sul piano della comunicazione, della connessione e dell'affermazione di una proposta e di una pratica.
Per questo propongo di definire, in base all'esperienza si qui fatta e alla competenze disponibili, una serie di questioni a partire dalle quali organizzare incontri pubblici nella quattro città avendo l'esplicita accortezza di coinvolgere tutti i protagonisti e gli interessi delle filiere che le riguardano affinché si confrontino con l'approccio che proponiamo.
Ad esempio, sto mettendo insieme una serie di realtà politico culturali/sociali che condividono la necessità di offrire al dibattito pubblico, che interesserà Milano in vista dell’elezione del Sindaco e del rinnovo del Consiglio Comunale, una idea di città e delle specifiche proposte da definire attraverso modalità aperte e pubbliche.

Condividono la necessità di fondare questo lavoro su un approccio metodologico rigoroso ed estraneo ad ogni strumentalizzazione e necessità partitica perché questa è la condizione per la sua qualità ed efficacia trasversale. Condividono la necessità di tradurre le singole questioni in termini ed esempi che si riferiscono alla vita quotidiana dei milanesi, alle loro preoccupazioni e speranze e a quelle dei loro figli. Abbiamo ipotizzato per questo quattro specifici incontri:

- Governo del Territorio, PGT, Expo, per quali funzioni, per quali cittadini, per quale metropoli regionale. Un incontro nel quale coinvolgere anche i sindaci dei comuni di cintura.

- Decentramento, partecipazione, sussidiarietà. Come cambiare le attuali Circoscrizioni, utili solo a distribuire risorse ai portaborse delle cordate di partito. Come contribuire alla creazione di una comunità cittadina capace di essere una opinione pubblica avvertita.

- Innovazione, Design, nova produzione di valore e di impresa, quali politiche pubbliche per un ecosistema cognitivo che comprenda l’accademia, la ricerca, la trasferibilità nell’impresa, l’incontro tra competenze e la creazione di impresa

- Le ex Municipalizzate ed il loro possibile contributo ad un processo che veda la città cogliere le sfide della globalizzazione, come opportunità per l’innovazione qualitativa, sottraendole ad una deriva autoreferenziale. Invece di farle vivere come interlocutori di un mercato finanziario legato a bolle e balle come quello del nucleare, possono rifenire il riferinmento/facilitatore capace di aggegare professionalità, magari in cassa o disoccupate, e di generare sin off che collaborino con i condomini, anche aggragati tra loro, con le imprese fornitrici e con il sistema creditizio,per l'efficacia e l'efficenza energetica: coibentazioni e cappotti agli edifici, infissi coibentanti, pannelli solari e fotovoltaici. Si genererebbe nuovo civismo sostenibile, risparmio energetico, risparmio nelle bollette, nelle emissioni, insieme a nuova occuazione sostenibile e consapevolezza sociale diffusa.

- La condizione della donna, in relazione alla sua libertà di scelta, professionale e genitoriale, al suo lavoro di cura e alla mancanza di politiche di welfare che altri paesi europei hanno da tempo messo in campo con esiti importanti sul tasso di natalità. Ci sono esempi e ipotesi relative a politiche municipali possibili. Questa è una questione che ha ampie implicazioni generazionali e sociali nella costruzione di una città dell'abitare e di una comunità di cittadini consapevole ed avvertita.

Sempre investendo energie e faccia in processi coerenti con la costituzione di una rete ecologista ho accettato anche di fare parte del comitato organizzatore dei 5 referendum per Milano

Oggi non va sprecata l'opportunità referendaria civica, perchè costituisce l'unica possibilità di un coinvolgimento dei cittadini più avvertiti sul piano degli indirizzi di politica pubblica dell'amministrazione comunale. Cambieremo il governo di questa città, e gli interessi cui si riferisce, solo con una coalizione ampia "ambrosiana", quali siano i riferimenti e le ipotesi nazionali dei partecipanti.
Trovo significatifo che tra i promotori dei referendum ci sia Edoardo Croci, docente Bocconi e, sopra tutto, ex assessore della Moratti che ha rotto, sulle politiche del traffico, con il veto della Lega.

Quesiti referendari al Comune di Milano

1 Oggetto: Richiesta di referendum consultivo d’indirizzo per ridurre traffico e smog attraverso il potenziamento dei mezzi pubblici, l’estensione di “ecopass” e la pedonalizzazione del centro


“Volete voi che il Comune di Milano adotti e realizzi un piano di interventi per potenziare il trasporto pubblico e la mobilità “pulita” alternativa all’auto, attraverso l’estensione a tutti gli autoveicoli (esclusi quelli ad emissioni zero) e l’allargamento progressivo fino alla “cerchia ferroviaria” del sistema di accesso a pagamento, con l’obiettivo di dimezzare il traffico e le emissioni inquinanti.

In particolare gli interventi richiesti sono:

a. il potenziamento del sistema metropolitano milanese con il completamento delle linee 4 e 5 entro il 2015;

b. il raddoppio entro il 2012 dell’estensione delle aree pedonali, sia in centro che in periferia, comprendendo per lotti l’intera area della Cerchia dei Navigli a partire dal “Quadrilatero della moda”;

c. il raddoppio entro il 2012 delle aree a traffico moderato (zone a 30 Km/h) e la realizzazione di interventi per la sicurezza stradale dei quartieri residenziali;

d. la realizzazione entro il 2015 di una rete di piste ed itinerari ciclabili integrati e sicuri di almeno 300 km ed il raddoppio entro il 2012 degli stalli di sosta per le biciclette;

e. la protezione e preferenziazione di tutte le linee di trasporto pubblico entro il 2015, in modo da aumentarne velocità e regolarità;

f. l’introduzione in tutta la città, a partire dalle aree periferiche, di un servizio diffuso diurno e notturno di “bus di quartiere” che faccia servizio dalle singole abitazioni alle principali fermate del trasporto pubblico, senza costi aggiuntivi rispetto al titolo di viaggio;

g. l’estensione sull’intero territorio cittadino del servizio di bike sharing, raggiungendo 10.000 bici entro il 2012 e del servizio di car sharing raggiungendo 1.000 auto elettriche entro il 2012;

h. il prolungamento dell’orario di servizio delle linee metropolitane fino alle ore 1.30 tutte le notti;

i. il potenziamento del servizio taxi mediante il ripristino del secondo turno che garantisca fino a 8 ore aggiuntive di servizio (“seconda guida”);

j. il ripristino del divieto di circolazione e carico e scarico merci nella Cerchia dei Bastioni nelle fasce orarie di picco del traffico mattutine e pomeridiane e la promozione un sistema di logistica condivisa con veicoli elettrici;

k. l’estensione della regolamentazione della sosta in tutta l’area compresa all’interno della “cerchia filoviaria” e nelle aree circostanti gli assi delle metropolitane, con esclusione del pagamento dei soli residenti e per i veicoli ad emissioni zero;

l. un buono di 1.000 euro, spendibile in servizi di trasporto pubblico, a favore di tutte le famiglie che “rottamano” l’auto senza sostituirla.


Per il piano di interventi è prevista una spesa massima aggiuntiva rispetto a quanto già iscritto a bilancio comunale pari a 60 milioni di euro all’anno, che sarà coperta mediante l’incremento delle entrate da accesso, con una tariffa giornaliera di 5 euro per i veicoli per trasporto persone (prevedendo agevolazioni per i residenti) e di 10 euro per i veicoli per trasporto merci, e della sosta, da inserire con apposita variazione di bilancio o comunque nel primo bilancio utile.


2 Oggetto: Richiesta di referendum consultivo d’indirizzo per raddoppiare gli alberi e il verde pubblico e ridurre il consumo di suolo


“Volete voi che il Comune di Milano adotti tutti gli atti ed effettui tutte le azioni necessarie a: ridurre il consumo di suolo destinando almeno il 50% delle grandi superfici oggetto di riqualificazione urbanistica a verde pubblico ed escludendo l’assegnazione di diritti edificatori a fronte della realizzazione di “servizi” che comportino consumo di suolo; preservare gli alberi e le aree verdi esistenti; garantire il raddoppio del numero di alberi e dell’estensione e delle aree verdi e la loro interconnessione entro il 2015, assicurando che ogni residente abbia a disposizione un giardino pubblico con aree attrezzate per i bambini a una distanza non superiore a 500 metri da casa?”


Per l’intervento è prevista una spesa massima aggiuntiva rispetto a quanto già iscritto a bilancio comunale pari a 20 milioni di euro all’anno per un triennio da inserire con apposita variazione di bilancio o comunque nel primo bilancio utile, che sarà coperta mediante gli oneri di urbanizzazione relativi alle aree di intervento e mediante la tariffazione progressiva, al di sopra del normale consumo domestico individuale, nei servizi pubblici locali relativi all’uso di risorse ambientali scarse (come il servizio di fornitura idrica e la raccolta di rifiuti indifferenziati), nonché mediante sponsorizzazioni e coinvolgimento dei cittadini, anche seguendo il modello applicato alle aiuole dall’associazione “verde in comune” .


3 Oggetto: Richiesta di referendum consultivo d’indirizzo per conservare il futuro parco dell’area EXPO


“Volete voi che il Comune di Milano adotti tutti gli atti ed effettui tutte le azioni necessarie a garantire la conservazione integrale del parco agroalimentare che sarà realizzato sul sito EXPO e la sua connessione al sistema delle aree verdi e delle acque?”


L’intervento non comporta costi a carico del bilancio comunale.


4 Oggetto: Richiesta di referendum consultivo d’indirizzo per il risparmio energetico e la riduzione della emissione di gas serra


“Volete voi che il Comune di Milano adotti il piano per l’energia sostenibile ed il clima che lo impegni negli obiettivi europei di riduzione di almeno il 20% delle emissioni di gas responsabili dell’effetto serra nel dimezzamento delle principali emissioni inquinanti connesse al riscaldamento degli edifici.

All’interno del piano devono essere previsti i seguenti interventi:

1. la conversione entro il 2012 di tutti gli impianti di riscaldamento alimentati a gasolio degli edifici comunali;

2. la conversione degli impianti di riscaldamento domestico alimentati a gasolio fino alla loro completa eliminazione entro il 2015;

3. la previsione della classe energetica di massima efficienza come standard di costruzione per tutti i nuovi edifici e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili;

4. la promozione e la diffusione del teleriscaldamento, utilizzando fonti rinnovabili e tecnologie ad alta efficienza, al fine di raggiungere almeno 750.000 abitanti equivalenti entro il 2015;

5. la crescita della prevenzione dei rifiuti e della raccolta differenziata in linea con gli obiettivi europei, per riciclare almeno il 50% dei rifiuti entro il 2020;

6. la concessione di incentivi per la demolizione e ricostruzione (“rottamazione”) degli edifici a maggiore inefficienza energetica e privi di valore storico e architettonico attraverso premi volumetrici?”


Per l’intervento è prevista una spesa massima aggiuntiva pari a 10 milioni di euro all’anno per un triennio da inserire con apposita variazione di bilancio o comunque nel primo bilancio utile, che sarà coperta mediante la parziale dismissione del patrimonio immobiliare comunale tramite lo strumento dei fondi immobiliari già avviato, escludendo gli immobili di pregio storico-monumentale, nonché mediante il coinvolgimento di società che realizzano interventi di efficienza energetica (Esco) e l’attivazione di strumenti di finanziamento in conto terzi”.


5 Oggetto: Richiesta di referendum consultivo d’indirizzo per la riapertura del sistema dei Navigli milanesi


“Volete voi che il Comune di Milano provveda alla risistemazione della Darsena quale porto della città ed area ecologica e proceda gradualmente alla riattivazione idraulica e paesaggistica del sistema dei Navigli milanesi sulla base di uno specifico percorso progettuale di fattibilità?”


Per l’intervento è prevista una spesa massima aggiuntiva pari a 10 milioni di euro all’anno per un triennio da inserire con apposita variazione di bilancio o comunque nel primo bilancio utile, che sarà coperta mediante la parziale dismissione del patrimonio immobiliare comunale tramite lo strumento dei fondi immobiliari già avviato, escludendo gli immobili di pregio storico-monumentale.

Una rete che condiva le informazioni e l'efficacia di iniative di questo genere è colei che deve lanciare un appello agli italiani per una politica della sostenibilità, dei beni comuni,dell'innovazione e dei diritti proponendosi come gli ecologisti italiani; a questo punto in relazione credibile con gli ecologisti europei.
Non credo che servano ansia e fretta, credo che occorra una determinazione lucida che non lasci nulla di intentato e valuti i riscontri per quello che sono, senza raccontarsela.
Nel tour tra le 4 città inizierei da Torino a scendere, si possono prevedere gli appuntamenti ogni 15 giorni, pensando alle iniziative come incontri multipli e paralleli, con inizio e conclusione in plenaria. Con l'uso ampio, prima e dopo, della rete digitale e dei social network, come eco sta brillantemente facendo. Con presentazione delle iniziative alla stampa e così per i risultati. Fuori da ogni provincialismo ci occorre una lucida incoscenza e persone in grado di esprimerla, senza soggezioni e senza essere "un tanto al chilo". Alex giustificò così il nostro ingresso al governo di Milano, con il consigliere dei verdi arcobaleno ferocemente critico "I verdi devono fare come Giuditta che è andata a Palazzo per uscirne dopo aver tagliato la testa ad Oloferne". Una giustificazione mitologica apparentemente apodittica ed ingenua, in realtà il richiamo forte ad una finzione inquieta e non accessoria ai processi di decisione della politica pubblica.
Vediamo come si muoverà Europe Ecologie alle presidenziali in Francia, in ogni caso qui da noi l'uscita dal pantano consociativo bipolare conoscerà uno spazio ulteriore, il quale può declinarsi come sommotoria residuale di ceto politico nel nome del "Centro" o essere uno spazio capace di una nuova funzione e ragione sociali legate alla sostenibilità, alla laicità dello Stato, ai diritti, all'innovazione e all'Europa.
Io mi auguro che la rete costituita dagli ecologisti italiani possa essere tra gli interlocutori/protagonisti di questo scenario.
Se le premesse di qualità culturale ed esistenziale ci sono io non esito a metterci le mie energie e la mia faccia.
Allego alcune note su questioni specifiche.
intanto vi saluto e vi auguro buon lavoro
ciao
Fiorello

Politiche per la sostenibilità da un lato, politiche del governo dall'altro

http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=5906&mod=greentoscana

Smantellamento scali merci, commissione compatta impegna la Regione a assumere iniziative presso governo e Fs


LIVORNO. Perché in Italia la mobilità sostenibile è un miraggio? Perché la politica sottoforma del governo che ha oggi la maggioranza compie scelte quali quella di smantellare gli scali merci di Grosseto, Chiusi (Si), Empoli, Arezzo e San Giovanni Valdarno (Ar). E al consiglio regionale non resta che cercare di fare quadrato approvando all'unanimità la mozione di Marco Carraresi (Udc) proprio sulla dismissione di attività ferroviarie, trasferimento di competenze verso altre regioni e drastica perdita di posti di lavoro (1200 negli ultimi due anni). La mozione è stata approvata dalla commissione Mobilità e infrastrutture presieduta da Fabrizio Mattei (Pd).

Sulla vertenza Ferrovie Toscana la commissione intende assumere una posizione decisa, "frutto di una preoccupazione diffusa e trasversale a tutte le forze politiche". Partendo dalla mozione presentata dal vicepresidente Udc Marco Carraresi (n. 7 In merito allo smantellamento di importanti servizi del sistema ferroviario regionale), approvata all'unanimità e prossima ad essere iscritta nei lavori d'Aula del Consiglio regionale, si ribadisce una "valutazione fortemente negativa" sulle recenti scelte aziendali operate dal gruppo di proprietà interamente pubblica, che "rischiano di penalizzare lo sviluppo e l'occupazione nel campo ingegneristico ferroviario a Firenze e nell'intera regione" e di "non far sviluppare il trasporto su ferro come valida alternativa alla gomma per la logistica delle merci".

Alla Giunta regionale che ha seguito l'iter della mozione, l'assessore ai Trasporti Luca Ceccobao era presente al voto, viene chiesto l'impegno ad "assumere urgenti iniziative nei confronti di governo e Fs per scongiurare lo smantellamento degli scali merci su ferro" e di "riaffermare l'importanza di realizzare la rete logistica toscana per i trasporti delle merci con collegamenti fra i porti di Livorno, Carrara e Piombino e gli interporti di Prato e Guasticce, che rischia di determinare gravissime ripercussioni sul mercato del lavoro e sull'economia regionale e nazionale". Massima attenzione anche per i lavoratori della società Trenitalia Cargo perché non debbano pagare le conseguenze "di scelte illogiche e contraddittorie". All'Esecutivo viene inoltre rivolto l'invito a verificare l'attuazione di quanto previsto dal Protocollo d'intesa su aree di proprietà del Gruppo FS, "subordinandone l'attuazione all'adozione di scelte rispondenti" all'interesse pubblico dei cittadini e dei lavoratori della Toscana.

martedì 20 luglio 2010

Il processo partecipativo non è la semplice informazione alla cittadinanza. Nuove frontiere per una buona amministrazione

http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=5890&mod=greentoscana

Dal processo partecipativo sul water front di Carrara una lezione di democrazia

Mariapaola Antoniolo

CARRARA. Si è concluso giovedì il processo partecipativo finanziato dalla Regione Toscana sul futuro del fronte mare (water front).
Nel ringraziare gli 80 cittadini che hanno a lungo discusso con passione e grande impegno su questo tema, giungendo a conclusioni che riteniamo totalmente condivisibili (no al muro, no all'ampliamento del porto, no al restringimento della carreggiata di viale Da Verrazzano, sì alla riqualificazione di viali e pinete e dell'area ex simposio, ultimo affaccio libero sul mare per cittadini e turisti), vorremmo sviluppare due considerazioni di carattere più generale.

Una riguarda l'importanza del processo partecipativo come nuova forma avanzata di democrazia. Il progetto partecipativo proposto da Amare Marina e finanziato dall'Autorità per la partecipazione della Regione Toscana è una cosa seria, che si basa su una Legge regionale e non su qualcosa di opinabile di cui si può tener conto o meno, a propria discrezione (anche se il non rispetto delle leggi è un esercizio alquanto praticato).

Gli 80 cittadini che si sono incontrati in questi mesi sono stati scelti con un sorteggio casuale e statisticamente stratificato e sono quindi altamente rappresentativi dell'opinione della cittadinanza: erano diversi per età e formazione culturale, per professione e inevitabilmente anche per opinione politica. Non hanno fatto chiacchiere ma si sono documentati sui progetti, hanno incontrato tutte le parti in causa (Amministrazione comunale, Autorità portuale, proponenti), si sono confrontati in gruppi di lavoro, supportati da esperti per la metodologia di lavoro, e sono giunti a conclusioni condivise, anche se sicuramente diverse da quelle che l'Amministrazione intende realizzare in quell'area.

Disconoscere l'importanza di un processo come questo significa essere rimasti ancorati a un vecchio modo di pensare che, come è avvenuto di recente per l'adozione della variante al Piano strutturale, considera partecipazione la semplice informazione data alla cittadinanza a cose già definite, cioè dopo che il processo decisionale si è svolto e concluso nel chiuso della giunta comunale o, peggio, delle segreterie di partito o nelle segrete stanze dei gruppi di potere. Non c'è dunque da stupirsi, poi, se il cittadino, anziché inchinarsi alle decisioni calate dall'alto, si organizza in associazioni o comitati per contrastarle.

Questa idea vecchia di partecipazione, che di fatto partecipazione non è, si sposa -ed è questa la seconda considerazione che vogliamo sviluppare- con un singolare concetto di democrazia che il nostro sindaco, ad esempio, esprime in ogni occasione in cui le sue decisioni non trovano concorde l'interlocutore: «non siamo stati catapultati dall'alto, governiamo perché la gente ci ha votato: se non approverà le nostre scelte, ci manderà a casa alle prossime elezioni».

Questa idea, per cui un cittadino vota un sindaco (o un presidente del consiglio) e gli dà una delega in bianco su tutto ciò che riguarda l'attività di governo del territorio o dell'economia, è un'idea paternalistica della politica e della democrazia. Non è detto, infatti, che io, cittadino che ti ho votato, concordi con te e il tuo programma su ogni singola scelta.

Il processo partecipativo sul Water front, appena concluso, in questo senso è proprio un caso esemplare. Zubbani pensava che i cittadini, avendolo votato, condividessero in toto la sua idea di sviluppo per il porto commerciale e turistico e di sistemazione del water front. Ha invece scoperto che non è affatto così e che l'idea dei cittadini sul porto e sul destino di viale Da Verrazzano è molto più simile a quella dei tanto vituperati ambientalisti che a quella dell'Autorità portuale e dell'amministrazione.

Ora il sindaco ha l'occasione, come gli hanno suggerito con parole chiare e semplici i professori Lewansky (Autorità per la partecipazione della Regione Toscana) e Morisi (garante della Comunicazione della Regione stessa), di ascoltare davvero l'opinione dei cittadini e di tradurre in realtà le loro proposte, facendosene portavoce, da una posizione di maggior forza, anche nei confronti dell'Autorità portuale.

La lezione di fondo che la nostra classe politica deve necessariamente trarre da questa vicenda è che quando sono in ballo scelte importanti che incidono in maniera irreversibile sul futuro del territorio e sulla vita dei cittadini, è fondamentale intraprendere processi partecipativi reali, strutturati secondo regole scientifiche e garantiti dalla presenza di esperti, terzi rispetto alle parti in causa, come è avvenuto in questa circostanza. In questo modo, oltre ad ascoltare le reali esigenze della città, si arriva a scelte condivise, limitando fortemente la conflittualità sociale che decisioni imposte dall'alto inevitabilmente generano.

* presidente del circolo Legambiente Carrara