domenica 30 maggio 2010

sul nuovo Piano Strutturale di Firenze, CHE FARE?

A Firenze si parla di Piano Strutturale e ci sono due modi per affrontare la questione: il primo è quello classico portato avanti dal comitato nopianostrutturale e l'altro è decidere se partecipare al percorso avviato dal comune con varie (piatta)forme: facebook, forum, incontri.

E' uno di quei nodi che gli ecologisti sono chiamati per vocazione a sciogliere: partecipare od opporsi? cambiare stando dentro le istituzioni o costituirsi in comitati "permanenti" raccogliendo malcontento diffuso?
A Firenze la questione viene affrontata -per ora- in tutti e due i modi. Ad opporsi l'altracittà coraggioso giornale di periferia che raccoglie intorno a sè esperienze sociali di frontiera e quindi più sensibili alla qualità dell'abitare, a fianco c'è la lista perunaltracitta della prof.ssa Ornella De Zordo, una lista che raccoglie simpatie tra ex-girotondini, associazioni di base, comitati vari; infine troviamo un noalpianostrutturale che ci sembra provenire dall'area antagonista e che non vanta attività in modo continuativo.

I Verdi, che nel caso fiorentino siedono in Comune grazie ad una capace competizione elettorale con la lista Valdo Spini si adoperano con approfondimenti e cercando di coinvolgere tutta la cittadinanza aldilà degli schieramenti.

A Firenze il discorso sul Nuovo Piano Strutturale è molto sentito viste anche le ultime vicende che hanno coinvolto alcuni esponenti in situazioni poco chiare di illeciti e intercettazioni su affari poco trasparenti. E se consideriamo che non sono state recuperate o almeno elaborate dalla cittadinanza le divisioni e i sacrifici riguardo i lavori per la tranvia, la discussione si appresta ad appensatirsi portando alla scontata contrapposizione immobile trai No e i Sì.

Il dilemma, i limiti e i punti interrogativi qui evidenziati impongono una svolta nei metodi e negli strumenti partecipativi. Non è sufficiente (ma è comunque positivo) aprire ad un dialogo web o fatto d'incontri e "verniciarlo" come partecipativo.

Per gli ecologisti e i Verdi in particolare sarebbe la buona occasione per proporre quello che avviene in altre parti e città europee e no: modelli di partecipazioni verticali e fatti di buon senso. Si pensi all'Open Space Building o ai processi di Consensus Building, ascolto attivo. E quindi per proporsi come modello politico di convivenza possibile offrendo la capacità di sostenere e risolvere tensioni sociali e cittadine.

Uscendo quindi dalla dicotomia del semplice NO e dell'ancora più semplice SI. Occorrerebbe provarci mettendo in campo professionalità e disponibilità. Qualcuno vuole raccogliere l'appello?

Chi scrive si propone ad avviare una discussione per cercare di dare vita a questa occasione che potrebbe funzionare un domani in altre situazioni (è sufficiente lasciare un commento per essere contattati).

Ulteriori approfondimenti:
QUI per capire e rimandare a professionisti sul Consensus Builiding;
QUI la pagina "partecipativa" del comume di Firenze;
QUI la pagina istituzionale del Comune di Firenze dedicata al Piano;
QUI è possibile scaricare il materiale sul Piano Strutturale;

la Colombia è VERDE grazie a Manckus

dal sito [GRUPPO DELLE 5 TERRE] sul 1° turno delle elezioni presidenziali in Colombia che potrebbero vedere il clamoroso esito di un presidente VERDE alla guida del paese. Il protagonista è l'ex-sindaco di Bogotà: Antanas Mockus. QUI per chi volesse approfondire con ulteriori link sull'argomento.

30 MAGGIO: IN COLOMBIA PUO' VINCERE MOCKUS

Parità al 38% secondo le previsioni e al quasi certo ballottaggio tra il Verde Antanas Mockus e la destra radicale di Juan Manuel Santos, successore e complice di Álvaro Uribe, vincerebbe il primo. Vi sono altri quattro candidati ma l’attesa è tutta per il politico non tradizionale, Mockus, ex rettore dell’Università di Bogotà ed ex sindaco della capitale che rappresenta il Partito Verde e che potrebbe cambiare i paradigmi politici di un paese in guerra da 62 anni.

Con 100.000 desaparecidos, migliaia di “ falsi positivi” ( persone inermi assassinate e fatte passare per guerriglieri per incassare il premio messo dal governo ), 3 milioni di rifugiati interni, 6 milioni di ettari di terra sottratti con la forza ai piccoli coltivatori per consegnarli all’agroindustria esportatrice, 70 parlamentari processati o in carcere per corruzione, i gruppi paramilitari e la vecchia estrema sinistra guerrigliera delle FARC che si finanzia anche con narcotraffico e sequestri ( il più noto quello della verde Ingrid Betancourt rapita nel 2002 mentre svolgeva per i verdi la campagna elettorale e segregata per sei anni). Al centro 63% di poveri che ancora vivono in Colombia.

L’ultimo dibattito a CityTv ha sanzionato che i candidati alla presidenza sono solamente due: Mockus e Santos. Gustavo Petro, il candidato della sinistra è dato al 7%, il liberale Rafael Pardo al 4%. Mockus, che si dichiara “ne di destra ne di sinistra”,accusato di essere un estremista di sinistra dalla destra e guardato male dalla sinistra ortodossa, è il sindaco due volte eletto di Bogota ed il Partito Verde ( ex Partito verde-oxigeno) ha incassato decine di migliaia di persone ad ascoltare Mockus a Bogotà nell’ultimo comizio. Sono arrivati in bicicletta da tutto il paese, in maglietta verde con il girasole dei verdi e le bandiere.

Mockus fa leva sul cambiamento necessario nelle persone, nei rapporti interpersonali, nel costruire qualcosa di positivo sul lato buono delle persone. E’stato famoso per alcune iniziative clownesche come mostrare il fondoschiena ai suoi studenti che lo contestavano, fare la doccia in pubblico come sindaco mostrando il proprio sedere per indicare come risparmiare acqua ( il cui consumo si è ridotto nella capitale del 40% rapidamente). Ha mandato 500 mimi ai semafori per incentivare il rispetto del codice stradale. Ha istituito ronde notturne di poliziotte donne e disarmate per combattere, con la nonvilenza, la criminalità notturna riducendo gli omicidi del 70%. Ha sostenuto che si può fare politica a favore anche dei più poveri con umorismo, allegria, creatività conquistando l’attenzione e l’appoggio di milioni di persone. Ha usato e diffuso internet anche nelle aree più povere garantendosi la possibilità di comunicare con chi non ha i soldi per comprare giornali o vedere la Tv.

Il suo sito, fra i 20 più frequentati nel mondo, ha raggiunto 470.000 adesioni puntando sulla lotta contro la casta politica e la corruzione orientandosi sull’educazione, la partecipazione popolare e il dialogo come strumento di soluzione dei conflitti.

Dal 50% di elettori del passato, tra i più bassi del continente, alcuni sondaggi collocherebbero tra il 60 e il 70% il numero degli aventi diritto che si recherà a votare il 30 maggio, quasi tutti richiamati dalla novità Mockus e dal fatto che si presenti come un candidato di rottura rispetto alle élite corrotte tradizionali. Milioni di colombiani che aspirano ad un paese diverso dove la fiducia e la legalità abbiano spazio sembrano orientati a sostenerlo.

Inoltre Mockus ha parlato della necessità di stabilire delle buone relazioni con l’Ecuador di Rafael Correa, col Brasile di Lula, col Venezuela di Hugo Chávez, paesi con i quali l’uribismo ha fomentato continui conflitti. Nell’ultimo comizio a Bogotà Mockus ha affermato che vuole essere amico di Lula e Chávez ma anche di Obama. Ha affermato che la presenza militare statunitense continuerà ma che si costruiranno buone relazioni con Ecuador, Brasile e Venezuela iniziando dal ristabilire le relazioni con il Venezuela rotte dal primo marzo 2008 con l’aggressione in pieno territorio ecuadoriano da parte dell’esercito di Uribe ( il cui ministro della difesa era proprio Santos) per assassinare alcuni guerriglieri tra i quali Raúl Reyes e vari studenti messicani.

Il cappellaio matto, el Loco (cioè il pazzo) che punta tutto sull’onestà e sulla legalità, troppo poco di sinistra per la sinistra, estremista di sinistra per i conservatori, temutissimo da Uribe e dai suoi, potrebbe far uscire il paese da 62 anni di guerra e da otto anni di uribismo, insegnando con l’esempio che l’ecologismo insieme alla capacità di innovare e superare la politica tradizionale è la possibilità nuova in aree le più diverse del pianeta anche al di fuori dall’area europea ed occidentale.

Se la campagna elettorale è stata praticamente un crescendo di consensi alla fine conterà molto la Colombia profonda, quella dei brogli e dei voti rubati dove gli elettori sono spinti ai seggi in punta di baionetta da parte dei paramilitari. L’unica possibilità di Santos, sembra, di ribaltare il risultato.

(Massimo Marino)

mercoledì 26 maggio 2010

Toscana: idee in movimento














Segnaliamo due iniziative che si svolgeranno nei prossimi giorni in Toscana.

La prima si svolgerà a Piombino, si tratta del Festival dell'Economia Ecologica che si terrà dal 2 al 6 giugno. Tra le varie iniziative ci piace evidenziare le lectio magistralis che il 3 giugno terranno in orari diversi Joan Martinez Alier (professore Università Autonoma di Barcellona) e J. Paul Fitoussi (Professore all'Istituto di Studi politici di Parigi). Nei giorni successivi ci saranno altri interessanti dibattiti, compreso quello con il nuclearista Chicco Testa che si confronterà con i suoi critici. Maggiori informazioni: QUI.

Di ben altra portata è la mostra-convegno che si aprirà questa settimana (venerdì 28 maggio). Giunta alla sua 7° edizione, Terra Futura è un'occasione per conoscere aziende, associazioni, gruppi; per partecipare a dibattiti, approfondimenti, workshop, seminari, incontri, laboratori e occasioni per divertirsi. Dal 28 al 30 maggio si parlerà di "Comunità sostenibili e responsabili". Il calendario è fitto di appuntamenti e conviene consultare il sito e scaricare il programma. QUI.

A margine: Terra Futura vede ogni anno partecipare a vario modo migliaia di persone, il che testimonia (semmai ce ne fosse bisogno) che una seria rappresentanza e azione politica è necessaria e ineludibile. E con il Festival di Piombino, insieme a tutte le pratiche e le iniziative che costantemente si svolgono sul territorio ci si può accorgere dell'urgenza di raccogliere le forze per dare vita ad un soggetto politico come si propone la costituente ecologista visto che l'Ambiente e l'Ecologia negli altri partiti e movimenti rischia di essere la veerniciatura o la bandiera.


a Firenze i giardinieri liberano e sistemano aiuole abbandonate

Il giardinaggio libero d'assalto è una di quelle pratiche che nel solco di altre iniziative simili tipo Critical Mass cercano di riprendersi spazi, in modi nuovi e assolutamente propositivi: si fa qualcosa dove si ritiene che nessuno interverrà a migliorare la nostra vita di tutti i giorni. Le biciclette invadono le strade regolarmente invase dalle auto e i giardinieri militanti muniti di palette, guanti, vasi e fiori provvedono a risistemare tristi aiuole abbandonate che rattristano le vedute di noi che ci troviamo a passare da quelle parti. Così il Guerrilla Gardening si propone questa risistemazione, in modo assolutamente pacifico e concreto. Quindi anche a Firenze. Un piccolo gruppetto di volenterosi giardinieri ha deciso che era ora di rimettere a posto alcune aiuole nella zona del Ponte Rosso.

Con il semplice tam tam web e con un volantinaggio povero, ma efficace si sono ritrovate quasi 60 persone a fare quello che troppo spesso le amministrazioni considerano meno che secondario. Tra questi, molti sono cittadini che abitano in zona. Il che conferma come il coinvolgimento su questioni quotidiane attivi anche persone che magari non avrebbero partecipato ad altre manifestazioni di altro tipo.

Sembra che l'iniziativa si ripeterà in altre zone della città.

il Distretto di Economia Solidale a Pisa e non solo

A Pisa un patto tra organizzazioni, gruppi di acquisto, produttori e -last but not least- cittadini (consumatori) che mira a rendere sostenibile produzione e consumo. L'idea, preparata dopo lunghi anni di lavoro, è quella di un vero e roprio Distretto di Economia Solidale. Una rete che attraverso il vecchio, ma sempre attuale, strumento del mutuo aiuto propone una serie di servizi e prodotti ad alto contenuto sociale ed etico. Quindi anche in Toscana ha preso vita da poche settimane uno dei pochi distretti eco-equo (DeS) che vede protagoniste che da anni operano -ciascuno per suo conto- con finalità simili: Banca Etica, installatori di energie rinnovabili, cooperative sociali, soggetti che si occupano di bioedilizia, Gruppi di Acquisto. Un modo peer valorizzare una economia che guarda sempre più alle produzioni locali e quindi alla filiera corta, alle energie rinnovabili, alle coltivazioni biologiche.

Il tutto nato nel 2004 per iniziativa di un G.A.S. dove si è deciso di avviare questo percorso, come succede nelle relazioni di rete e per affinità qualcosa di simile sta nascendo anche a Lucca dove un gruppo di persone sta ragionando sulle stesse necessità. Anche ad Arezzo è presente un DeS che conta qualche anno di attività (s'iniziò nel 2006) e che tra l'altro ha ricevuto il premio Toscana Efficiente nella manifestazione Terra Futura

Per approfondire:
le notizie riguardo il DeS di Pisa: QUI.
le notizie che riguardano il DeS autoformativo di Lucca: QUI.
le notizie che riguardano il DeS di Arezzo: QUI.

Per conoscere finalità, obiettivi, modalità di un Distretto di Economia Solidale: QUI.

Capannori ovvero la Toscana Verde e Felice

A Capannori, piccola cittadina in provincia di Lucca sono state avviate una serie di pratiche virtuose che migliorano la vita di chi vi abita a dimostrazione che le idee concrete -utopiche, ma pratiche- dell'ecologismo possono essere realizzate avvantaggiando persone e territorio. Marinella Correggia ne da conto su il manifesto del 18 marzo nell'articolo che segue:

Capannori, la Toscana felice, (lontana da consumismo e liberismo)


«Per compiere la rivoluzione socialista non basteranno forse le buone pratiche. E tuttavia la sinistra ha un futuro solo se riesce a rendere i cittadini, i lavoratori, i giovani consapevoli del momento epocale che attraversiamo, della necessità di un profondo cambiamento culturale, di un allontanamento dal consumismo e dai modelli produttivi attuali»: con questo principio guida Eugenio Baronti, attualmente assessore alla regione Toscana, anni fa da assessore all’ambiente per il Prc avviò il cambiamento a Capannori, 45mila abitanti sparsi su ben 140 chilometri quadrati. Tutto inizia per caso, nel 2004. La coalizione di centrosinistra vince per la prima volta le elezioni comunali grazie alle vicende giudiziarie che coinvolgono l’altrimenti favorito candidato di centrodestra. In Toscana? Già: Capannori è in provincia di Lucca, area tradizionalmente di centrodestra. Nel 2009, dopo cinque anni di cambiamento e buone pratiche, il centrosinistra (con un apparentamento fra Pd e “Sinistra per Capannori”) ha rivinto. Con qualche punto in più.

Riciclare il più possibile…
Da dove cominciarono, sei anni fa? «Il punto d’attacco furono i rifiuti, spia di uno spreco insostenibile di materie prime ed energia» ricorda Alessio Ciacci, l’attuale assessore all’Ambiente. «Primi in Toscana, cominciammo a far sparire i cassonetti dalle strade e a sostituirli con la raccolta differenziata spinta porta a porta. Partendo da Guamo, frazioncina di seicento abitanti». Subito un successo: il 75% dei rifiuti raccolti avviato al riciclaggio (percentuale precedente: 37%). L’anno dopo la domiciliare si allarga a 10mila abitanti. Il Comune organizza incontri con la popolazione, assemblee nei bar e nelle parrocchie, campagne nelle scuole, incontri casa per casa, collaborazioni con le associazioni. Per risolvere i dubbi degli scettici una gita in bus ad alcuni impianti di riciclaggio e di compostaggio. E d’altro canto un controllo attento sulla qualità del conferimento: perché sia tutto ben separato.
Nel marzo 2008 le 18 frazioni servite dal porta a porta (mancano solo duemila abitanti) sono arrivate all’82% di raccolta differenziata. Così Capannori, membro dell’associazione Comuni virtuosi e primo comune d’Italia ad aver aderito ufficialmente alla “Strategia rifiuti zero entro il 2020″, ha superato in anticipo il target che si era prefisso: il 75% di raccolta differenziata entro il 2011. L’azienda pubblica Ascit che si occupa del servizio ha fatto molte nuove assunzioni: in tutto quaranta. Nell’area, perfino comuni di diverso segno politico hanno felicemente copiato.
La raccolta domiciliare è l’unica vera raccolta differenziata, in grado di avviare al riciclaggio materie ben separate. Quella stradale è sporchissima, inutilizzabile; basta guardare dentro un cassonetto blu o bianco per rendersene conto. Non tutto è riciclabile e così anche a Capannori si ritira il grigio sacchetto dell’indifferenziabile, che riguarda: pannolini, piatti e bicchieri di plastica, cassette audio e video, cd e dvd, barattoli per vernici, evidenziatori, scarpe vecchie, lamette barba, lettiere di animali domestici, fotografie, tubetti per dentifrici, sacchetti per caffé. Eccetera.

…ma è ancor meglio prevenire
Il principio guida per l’assessore all’ambiente di Capannoni è che il rifiuto va prevenuto, e così si favoriscono anche circuiti economici più virtuosi: «Del resto solo la vendita di carta ci conviene economicamente; ma ad esempio le bottigliette di plastica dell’acqua e altri rifiuti sono comunque una spesa per il Comune. Meglio non farli!» (a proposito di carta, in Comune si usa quella riciclata, per via degli Acquisti pubblici verdi – Gpp – che sarebbero un obbligo di legge, disatteso però dalla gran parte degli enti locali e pubblici). Numerose le azioni comunali per la riduzione a monte dei rifiuti e dunque dello spreco energetico e di materia. Acqua di rubinetto e stoviglie di ceramica nelle mense scolastiche e comunali: l’usa e getta bandito nella stessa gara d’appalto. Promozione della rete dei detersivi alla spina, con oltre 15 negozi aderenti solo a Capannori (chi eccelle è Effe corta, negozio cooperativo dove tutto, alimentari, igiene ecc., si vende sfuso, ed è di provenienza locale). Il Comune ha aderito alla campagna nazionale “Porta la sporta” contro gli shopper di plastica. Poi sostiene con una sovvenzione del 50% le famiglie che acquistano il kit di pannolini lavabili (facilmente lavabili, e molto più economici degli altri). Un regolamento comunale impegna gli organizzatori di feste e sagre a usare stoviglie lavabili o al massimo compostabili e differenziare tutti gli scarti prodotti. I mercatini di baratto e riuso le “soffitte in piazza” sono ormai prassi costante. Nuove idee sono in cantiere per vivacizzare l’isola ecologica adibita al ritiro degli ingombranti, che in futuro potranno essere oggetto di scambio.
Anche il clima ringrazia, perché l’abbattimento di oltre 10.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati e il riciclaggio di carta, vetro, plastica ha portato a un risparmio di emissioni di 1.000 tonnellate in termini di gas serra.
Alt. C’è chi dice che la raccolta porta a porta costa troppo…Risponde l’assessore: «È il contrario. Il risparmio economico sul non smaltimento in discarica è stato attorno a 2,5 milioni di euro annui che abbiamo investito in: nuova occupazione, mezzi più piccoli pratici ed ecologici, bidoncini, sacchetti e materiale informativo per le famiglie, percorso partecipativo e di sensibilizzazione della cittadinanza». Tanto che dall’anno prossimo cambieranno la tariffa sui rifiuti: in base solo alle dimensioni del sacchetto indifferenziato grigio che ognuno produrrà.
Altro dubbio: che facciamo della pur piccola frazione irriducibile («intrattabile») se non vogliamo né inceneritori né discariche? Ciacci: «Per legge siamo obbligati a conferire a impianti provinciali e interprovinciali che poi portano in discarica l’80% del ricevuto. Ma nella filosofia rifiuti zero l’ideale sarebbe trattare il residuo in impianti di trattamento meccanico biologico – ce ne sono in Italia- capaci di inertizzare il residuo facendone materiali per l’edilizia».

Energia futura
Sul lato idrico il Comune segue due canali: la valorizzazione dell’acqua di rubinetto e la tutela dell’acqua pubblica. Si partì dalla mensa scolastica; sollevazione dei genitori, assemblee, ma l’assessore portò tecnici e analisi a favore dell’acqua del rubinetto. La liberazione idrica ha anche l’immagine delle fontane pubbliche, una quindicina di sorgenti, la “via dell’acqua”, riabilitate negli anni scorsi. A quella di Gragnano va ad approvvigionarsi Pietro, da decenni lettore del manifesto («e lo diffondevo anche»). Ma come, l’acqua del rubinetto non è buona? «Sì che lo è, ma a queste fonti siamo abituati». Piccolo mistero: la testa bronzea che sormonta il beccuccio pare egizia. Spiegano che le fontane della via dell’acqua recano questo omaggio a un architetto dell’acqua vissuto nel periodo napoleonico, quando anche in Toscana si riscopriva la cultura delle piramidi.
Non ha nulla di antico invece l’edificio comunale, colabrodo energetico anni 60. E però all’ingresso un pannello luminoso aggiorna i passanti sulla CO2 risparmiata da quando l’impianto da 20 kW è lassù sul brutto tetto, installato nel 2008 dall’azienda pubblica di Lucca che fa il controllo delle caldaie: «Mancate emissioni 33.456 kg di CO2, elettricità prodotta 47.795 kWh». L’amministrazione ha deciso di dedicare i secondi cinque anni al risparmio energetico e alle rinnovabili. I Led per l’illuminazione stradale, la solarizzazione di tutti gli edifici pubblici e dei tettucci dei parcheggi, la promozione di un Gas solare (un gruppo d’acquisto che consenta ai cittadini di acquistare pannelli a costi ridotti), la costruzione di una casa popolare di legno a bassi consumi, un percorso (Ecoaction) iniziato con 150 famiglie volontarie che guidate da esperti hanno compiuto ecointerventi domestici, strutturali o comportamentali.
Capannori, un altro mondo? Non per tutto. I trasporti sono un punto dolente, tutti in macchina fra una frazione e l’altra, un comune e l’altro, all’italiana. Stanno però pensando a una flotta di auto elettriche condivise (car sharing) che si ricarichino ai pannelli fotovoltaici dei parcheggi. E anche il lavoro, come dappertutto, è un problema. Di fronte al quale le poche soluzioni sono offerte dai circuiti economici locali, produzione in zona per il consumo dei cittadini. Anche la strategia rifiuti zero crea lavoro, nella raccolta e nel recupero.
Non c’è il rischio che amministratori così bravi e fantasiosi rendano superflua la partecipazione? No, spiega Ciacci: «La partecipazione è il cardine, per noi. Bisogna lavorare su tutti i fronti, aggregando e coinvolgendo, senza rinchiudersi né in circoli chiusi come è successo ad alcuni movimenti, né nelle stanze del potere come invece è successo a parte della politica». Le scelte ecologiche, un modo per ricostruire la comunità, «persa nei centri commerciali, nell’individualismo, nella società dell’immagine e dell’usa e getta».



lunedì 24 maggio 2010

APPELLO PER UN MOVIMENTO POLITICO ECOLOGISTA

di Redazione Cittadini Ecologisti

Ci rivolgiamo a quanti vorranno partecipare alla costruzione di un movimento politico ecologista, che persegua l’obiettivo di una società democratica, partecipata, equa, solidale e sostenibile, entro una visione d’insieme tra individuo, comunità, cultura, natura (anche intesa come soggetto di diritto).
Siamo fermamente persuasi che un vero movimento di trasformazione sociale possa nascere solo dal basso e debba dotarsi di una struttura organizzativa puramente orizzontale, sia in senso territoriale sia nel senso della possibilità costante, per ogni aderente, di partecipare alle discussioni e alle decisioni collettive, secondo criteri di parità e in assenza di gerarchie.

Il movimento dovrà perciò:
- proporsi come aggregazione paritaria di un numero sempre più ampio di istanze ecologiste;
- basare la propria etica sui principi dell’ecologia della politica: politica della partecipazione e di servizio (non di professione);
- essere aperto costantemente, e in modo realmente vitale, alle sollecitazioni, proposte, contributi delle diverse realtà locali e dalle diverse sensibilità;
- impegnarsi a sostenere fattivamente e solidalmente le battaglie e le rivendicazioni condotte a livello locale e sovralocale, ogni qualvolta siano state riconosciute coerenti con i principi e gli obiettivi del movimento.
Riteniamo altresì che gli obiettivi potranno essere perseguiti con efficacia e coerenza solo da un movimento disposto ad agire su una pluralità di versanti, oltre che misurarsi con i problemi specifici della transizione dalla presente società a quella futura.
In questo senso, e a titolo di piattaforma provvisoria per un vero confronto collettivo, indichiamo nei punti che seguono gli obiettivi particolari che il movimento dovrà perseguire:

1. CONVERSIONE SOCIALE ED ECOLOGICA DELL’ECONOMIA
a) Contro la precarietà: costituzione di un fondo di solidarietà volto a integrare i bassi redditi, ammortizzare le discontinuità occupazionali, sostenere le famiglie con figli minori e/o anziani a carico (senza distinzione fra famiglie giuridicamente riconosciute e famiglie di fatto);
b) Per un principio di non regressione sociale e verso un reddito di cittadinanza: riduzione progressiva e generalizzata dell’orario di lavoro a parità di compenso, come condizione per rendere effettivo per tutti il diritto al lavoro e alla sicurezza economica: lavorare meno, lavorare tutti, lavorare per tutti;
c) Per un lavoro utile alla collettività:
- investimenti per l’occupazione nei settori delle energie rinnovabili, della tutela ambientale e paesaggistica, dell’educazione, dei servizi di assistenza e di cura, delle attività ricreative, sportive e turistiche ecologicamente virtuose, della cultura ‘per tutti’, della produzione ecologicamente sostenibile e del commercio equo e solidale;
- promozione della cultura come opportunità, valorizzazione dei talenti, libera circolazione di idee e artisti;
d) Per la decrescita:
- pianificazione a lungo termine del passaggio dall’attuale economia della sovrapproduzione obbligatoria a un’economia della redistribuzione, della solidarietà, della lotta alla povertà e all’esclusione, delle relazioni umane non gerarchiche e nonviolente;
- promozione di forme di decrescita sostenibile intese come pratiche già attuabili di ‘obiezione alla crescita’ (gruppi di acquisto solidale, autoproduzione di energia e di beni di consumo, baratto, mercati dell’usato, banche del tempo, ecc.).
e) Per la redistribuzione delle risorse: costruzione di un nuovo sistema di progressività fiscale idoneo a sostenere finanziariamente la conversione sociale ed ecologica dell’economia.

2. DIFESA DEI BENI COMUNI E DEI SERVIZI PUBBLICI
a) Per i servizi pubblici: difesa ed estensione dell’offerta pubblica di servizi a prezzi non di mercato;
b) Per la demercificazione:
- difesa del principio secondo cui i beni comuni non sono merci e non possono essere privatizzati né quanto alla proprietà né quanto alla gestione;
- Sottrazione al mercato e ripristino della gestione totalmente pubblica di tutte le attività attinenti ai seguenti ambiti: accoglienza della prima infanzia, educazione, istruzione, salute individuale e collettiva, distribuzione domestica di acqua, gas ed elettricità, servizi postali, telefonici e di comunicazione in genere, infrastrutture stradali, autostradali e ferroviarie, trasporti collettivi.

3. PRODUZIONE PULITA, SICURA, SOSTENIBILE E LIMITATA DI ENERGIA
a) Incentivi (fiscali, ecc.):
- al risparmio energetico;
- all’autoproduzione energetica con metodo fotovoltaico e minieolico, sia in ambito domestico sia in ambito pubblico e produttivo;
- alla ‘messa in rete’ delle eccedenze di energia autoprodotta;
b) Dismissione e divieto di costruzione di qualunque impianto per la produzione di energia da fonti non rinnovabili e/o con processi inquinanti (nucleare, petrolio, gas, inceneritori e false biomasse, rigassificatori, ecc.).

4. TUTELA DELLA SALUTE E PROMOZIONE DI NUOVI STILI DI VITA
a) Stop all’incenerimento dei rifiuti: realizzazione di una politica di “rifiuti zero” entro il 2020;
b) Intensificazione e pubblicizzazione dei monitoraggi dell’inquinamento di aria, acqua e suolo;
c) Inasprimento delle pene per i reati ambientali e introduzione di nuove imposte ecologiche a carico delle imprese inquinanti, improntate a criteri di progressività in base ai livelli di dannosità per l’ambiente e per la salute;
d) Riduzione del traffico a motore privato:
- potenziamento e allargamento dei servizi pubblici urbani (metropolitana di superficie, autobus ecologici);
- incentivi al trasporto collettivo autorganizzato (car sharing, car pooling);
- ampliamento delle piste ciclabili e introduzione di sistemi di noleggio pubblico di biciclette;
- costruzione di parcheggi in silos all’ingresso dei centri storici;
- incentivi alla filiera corta, al trasporto su rotaia e al piccolo cabotaggio per ridurre il trasporto su gomma;
e) Prevenzione delle malattie legate agli stili di vita e all’attuale modello di sviluppo;
f) Inserimento dell’educazione alla salute nei programmi della scuola materna e di tutti i livelli e indirizzi della scuola dell’obbligo.

5. ECONOMIA SOLIDALE E DELLA PROSSIMITA’: FILIERE CORTE, AGRICOLTURA BIOLOGICA, COMMERCIO EQUO
a) Incentivi e premi (fiscali, ecc.):
- per le produzioni a filiera corta e i Gruppi di Acquisto Solidale;
- per i produttori di agricoltura biologica;
- per le piccole imprese di eccellenza nel rispetto, nella promozione e nella tutela dei diritti dei lavoratori;
b) Assegnazione di spazi pubblici per fiere e mercati settimanali/periodici di prodotti da agricoltura biologica, commercio dell’usato, ecc.;
c) Inserimento dell’educazione al consumo critico e consapevole nei programmi della scuola materna e di tutti i livelli e indirizzi della scuola dell’obbligo;
d) Messa al bando degli organismi geneticamente modificati (OGM)

6. PIANIFICAZIONE ECOLOGICA DEL TERRITORIO
a) Tutela attiva e valorizzazione del patrimonio ambientale e della biodiversità; rispetto di tutte le forme di vita animale e vegetale;
b) Valorizzazione del turismo attraverso la riscoperta delle potenzialità dei territori: tutela del paesaggio, dei parchi, delle aree protette e dei luoghi storici per mezzo di iniziative culturali ed artistiche;
c) Moratoria edilizia vincolata a stime aggiornate dei fabbisogni abitativi popolari. Stop alla costruzione di nuovi centri commerciali

7. AUTOGESTIONE E DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA
a) Promozione di una diversa e più avanzata forma di democrazia mediante un nuovo sistema di relazioni tra governo locale, territorio e società;
b) Sostegno alla Cultura della Partecipazione: percorsi e istituti partecipativi (es. bilancio partecipativo) a cominciare dagli organi di decentramento comunale;
c) Quartieri solidali, animati e partecipati a misura umana con la pratica quotidiana della democrazia “affettiva” e della prossimità (es. spazi comuni per servizi condivisi);
d) Riqualificazione di strade e piazze come luoghi di aggregazione, socializzazione e cultura.

8. DIFESA E APPLICAZIONE DEL PRINCIPIO COSTITUZIONALE DI UGUAGLIANZA
a) Per l’uguaglianza di diritti civili e politici:
- lotta, dovunque e in particolare nella scuola, nelle strutture sanitarie, nei luoghi di lavoro, per la piena parità di trattamento e contro tutte le forme di discriminazione, esclusione, persecuzione in base al genere, alla nazionalità, alla religione, alle opinioni politiche, alle tendenze sessuali;
- politiche attive di accoglienza e interazione con i migranti e i richiedenti asilo;
- tutela dei diritti fondamentali dei singoli e delle famiglie (in particolare per gli stranieri: politiche attive per la realizzazione del diritto al ricongiungimento familiare);
- abolizione del respingimento, della reclusione, dell’espulsione dei migranti non regolari;
- nuova legge sulla cittadinanza, che attribuisca agli stranieri (senza distinzione fra comunitari e non comunitari) il diritto di acquisire la cittadinanza italiana dopo un numero limitato di rinnovi annuali del permesso di soggiorno;
- politiche attive di lotta alla criminalità e all’illegalità e di difesa dei diritti di libertà e di sicurezza nei luoghi di lavoro: aumento degli ispettori del lavoro e intensificazione dei controlli; introduzione di garanzie contro le ritorsioni a seguito della denuncia di violazioni, promozione della presenza e del pluralismo sindacale nelle imprese private di qualunque dimensione e in tutti i settori del pubblico impiego.
b) Per l’uguaglianza sostanziale (redistribuzione, pari opportunità, equità sociale, diritto alla salute, istruzione pubblica e cultura):
- progressività delle imposte per la redistribuzione dei redditi; verso un tetto massimo.
- graduale sostituzione del ricorso al debito pubblico con il prelievo fiscale sui redditi da capitale e d’impresa;
- attuazione per tutte e tutti del diritto all’abitazione idonea, dignitosa e sicura;
- difesa della sanità e della scuola pubblica;
- politiche di finanziamento della lotta contro l’abbandono scolastico.

Si raccolgono osservazioni, integrazioni, suggerimenti e adesioni.

Redazione Cittadini Ecologisti

mercoledì 19 maggio 2010

Per i boschi 44 milioni in tre anni dalla Regione

Per tenere in ordine la montagna e i suoi boschi, per ridurre il rischio di frane ed alluvioni in pianura, ma anche per sviluppare una vera economia verde e creare, stabili nel tempo, qualche centinaio di posti di lavoro, la giunta regionale ha deciso di investire in tre anni 44 milioni sul proprio patrimonio forestale: 1,2 milioni di ettari, piu’ della meta’ del territorio, che fanno della Toscana la regione con piu’ foreste d'Italia.

La montagna e’ coltivata meno di un tempo. Molti l'abbandonano. E questo produce ripercussioni negative a valle. Il piano straordinario messo in campo aiuterà anche a rallentare questa fuga. I boschi non sono piu’ al riparo da fenomeni di dissesto, anche gravi. Il piano straordinario deciso dalla giunta riguarda il biennio dal 2011 al 2012.

Sono 32 milioni in due anni, che si aggiungono ai circa 30 milioni di risorse ordinarie a disposizione ogni anno con il Programma forestale regionale: 10 per le sistemazioni forestali, 6 milioni per lo sviluppo della produzione di energia, altri 6 per la selvicoltura sostenibile, 4 per la promozione dell'attivita’ zootecnica ed ulteriori 6 per la filiera del legno recuperando usi e tradizioni locali. A questi soldi si somma un altro stanziamento, sempre straordinario, di 12 milioni che saranno spesi sulle foreste nel 2010. La Regione coordinera’ gli interventi dei vari enti competenti.

news tratte da Toscana Notizie Agenzia di informazione della Giunta Regionale

lunedì 17 maggio 2010

Pistoia: sabato 22 maggio contro gli Inceneritori


Manifestazione regionale a Montale (Pistoia), sabato 22 maggio, contro l’incenerimento dei rifiuti e per la chiusura degli inceneritori esistenti. La organizzano il Coordinamento toscano rifiuti zero e il Coordinamento dei comitati della Piana Firenze, Prato, Pistoia. “Gli inceneritori – hanno spiegato stamane i rappresentanti dei comitati Roberto Menichetti, Adriana Pagliai e Rossano Ercolini – devastano la salute e l’ambiente. Per esempio, è gravissima e sottaciuta dalle autorità la situazione sanitaria, ambientale ed economica dell’inceneritore del Cis di Montale: dalle analisi fatte dal Comitato contro l’inceneritore è stata dimostrata la corrispondenza tra le molecole dioxin-like trovate nel latte materno e quelle emesse dall’impianto. Per questo Montale è diventato un luogo simbolo dal quale, anche con questa manifestazione, noi chiediamo l’abbandono dell’intero ciclo costoso e nocivo dell’incenerimento: dagli inceneritori per rifiuti industriali ed urbani agli impianti per la produzione del Cdr”.

Con la manifestazione del 22 maggio (ore 15 con partenza da piazza Gramsci ad Agliana), i comitati intendono aprire un nuovo ciclo di mobilitazioni sulla base della piattaforma di proposte alternative alla combustione e all’incenerimento che si riassumono in un modello ciclico che rispetti l’ambiente, la biodiversità e la salute delle persone: riduzione, riparazione, riutilizzo; compostaggio e riciclaggio complessivi; ricerca. “Un ciclo virtuoso – sottolineano i comitati – che porta reddito e occupazione non precaria e ‘pulita’, al contrario dell’incenerimento”. Nel mirino dei comitati, in particolare, “il programma della giunta regionale Rossi che – si legge nel volantino di mobilitazione – estende lo stress territoriale con nuovi cicli produttivi sporchi a precarietà crescente, nuove pesanti infrastrutture, con una politica sanitaria basata unicamente sulla cura e non sulla prevenzione primaria”.

da www.controradio.it

domenica 16 maggio 2010

Decrescita o Conversione Ecologica?

Di prossima pubblicazione nel volume della rivista 'Testimonianze' dedicato a Stili di vita ed etica del consumare.
http://www.testimonianzeonline.com/

Pietro Del Zanna

Il tema specifico del mio contributo sul quale sono invitato a riflettere è "Decrescita" non regressiva e qualità della vita.

Chi me lo ha proposto sa, come si suol dire, che ha invitato la lepre a correre e lo faccio immediatamente intanto mettendo a fuoco il nodo, la contraddizione, che già il titolo rivela: “Decrescita non regressiva”. Ma cosa significa? E’ la ripetizione, con altre parole dell’ossimoro “sviluppo sostenibile”. E’ il sintomo palese, la spia rossa che lampeggia che segnala come “l’era dello sviluppo” sia riuscita pienamente nella colonizzazione dell’immaginario di cui tutti siamo vittime.

Nel vocabolario esiste il termine sviluppo, che ha un significato, ed esiste il termine sostenibilità, che ne ha un altro. Crescere significa una cosa, decrescere significa l’esatto opposto.

Proviamo ad iniziare l’opera di “decolonizzazione dell’immaginario” (per citare immediatamente Latouche) provando a costruire nuove immagini.

Immaginiamo la società dell’ultimo secolo e mezzo come un autobus di una gita.

Partiamo tutti quanti felici e contenti. Non avevamo mai preso un autobus. E’ bello percorrere in pochi minuti la strada che ieri percorrevamo in ore, vedere il paesaggio, gli alberi ingoiati all’indietro, la velocità…. Un’esperienza nuova ed inebriante. Così l’autista è incitato a premere sempre più il piede sull’acceleratore. Ad un certo punto pochi con la vista buona vedono in lontananza il profilo di un burrone e cominciano a dire che occorre rallentare. Macché, nessuno vuol sentirselo dire, ci stiamo divertendo troppo, cosa vogliono questi uccelli del malaugurio?

Oppure, seconda immagine, non siamo su un autobus, ma su una galera, una di quelle navi in voga fino al XVII secolo, i condannati ai remi, i privilegiati sul ponte e al timone. I galeotti combattono per liberarsi dalla loro condizione, sul ponte si incita più velocità e si tiene ferma la rotta. C’è una falla su un lato, qualcuno lo segnala. Com’è che tutto procede come prima? I galeotti dalla stiva a chiedere la legittima libertà, sul ponte il comandante a chiedere velocità?

Terza immagine: Ad un bambino portato dal pediatra perché un po’ sottopeso e che stenta a “tenere il passo” dei compagni di scuola viene prescritto un prodotto farmaceutico che favorisca lo sviluppo.

Cosa pensiamo di un medico che prescrive lo stesso prodotto ad un sessantenne sovrappeso?

Non credo occorra ancora portare dati che dimostrino che: 1) all’orizzonte, nemmeno lontano, c’è un burrone; 2) La nave ha una falla su un fianco; 3) La società occidentale è un sessantenne sovrappeso (malato di tumore?), con una società orientale lanciata sulla stessa scia.

“Se le cose restano come sono, il mondo è diretto verso il punto in cui la catastrofe ecologica irreversibile non potrà essere evitata: inconfutabili e concordanti dati scientifici lo confermano. I cambiamenti climatici puntano in una direzione chiara: inversioni di tendenza senza precedenti dello sviluppo umano nel corso della nostra vita e gravi rischi per le generazioni future. Per milioni di persone tra le più povere del mondo i cambiamenti climatici sono un pericolo immediato e stanno già minando i loro sforzi per uscire dalla povertà (agli zoppi calci negli stinchi, commento mio). Ma il nostro futuro non è predeterminato. Esiste una finestra di tempo utile per evitare gli impatti più devastanti, che tuttavia si sta chiudendo: il mondo ha meno di un decennio per cambiare rotta. Il mutamento del clima impone una riflessione sul modo in cui gestiamo l’unico bene che abbiamo in comune: il pianeta Terra. Soprattutto impone alla comunità umana di intraprendere un’azione collettiva immediata e incisiva”. Non sono gli scalmanati del Club di Roma di trenta anni fa che dicono queste parole, è un’agenzia dell’ONU dedicata allo “sviluppo” del mondo (Rapporto sullo Sviluppo Umano 2007-2008 dell’ UNDP).

Occorre maturare la consapevolezza che siamo giunti alla fine di una fase storica, indugiarvi ulteriormente rischia di essere letale.

Wolfgang Sachs nel “Dizionario dello Sviluppo” (edizioni Gruppo Abele 1998) propone di chiamare “era dello sviluppo” quel particolare periodo storico che ha inizio il 20 Gennaio 1949 quando Harri S. Truman, per la prima volta, dichiarò nel suo discorso inaugurale l’emisfero Sud “area sottosviluppata”. Subito dopo aggiunge: “Ciò che nasce in un dato momento, tuttavia, può in un momento successivo morire, ed è per questo, perché la storia ha posto fuori del tempo le sue quattro premesse, che l’era dello sviluppo conosce il suo declino”. La prima premessa a cui Sachs fa riferimento è la convinzione che gli Stati Uniti, e con loro l’occidente, si trovassero al vertice della scala evolutiva. Premessa spazzata via dalla crisi ecologica.

Eppure “l’era dello sviluppo” è recente e l’umanità ha trascorso molto tempo facendone “tranquillamente” a meno.

Mi ha colpito molto un’immagine che si trova nel libro di storia delle elementari di mia figlia. Tra gli attrezzi utilizzati in agricoltura dagli uomini del neolitico c’è un aratro di legno tirato e spinto a mano da due uomini. L’aratro disegnato non è molto dissimile da quello che conservo nell’aia e che i contadini di qui utilizzavano ancora cinquanta anni fa trainato da una coppia di buoi.

Nell’arco di circa diecimila anni abbiamo assistito alla sostanziale innovazione di aver attaccato i buoi all’aratro. Nell’arco di cinquanta-sessanta anni l’immane trasformazione avvenuta l’abbiamo sotto gli occhi: trattori mastodontici trainano aratri polivomeri in grado di affettare e rovesciare in poche ore intere pianure e colline, là dove fino a ieri coppie di buoi impiegavano settimane se non mesi per fare una lavorazione più superficiale.

Quindi si tratta di tornare indietro e rimpiangere un passato bucolico rigettando in toto la modernità?

No, assolutamente. Nessuno dice questo. Si tratta di prendere coscienza della radicalità e complessità dei problemi e cominciare a costruire vie d’uscita. Si tratta di comprendere che siamo ad un bivio come altre volte è capitato.

Varie civiltà si sono già trovate a questo bivio. Ce lo ricorda Laster R. Brown nel suo “Piano B.3.0”. Sei secoli fa gli islandesi realizzarono in tempo che l’eccessivo sfruttamento dei pascoli erbosi sugli altopiani stava causando una grave perdita di terreno. Gli allevatori si accordarono tra loro per calcolare quante pecore gli altopiani potessero sostenere e poi distribuirono le quote tra di loro così da preservare i loro pascoli. Esempio diametralmente opposto la civiltà sumera che nel IV millennio a.C. aveva sopravanzato ogni altra società precedente. Il suo ingegnoso sistema di irrigazione aveva permesso l’aumento della produzione agricola. Il controllo del sistema irriguo sumero richiedeva una sofisticata organizzazione sociale. I Sumeri fondarono le prime città e la prima lingua scritta. Ma c’era un difetto di “sostenibilità ambientale” nel progetto del sistema irriguo. Con l’andare del tempo, l’accumulo di sali minerali sui terreni portò ad una diminuzione del rendimento agricolo. A quel punto i Sumeri passarono alla coltivazione dell’orzo, una cultura che tollerava meglio la salinità. Questa scelta posticipò il declino della civiltà sumera, che curò il sintomo e non la causa della riduzione dei raccolti. Come crollò l’approvvigionamento di cibo declinò la civiltà.

Gli islandesi dimostrarono una “capacità politica” di individuazione e gestione del problema, cosa che non furono in grado di fare i Sumeri.

E desso? Cosa accadrà alla nostra civiltà?

Possiamo prevedere poco di buono se abbiamo difficoltà anche a leggere la realtà e cambiare un linguaggio formato e deformato dalla realtà precedente.

Quando ci troviamo sull’orlo di un baratro, fermarsi e retrocedere è la cosa più naturale e sensata che ciascuno fa normalmente.

Perché a livello politico e sociale non è così?

Perché non siamo in grado di separare il termine “sostenibilità”, (che va declinata sicuramente nei suoi tre aspetti: ambientale, sociale ed economica) al termine “sviluppo”?

Perché al termine, sicuramente provocatorio, “decrescita” gli stessi promotori devono affrettarsi ad aggiungervi “serena” o “felice” o, per venire a noi ,“non regressiva”?

Io credo che la risposta stia nel conflitto tra la semplicità della percezione dell’individuo e la complessità del sistema che abbiamo messo in piedi.

Se torniamo agli esempi di Laster R. Brown la cosa mi sembra abbastanza evidente. Gli allevatori avevano a portata di percezione il disequilibrio che si andava creando, i Sumeri, società più complessa, no. Hanno tentato di dare una risposta alla parte emergente del problema (un po’ come chi oggi propone il nucleare per risolvere il problema dei cambiamenti climatici e dell’esaurimento delle fonti fossili), ma non avevano più la capacità di comprenderne le cause ed individuare cambiamenti sociali strutturali per risolverlo alla radice.

Oggi, come singoli individui, cresciuti nel mito dello sviluppo e della crescita, ma anche nella sostanziale realtà della società dei consumi ci è difficile pensare che si possa stare meglio con meno. Che si possa stare meglio consumando meno. Eppure basterebbe rientrare, con la ricchezza di tutte le conoscenze (scientifiche e tecniche) ed esperienze acquisite, in una logica circolare abbandonando la freccia lineare univoca dello sviluppo.

Basterebbe guardare alla natura con altri occhi ed inserirsi nuovamente nei cicli che ci propone. Basterebbe ridimensionare la logica della competizione a vantaggio di una logica di solidarietà. Solidarietà (fraternità), è questa terza parola dimenticata della Rivoluzione Francese, che pone l’accento sulla relazione più che sull’oggetto, l’unico possibile valore fondante di questo inizio millennio. Pensiamo un po’ al secolo scorso: cosa non è stato fatto in nome della libertà su un fronte ed in nome dell’uguaglianza sull’altro. Poi venne un papa polacco e la sua Polonia riuscì a far crollare il muro che divideva le due parole con la cenerentola dimenticata: “Solidarnosc”. Non ci può essere riparazione, cura, senza fraternità. Troppo buonista? Troppo religioseggiante? Può darsi. Ma non vedo alternative. Anche la “conversione ecologica” di cui parlava Langer non ha avuto ancora successo forse per questo richiamo. Eppure è assai meno ostica e più digeribile della “decrescita”.

Perché conversione e non riconversione o rivoluzione?

Io non so se sia stato Alexander Langer ad utilizzare per primo questo termine. Suppongo di sì. Sicuramente è il primo che lo ha utilizzato con una certa sistematicità. Da non perdere uno dei suoi ultimi scritti “La conversione ecologica potrà affermarsi solo se apparirà socialmente desiderabile”.

Fin dai primi convegni verdi, ed ancora oggi, si tende a parlare di riconversione ecologica dell'economia (accompagnato all'ossimoro di “sviluppo sostenibile”). Non vi è una visone complessiva. Siamo sempre imprigionati dallo sguardo dell'homo economicus che, ormai da un secolo e mezzo, tutto vede, teorizza e pratica in nome dell'economia, quasi- a voler riscrivere la Bibbia- Dio avesse creato il mercato e tutto il resto al seguito.

La riconversione parla sul piano economico, parla di un cambiamento delle attività produttive: la riconversione dell'industria bellica per esempio o di quella dell'automobile o di quella energetica.

Oggi, almeno a parole, tutti o meglio molti sono d'accordo sulla necessità di questa riconversione che al momento viene chiamata Green Economy o New deal ecologico.

Anche l'accoppiata di termini “rivoluzione verde” compare qua è là tra i più temerari. Ma è un concetto più impegnativo ed indigesto. L'esito delle rivoluzioni passate lascia spazio a poche speranze. Quanti sogni spezzati? Quanti “effetti collaterali” hanno letteralmente inficiato i buoni propositi iniziali? Quante restaurazioni traumatiche? Se riconversione parla sul piano economico rivoluzione parla sul piano sociale. E non vi è dubbio che per un prossimo futuro possibile e sostenibile vi sia bisogno di radicali cambiamenti su entrambi i piani.

Ma conversione ha un che di religioso, forse per questo è un termine che in politica stenta a decollare. Ci si converte dall'ateismo ad una religione o da una religione all'altra. Il cambiamento avviene, o dovrebbe avvenire, nell'intimo della persona (a parte crociate di tutti i tipi e missioni di un certo tipo che hanno preteso e pretendono di imporre con la forza tale cambiamento). La conversione può essere repentina nel proprio intimo ma infinitamente paziente nella storia. La visione escatologica permette di comprendere, perdonare, accettare tempi addirittura eterni, fino al martirio se necessario. Lungi da me l'idea di fare qualsiasi minima apologia del martirio resto affezionato all'idea di “conversione ecologica” perché riesce con due semplici parole a parlare di una necessità di cambiamento sui tre piani appena descritti e ad indicare un metodo, questo sì rivoluzionario, soprattutto in politica. Un metodo che guarda e valorizza la capacità di convincere e non quella di vincere, che parta dalla forza delle idee più che della forza dei numeri (che dovrebbe venire di conseguenza e non viceversa. Il dramma del Partito Democratico è proprio questo, che il ragionamento, semplificato, è stato: “costruiamo un partito forte, importante, che possa battere il centrodestra, poi pensiamo ai contenuti da dargli”. La Forza di Euorope Ecologie in Francia sta nel processo diametralmente opposto).

Conversione ecologica indica la necessità di un cambiamento sì delle politiche economiche e produttive, sì di leggi e decreti, ma anche e soprattutto di un cambiamento sul piano individuale. Cambiamento che riguarda i consumi e gli stili di vita certo, ma con l’attenzione a non imprigionarci in nuovi piccoli integralismi (forse nemmeno noi saremmo capaci di vivere nelle utopie che raccontiamo ci avvisava sempre Langer), ma soprattutto che riguarda il nostro modo di relazionarsi con l'altro e la natura che ci circonda.

Quindi, non sottovalutando, tutt’altro, i cambiamenti che dovranno avvenire su un piano politico-economico più strutturato rimane un ampio margine qui ed ora per sperimentare i cambiamenti necessari proprio per quanto riguarda gli stili di vita ed i consumi a cui questo volume è dedicato. Ampie e variegate sono le realtà in atto, dai GAS al movimento Slow Food di Carlo Petrini, dagli eco villaggi alla semplice scelta individuale di alimentazione.

Mi auguro che altri presentino esperienze concrete capaci di far comprendere quanto la conversione ecologica sia già oggi socialmente desiderabile. Io ho finito il mio spazio

tutti alla NO SMOG PARADE a FIRENZE


Chiedono risposte e atti concreti alle pubbliche amministrazioni in fatto di mobilità sostenbile e riduzione dell'inquinamento atmosferico. Rivendicano più spazi verdi nelle città e un reale sviluppo delle piste ciclabili. Sono gli organizzatori della prima No Smog Parade, un appuntamento di protesta su scala nazionale che si terrà a Firenze il 22 Maggio 2010. Già diverse le adesioni, da Legambiente Toscana e WWF. Per promuovere la manifestazione e diffondere la partecipazione gli organizzatori hanno aperto anche una pagina su Facebook, la nota piattaforma per il social networking.
Per adesioni: info@popcafe.netinfo@terraonlus.it
QUI il volantino da scaricare e diffondere.

ad AMELIA due giorni di studio su ALEX LANGER


"Ci vuole una formazione meno partitica, meno ideologica, meno verticistica e meno targata "di sinistra". Ciò non significa che bisogna correre dietro ai valori ed alle finzioni della maggioranza berlusconiana, anzi. Occorre un forte progetto etico, politico e culturale, senza integralismi ed egemonie, con la costruzio...ne di un programma ed una leadership a partire dal territorio e dai cittadini impegnati, non dai salotti televisivi o dalle stanze dei partiti. Bisogna far intravvedere l'alternativa di una società più equa e più sobria, compatibile con i limiti della biosfera e con la giustizia, anche tra i popoli. Da molte parti si trovano oggi riserve etiche da mobilitare che non devono restare confinate nelle 'chiese', e tantomeno nelle sagrestie di schieramenti ed ideologie. Ma forse bisogna superare l'equivoco del 'progressismo': l'illusione del 'progresso' e dello 'sviluppo' alla fin fine viene assai meglio agitata da Berlusconi". Alexander Langer, 1994

Tanto per ricordarci che uno dei pensieri che ancora sono utili alla riflessione segnaliamo i due giorni di studio dedicati alla figura di Alex Langer presso la Casa Laboratorio di Cenci. [da Fiori Gialli]

ALEXANDER LANGER TRA IERI E DOMANI

Inizio: sabato 22 maggio 2010 alle ore 9.00
Fine: domenica 23 maggio 2010 alle ore 14.00
Luogo: Casa Laboratorio di Cenci (Amelia)
Descrizione
La Casa-laboratorio di Cenci e la rivista Lo Straniero
organizzano ad Amelia
sabato 22 e domenica 23 maggio 2010
due giornate di studio

Hanno finora dato la loro adesione:
Daniel Cohn Bendit, Gianfranco Bettin, Anna Bravo, Guido Crainz, Carlo Donolo, Goffredo Fofi, Marijana Grandits, Peter Kammerer, Gad Lerner, Fabio Levi, Franco Lorenzoni, Luigi Manconi, Giulio Marcon, Edi Rabini, Wolfgang Sachs, Marino Sinibaldi, Gianni Saporetti, Guido Viale.

L’attenzione verso gli equilibri ambientali del nostro pianeta e il bisogno di stabilire relazioni pacifiche e solidali tra tutti i popoli e le culture del mondo, a partire dagli stranieri immigrati che vivono in Italia, sono valori essenziali in questo nostro tempo. Ma questi principi hanno grandi difficoltà a costituire un patrimonio comune oggi in Italia.

C’è dunque un problema che è insieme politico e culturale.
Per ragionare attorno a questi temi crediamo sia importante tornare a leggere e ragionare intorno all’eredità politica e culturale che ci ha lasciato Alexander Langer, che è stato un protagonista di importanti lotte per la difesa dell’ambiente, la convivenza pacifica tra i popoli, l’equilibrio tra nord e sud del mondo e il rispetto delle minoranze etniche e linguistiche.

Desideriamo ripensare al suo itinerario e al suo impegno per fare conoscere la sua esperienza a chi è più giovane e non lo ha incontrato e per tornare a porci oggi problemi di grande attualità, a cui Alexander Langer ha dedicato interamente la sua vita.

La sera del sabato, in occasione dell’inaugurazione della piazza Alexander Langer ad Amelia, i gruppi Trio e Passion, diretti da Francesca Ferri, di O-Thiasos Teatro Natura, presenteranno una Cantata per Alexander
sabato 22 maggio Amelia Teatro Sociale
ore 9.00 - 13.00 Radici e contesto di un percorso
ore 15.30 - 19.30 Ecologia politica, minoranze etniche, immigrazione
ore 20.00 - 20.45 Inaugurazione della piazza Alexander Langer di fronte alla Scuola Elementare
domenica 23 maggio Amelia Casa-laboratorio di Cenci

ore 9.00 – 13.00 Non violenza, pacifismo, ruolo delle minoranze
Il convegno è realizzato con il contributo del CRIDEA ed ha il patrocinio del Comune di Amelia, della Provincia di Terni e della Regione Umbria

Alexander Langer, nato a Sterzing in Alto Adige nel 1946 e morto a Firenze nel 1995, è stato uno dei primi e più attivi militanti del movimento ambientalista italiano. Insegnante, giornalista, militante politico e poi parlamentare europeo, ha dedicato tutta la sua vita, senza risparmiarsi, alla causa della conversione ecologica del nostro modo di vivere, di produrre, di consumare e di abitare. Su questi temi ha tra l’altro dato vita in Umbria, a Città di Castello, alla “Fiera delle utopie concrete” che, alla fine degli anni Ottanta, riunì militanti ambientalisti dell’Europa dell’ovest e dell’est, prima della caduta del muro di Berlino.

Allievo a Firenze di Giorgio La Pira ed Ernesto Balducci, fu fortemente influenzato da don Lorenzo Milani e dalla sua scuola di Barbiana, di cui tradusse in tedesco la famosa “Lettera a una professoressa”.

Attivo nei movimenti sociali degli anni Sessanta e Settanta fu tra i primi, in Italia, a considerare cruciale il tema dell’ambiente e dell’equilibrio tra Nord e Sud del mondo, dando vita a numerose campagne, tra cui quella per l’abolizione del debito dei Paesi poveri e all’“Alleanza per il clima”, che riunisce centinaia di Comuni di paesi sviluppati e di paesi del sud del mondo, che si battono per una riduzione delle emissioni nocive.

Eletto nel parlamento Europeo è stato tra i coordinatori del gruppo Verde. Accanto aisuoi impegni istituzionali ha sempre mantenuto vivo il suo contatto diretto con diverse espressioni di movimento, intervienendo a numerosi incontri e dibattiti e privilegiando i piccoli gruppi di ricerca con forte impegno etico.

Alexander Langer ha creduto poco nell'ecologia dei filtri e dei valori-limite (senza trascurare, tuttavia, la battaglia per gli uni e per gli altri), impegnandosi piuttosto a favore di una conversione ecologica della società, con preferenza per l'auto-limitazione cosciente, la valorizzazione della dimensione locale e comunitaria, la convivialità. Ha promosso con altri la campagna internazionale "Nord-Sud: biosfera sopravvivenza dei popoli, debito” che ha avuto un importante ruolo al vertice della terra di Rio 1992. Si è impegnato e ha sostienuto movimenti ed iniziative di solidarietà tra cui numerose ONG, come il CRIC, Terra Nuova, Crocevia, la "Campagna per la restituzione delle terre agli indios Xavantes", "Kairos Europa", "Quart Monde", "Terre des hommes" e la rete delle banche etiche, consumo critico, Botteghe del Mondo, che cominciavano a nascere in quegli anni. Il Parlamento Europeo ha approvato una sua relazione e risoluzione sul commercio equo e solidale.

Negli anni Novanta, dopo essere stato incaricato dal Parlamento Europeo alla guida della delegazione di osservatori in Albania, nel momento del difficile passaggio di questo paese alla democrazia, ha interamente dedicato gli ultimi anni della sua vita alla tragica guerra che si era scatenata nella ex-Yougoslavia, stabilendo relazioni e costruendo reti di solidarietà e di sostegno tra tutti coloro che si battevano in Bosnia contro la follia della guerra interetnica. Tessitore instancabile di relazioni, testimone attivo contro ogni forma di violenza, di persecuzione e di guerra nelle regioni del nostro continente, nuovamente attraversate dall’orrore della pulizia etnica” Alexander Langer è unanimemente considerato uno straordinario “costruttore di pace”.

Il premio a lui dedicato dalla “Fondazione Alexander Langer” ogni anno assegna un riconoscimento a coloro che si battono contro ogni forma di intolleranza ed esclusione etnica dal Sudafrica alla Bosnia, dall’Algeria alla Cina, dal Ruanda alla Somalia e al Medio Oriente.
Da giovane studente, in una terra che vedeva la contrapposizione etnica tra tedeschi e italiani, fondò la rivista “Die Bruke” (Il ponte). Da allora Alexander Langer, per tutta la vita, non ha fatto altro che tentare di costruire ponti.

Si prega chiunque sia interessato a partecipare di comunicarlo prima possibile per organizzare al meglio l’ospitalità e l’organizzazione logistica delle giornate o scrivendo a cencicasalab@tiscali.it
o chiamando al 339.5736449 (Franco) 338.4696119 (Roberta) 338.3295467 (Lucio)
www.cencicasalab.it/cenci facebook: Casa-laboratorio di Cenci
L’ospitalità per due giorni, comprensiva di vitto e alloggio, dalla notte di venerdì al pranzo di domenica presso la Casa-laboratorio di Cenci, l’ostello di Amelia o il Convento dell’Annunziata è di €.75.
La prenotazione risulta confermata all’arrivo del vaglia postale di anticipo di €.40
da mandare a Franco Lorenzoni, strada di Luchiano 13 05022 AMELIA (Tr)


venerdì 14 maggio 2010

I Tavoli per la Casa comune degli Ecologisti

( Gruppo Cinque Terre www.gruppocinqueterre.it )

Gli ecologisti si fanno sentire in Europa e nel mondo: Francia, Ungheria, Germania, Brasile, Gran Bretagna, Colombia … 10 , 15, 20%; non sufficiente ancora per egemonizzare la direzione concreta del modello economico ed il governo di tanti paesi, ma comunque sufficiente per esprimere e diffondere il proprio punto di vista ed ottenere qua e là continui successi puntuali. In Italia gli Ecologisti sono assenti, forse mai nati, comunque frammentati in quell’arcipelago ecologista che una volta si declinava con orgoglio ed oggi è una palude in cui annaspano decine di gruppi, micropartiti, associazioni, che assommano ad una nobile vocazione di intenti una scarsa vocazione a coordinarsi o unirsi.

Quel che resta dei Verdi, sull’orlo della scomparsa, dichiara di aprire il percorso di una Costituente ecologista che probabilmente non sono, per come la intendono, in grado di fare. Resta a loro favore che, al di là del fatto che esprimano non più del 5-10% di questo arcipelago, al momento sono l’unico gruppo che dichiara l’intenzione di provarci, che non è questione da poco e gliene va dato atto.

Il Movimento (di liberazione nazionale?) di Grillo, che ha sicuramente una valenza ecologista (oltre alla forte e giusta connotazione anticasta e anticorruzione, una voce essenziale in mezzo a Media quasi di regime ) non è all’orizzonte; superato il circoscritto e innegabile successo elettorale si arrovella in assenza di un serio progetto di costruzione, nelle difficoltà di una impossibile convivenza fra assemblearismo ed egocentrismo del Capo. La tela di Penelope è l’immagine che ci viene in mente osservando le fughe centrifughe senza sbocchi, se non l’ennesima contorsione nei meandri della variegata ex sinistra, dei De Magistris, Alfano, e un po’ di altri in varie parti del paese e dei meetup. Energie e figure preziose sprecate.

Sinistra e Libertà, sembra purtroppo l’ennesima proposta di rifondazione della sinistra; priva di attenzione e indifferente al movimento ecologista internazionale si avvia a ripercorrere la strada del partito del Capo: dopo quello di Berlusconi, di Di Pietro, di Grillo, ed altri minori, avremo ( con Repubblica come sponsor provvisorio ) il partito di Vendola e delle “fabbriche di Nichi”; un'altra conferma delle caratteristiche di questa fase di transizione dove, in assenza di un unica forza di sinistra e di unica forza ecologista si fanno e si disfano partiti personali di incerta collocazione e di illusoria partecipazione. Un altro contenitore, come l’Italia dei Valori, nel quale le sensibilità ecologiste, pur presenti, si diluiscono assumendo una irrilevante consistenza (si veda in Puglia l’avvio di 5 impianti di incenerimento ) .

Il piccolo Gruppo delle Cinque Terre, che sull’idea della aggregazione ecologista, delle sue forme di espressione organizzata e sulla sua dimensione anche culturale è nato, ed è forse un passo più avanti di altri, fà quel che può, tentando in continuazione di annodare nodi di una rete ai quali manca al momento la vocazione ad annodarsi per favorire la nascita di una Casa comune degli ecologisti.

Nel seminario chiuso di sabato scorso a Roma abbiamo proposto l’avvio di TAVOLi POLITICI NAZIONALI e REGIONALI Un tavolo nazionale degli ecologisti di 100 persone che rappresenti, il più largamente possibile, l’immenso mondo di questo arcipelago e nel quale nessuno (partito, gruppo, associazione) abbia più del 10% dei membri. Un tavolo dimensionato quasi matematicamente da rappresentanze regionali, che si riunisca ogni mese, per sei mesi, in una regione diversa dal nord al sud ed affronti tutti i problemi che ci sono: la collocazione, l’organizzazione, la cultura, il programma, le iniziative, di un nuovo movimento politico che qualcuno preziosamente ha chiamato “metapartito”. Con gli stessi identici criteri abbiamo proposto la nascita parallela di 20 tavoli regionali nei quali, con le stesse proporzioni e gli stessi limiti di rappresentanza, la discussione si allarghi fino ad arrivare a 1000 persone che, al termine di questa fase di transizione, promuovano i contenuti di una Assemblea Costituente a ridosso dell’anno nuovo. Nulla vieta, ed è auspicabile, che il processo si allarghi, località per località, affinchè si garantisca insieme efficacia, efficienza e diffusa partecipazione. Si tratta però di garantire, dall’inizio, la crescita di leadership regionali ampie ed insieme l’avvio di una transizione generazionale e di una adeguata rappresentanza di uomini e donne.

Non è una proposta generica: pensiamo a 100 e a 1000 persone con nome e cognome, ognuna con un supplente, che si assumono la responsabilità personale di costruire il Progetto (o quella, altrettanto impegnativa, di farlo fallire) attraverso un impegno di sei mesi, pesante, prioritario ed entusiasmante, in uno spirito da “movimento nascente” che è il requisito necessario richiesto a tutti. Costruire un movimento che abbia l’ambizione di rappresentare il 10-20% della società italiana, con una vocazione e prospettiva maggioritaria , non è ovviamente cosa da poco. Niente in comune quindi con reti o gruppi che ripropongono la rifondazione delle varie sinistre; chi ne sentisse il bisogno ha altre, varie, legittime, possibilità di scelta.

Si tratta di costruire il segmento italiano di quel movimento ecologista planetario presente ormai in più di cento paesi del mondo ed il cui nome potrà forse essere semplicemente quello di ECOLOGISTI, una dizione che va ben al di là di quella di ambientalisti o verdi e che assomma attorno ad un “ cuore verde “ le esigenze di giustizia sociale, la necessità di riforma in alcuni settori importanti, ad esempio Mercato del lavoro, Giustizia e Legalità, Informazione, Casta. ( quindi anche una intransigente azione di ridimensionamento della casta della politica e di lotta alla corruzione e alle mafie ), e in aggiunta, un sostanziale rinnovamento culturale.

Con i Tavoli su base territoriale nazionale e regionale pensiamo debbano incrociarsi, nella tessitura di una rete politico-culturale formativa, i Tavoli di Progetto :
1) Il TAVOLO della COMUNICAZIONE ECOLOGISTA, con l’obiettivo di:
a) costruire un PORTALE DEGLI ECOLOGISTI che è il principale strumento di adesione / aggregazione/ comunicazione / azione degli aderenti al Progetto nel Territorio. Al suo interno si veicolano le idee di organizzazione, partecipazione, democrazia all’interno del nuovo movimento (sta avvenendo, ancora adesso, nel portale di Europe Ecologie).
b) costituire un network comune dei media ecologisti, confrontando ed aggregando i media già esistenti, i blog , le diverse riviste radio e tv, i giornalisti e gli esperti in comunicazione.
c) raccogliere e scambiare un continuo flusso di informazione ecologista dall’estero all’Italia e dall’Italia per l’estero, oggi quasi assente.

2) Il TAVOLO delle RIFORME, dove si elabora un progetto riformatore su Mercato del Lavoro / Giustizia e Legalità / Informazione e Media / Casta e Corruzione Nel processo riformatore va inserito il ridimensionamento delle logiche di CASTA e CORRUZIONE con la costruzione di Osservatori Nazionali e Regionali sui sistemi e meccanismi elettorali e di rappresentanza, sul ridimensionamento delle indennità, delle compatibilità e di mandato in eletti in enti e amministrazioni locali e nazionali, sulla trasparenza della delle scelte amministrative.

3) Il TAVOLO della CONVERSIONE ECOLOGICA DELL’ECONOMIA confrontando e mettendo in contatto attività e iniziative riconducibili alla Green Economy, le realtà del biologico e della bioedilizia, le iniziative di credito alternativo (dalle mag alla banca etica alle monete locali), i gruppi di acquisto, le cooperative di servizi sociali e culturali ma anche le imprese ed i lavoratori di attività riconoscibili come eco-orientate con l’obiettivo di favorire la costruzione di organismi di categoria delle imprese e dei lavoratori (vedi Austria), coordinare la promozione e la diffusione di attività eco-orientate e Costituire un Osservatorio permanente sulla conversione ecologica dell’economia per la Transizione del modello economico, energetico, produttivo, fuori dalla logica dello Sviluppo illimitato e del PIL.

4) Il TAVOLO della CULTURA ECOLOGISTA e dell’ ECOLOGIA SOCIALE Per nuove forme di aggregazione sociale e di gestione amministrativa del territorio: dai Comuni virtuosi al passo in avanti delle Transition Towns ; avvio di nuove forme di aggregazione politico-culturale: EcoHub come centri polivalenti sui territori di informazione e formazione ecologista, con attività culturali, iniziative e servizi sociali, attività economiche; Co-Housing, Ecovillaggi come isole concrete di “altra società “, in qualche modo già in sperimentazione in altri paesi ed oggi mature anche nel nostro. E’ necessario confrontare ed aggregare tutte le diverse anime della cultura ecologista, dall’ ambientalismo all’ecologia sociale, all’ ecologia profonda, al bioregionalismo, ai diversi movimenti delle cosiddette buone pratiche e degli stili di vita, ai movimenti olistici, favorendo la promozione su tutto il territorio nazionale della Cultura Ecologista costruendo reti nazionali (Scuola nazionale di Ecologia) e servizi comuni. Lo stesso per le associazioni, le agenzie e le cooperative attive nei diversi campi sociali e dei diritti civili, le attività di medicina naturale ed alternativa, le scuole alternative con l’obiettivo, tra l’altro, di costituire un Osservatorio permanente dei diritti e dei doveri sociali.

La riproposizione dei TAVOLI di Progetto a livello regionale, nel quale i rappresentanti nazionali hanno l’esclusiva funzione di “tessitori“ dell’ intreccio delle reti ( nulla a che fare con una presunta investitura a responsabili del movimento, i cui criteri saranno affrontati nel momento della fase finale / iniziale della Costituente ) può rappresentare un adeguato compromesso fra efficienza, crescita del progetto e democrazia partecipata.

I CIRCOLI ECOLOGISTI o altro nome adeguato, attraverso loro COMITATI PROMOTORI in tutto il territorio, costruiti attraverso un adesione prevalentemente sul web nel Portale, possono avviare, già entro pochi mesi, l’adesione INDIVIDUALE alla fase di Assemblea Costituente.

Se ritenuto utile e necessario un APPELLO NAZIONALE, fatto in tempi brevissimi, può essere uno strumento utile, ad uso mediatico, per l’avvio del processo.

Massimo Marino Maurizio Di Gregorio (GCT)