giovedì 25 agosto 2011

Il PD di Pisa: «Senza il grande inceneritore da farsi a Livorno salta tutta la strategia dell'Ato Costa»

di Diego Barsotti *
La direzione provinciale del Pd di Pisa  ha approvato un documento sulla programmazione del ciclo integrato dei rifiuti che mira a dare un'accellerata sul riassetto gestionale dell'ATO Costa. Fatta salva la gerarchia indicata dalla direttiva europea e dalle leggi nazionali e regionali, il documento affronta esplicitamente un punto in particolare: «il nuovo impianto (di termovalorizzazione, ndr) centralizzato di Livorno diventa strategico e irrinunciabile: senza di esso salta l'intera strategia e gli obiettivi che stanno dietro agli scenari di piano elaborati dalla quattro province. Serve un pronunciamento forte in questa direzione: per questo il documento intermedio che dovrà essere elaborato a settembre per la discussione propedeutica alla adozione e approvazione del piano interprovicniale dei rifiuti dovrà contenere non solo un più esplicito riferimento e l'impegno concreto alla realizzazione di tale impianto, ma contestualmente dovrà essere data una indicazione specifica».

Dopo gli avvisi che erano stati lanciati nel mese di luglio dall'assessore provinciale pisano Valter Picchi dunque, anche il Pd di Pisa prende esplicitamente posizione e lo fa in modo molto netto, subordinando tutta la strategia dell'Ato costa proprio alla realizzazione di questo nuovo inceneritore.
Impianto del quale si parla da tempo ma che l'assessore livornese all'ambiente non più tardi di un mese fa aveva definito come «proposta della quale discutere». (vedi link)

In realtà insieme a questa indicazione, il documento evidenzia anche la necessità di chiudere gli attuali impianti di Ospedaletto, di Castelnuovo in Garfagnana e del Picchianti (non si capisce, a questo punto, perché li si dovrebbe costruire la preventivata terza linea). Non si dice nulla, invece, a proposito dell'impianto di Falascaia. Il Pd pisano indica anche altre necessità (subordinate comunque a quella del nuovo grande inceneritore unico, senza il quale salterebbe tutto il baracchino) riguardanti l'adeguamento della rete impiantistica: «la previsione di un nuovo e più adeguato impianto di compostaggio a Gello (Pontedera) e in lucchesia (Capannori)» dove la polemica, anche interna al Pd, sul sito da individuare dura da qualche lustro.

La direzione provinciale del Pd di Pisa vede comunque come orizzonte verso cui tendere, la creazione di filiere del recupero e del riciclo: «per cui il piano di ambito dovrà altresì prevedere specifici obiettivi anche per gli enti locali per quanto riguarda gli acquisti verdi - magari disponendo che ogni ente a partire dalla Provincia, e ogni azienda che veda la partecipazione pubblica si doti di un apposito regolamento e di bilanci ambientali».

*  da greenreport           24 agosto 2011

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giovedì 11 agosto 2011

Legge elettorale: perchè bisogna firmare il referendum per preferenze e proporzionale con soglia di sbarramento al 4%.

di  Michele Pizzolato

Quattro sono i sistemi elettorali in campo, almeno quelli che usciti allo scoperto. Una breve sintesi e qualche valutazione.
1. La legge vigente: è la legge Calderoli. E' un sistema proporzionale a liste bloccate (non si possono esprimere preferenze) con un enorme premio di maggioranza. Al vincitore (coalizione o partito) viene assicurato il 55% dei parlamentari indipendentemente dalla percentuale effettiva. L'impossibilità di esprimere preferenze e un premio di maggioranza incredibile che espone anche la Costituzione ai capricci della maggioranza sono i difetti enormi di questa legge... di pregi non se ne vedono sinceramente ed è per questo che al 99% voteremo ancora con questa legge!
2. La proposta del PD, da qualcuno bollata come "ungherese". E' una proposta molto complessa: 70% maggioritario a doppio turno, 28% proporzionale circoscrizionale, 2% proporzionale puro (diritto di tribuna). E' una proposta molto complessa, che non garantisce maggioranze stabili, e che probabilmente non voterà mai nessun altro partito; è un tentativo di trovare un difficile equilibrio fra le anime dei PD che sono molte e distanti... alcune di queste sostengono altre proposte. Oltre alla complessità ricalca molto il mattarellum (vedi punto successivo) con l'aggiunta di un secondo turno che permetterebbe al PD di negoziare dopo l'alleanza con i centristi, senza esporti prima.
3. Il referendum per tornare al Mattarellum. Il mattarellum prevede che per il 75% un maggioritario a turno unico e per il 25% un proporzionale  e soglia sbarramento al 4%. E' stato recentemente riproposto come referendum (da Di Pietro e alcuni liberal del PD). Ha un difetto: lo si conosce bene. E' già stato in vigore fra 1993 e 2005 ha prodotto 8 governi in 13 anni! Ci ricordiamo tutti bene della rapida successione Prodi - D'Alema I - D'Alema II - Amato...  Come tutti i sistemi maggioritari pecca in rappresentatività, ma questo non garantisce nemmeno governabilità.
4. Un referendum per approvare un sistema che prevede preferenze e sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 4%. E' un sistema che garantisce un ottimo equilibrio fra rappresentatività (proporzionale) e governabilità (soglia sbarramento al 4%). E' l'unico sistema che permette di eleggere un Parlamento e non lo subordina a differenza di tutti gli altri sistemi in campo al Governo. E' l'unico sistema che ci garantisce da colpi di mano alla Costituzione e ci fa stare tranquilli per la prossima elezione del Presidente della Repubblica. E' un referendum talmente bello che nè PDL nè PD lo sostengono è oggi retto solo da Comitati locali...
Diamo una chance al proporzionale, la democrazia o è rappresentativa o non è!
11 agosto 2011

Michele Pizzolato
FIRMA IL REFERENDUM PER ESPRIMERE PREFERENZE ED ABOLIRE IL MAGGIORITARIO PRIMA CAUSA DEI DISASTRI DEGLI ULTIMI 20 ANNI
mercoledì 22 giugno 2011 0.30
Pubblico la sintesi degli obiettivi del referendum tratta dal sito http://www.referendumleggeelettorale.it/
E’ necessario modificare al più presto l’attuale legge elettorale per portare rimedio ai gravi danni che essa provoca al nostro sistema politico.I suoi principali difetti: le liste bloccate, il premio di maggioranza, le deroghe alla soglia di sbarramento e l’obbligo di indicazione del candidato premier. Liste bloccate. Le liste bloccate privano gli elettori del diritto di scegliere i propri rappresentanti e ledono irrimediabilmente l’equilibrio tra i poteri. Un Parlamento di “nominati” non ha infatti alcun reale potere nei confronti del Governo e del Presidente del Consiglio. Il premio di maggioranza. Così esiste solo in Italia e ha effetti opposti a quelli auspicati. Attribuendo il 55% dei seggi alla lista che ottiene un voto più delle altre (anche se ha il 35% dei voti), questo meccanismo obbliga anche i partiti maggiori alla ricerche di qualsiasi voto utile. La conseguenza sono coalizioni sempre più ampie e inevitabilmente eterogenee. Nessuna stabilità del governo, anzi: frammentazione della maggioranza di governo e paralisi della sua attività.Soglia di sbarramento. L’attuale soglia di sbarramento al 2% per le liste collegate in coalizione è un ulteriore incentivo alla frammentazione. Mantenere una soglia unica al 4% garantisce la presenza alla Camera dei partiti più rappresentativi, “costringendo” le forze minori ad unioni reali (un unico simbolo, un’unica lista) senza scorciatoie come le coalizioni elettorali. Al Senato il sistema dei collegi consentirà nelle Regioni più grandi la rappresentanza anche di forze decisamente minori Indicazione del candidato premier. L’obbligo di indicare il candidato Capo del governo interferisce con le prerogative del Presidente della Repubblica che può e deve scegliere in assoluta autonomia. Inoltre tale meccanismo tende a trasformare il nostro sistema da parlamentare in semi-presidenziale senza i contrappesi dei sistemi presidenziali. Un positivo risultato dei referendum che proponiamo vedrebbe la Camera eletta con metodo proporzionale, senza premio di maggioranza e con una soglia di sbarramento al 4%. Gli eletti non sarebbero più nominati dai segretari partito ma scelti tra i candidati attraverso la preferenza unica.Il Senato verrebbe eletto su base regionale con metodo proporzionale, senza premio di maggiorana in collegi uninominali, con una soglia di sbarramento determinata dall’ampiezza delle Circoscrizioni.  Il referendum abrogativo è per sua natura uno strumento imperfetto, ma spesso è necessario per superare la paralisi dei partiti ed aprire la via a decisioni del Parlamento, che resta ovviamente libero di integrare o modificare l’assetto risultante dal referendum (sui collegi uninominali, sul voto di preferenza, etc.).L’attuale legge elettorale rappresenta la peggiore di tutte le possibili soluzioni: ha aumentato la frammentazione; ha reintrodotto il trasformismo parlamentare; ha massimizzato il potere negoziale di piccole formazioni e notabili locali; grazie ad un abnorme premio di maggioranza mette a rischio tutte le istituzioni di garanzia che possono essere elette e controllate da maggioranze del 35%-40%.

La via parlamentare resta la via maestra.Ma, poiché il Parlamento non ha saputo riformare la legge la legge elettorale, né è presumibile possa farlo nell’attuale situazione politica, il Comitato promotore ha deciso di depositare i quesiti in Cassazione dando concreto inizio all’iter referendario. Abrogare l’attuale legge è dunque non un ritorno al passato, ma un passo necessario a garantire l’equilibrio tra poteri e a preparare un più corretto funzionamento del nostro sistema politico-istituzionale.

domenica 7 agosto 2011

Toscana, il centrosinistra si divide sulla Tav

di Anna Riccardi *

I comitati: “Opera costosa e dannosa” 

I tre assessori regionali di Idv e Fds della giunta di Enrico Rossi non hanno partecipato al voto sull'accordo ministeriale per lo snodo dell'Alta velocità a Firenze. La stazione di Foster e il doppio tunnel da 7 chilometri potrebbero costare 3 miliardi di euro. "Intervento devastante per la città e con rischi per la falda", accusano i No Tav. Proposto un progetto alternativo in superficie da 300 milioni di euro

Anche la politica toscana deve fare i conti con l’Alta velocità. Nel giorno dell’ennesimo accordo ministeriale necessario per dare il via ai lavori del nodo fiorentino, la maggioranza che sostiene il governatore Enrico Rossi si diversifica. Idv e Fds hanno infatti deciso di non far partecipare i loro tre assessori al voto sul testo dell’accordo. Fabio Evangelisti, deputato e segretario regionale dipietrista, ha chiesto esplicitamente “garanzie per il perseguimento degli interessi pubblici e una sollecita campagna di confronto con i cittadini e le altre amministrazioni locali, visto che a oggi – ha aggiunto – non sono state spiegate le ragioni della scelta per confrontarla eventualmente con altre soluzioni”.

Si tratta di una posizione nuova nel panorama del centrosinistra toscano, che dopo anni accende così i riflettori su un progetto che molti considerano sbagliato per Firenze. Una nuova Stazione, progettata dall’archistar Norman Foster, e un doppio tunnel lungo sette chilometri che potrebbe arrivare a costare sui 3 miliardi di euro, tutti soldi pubblici prelevati dal già deficitario bilancio dello Stato.

L’accordo è stato comunque firmato a Roma alla presenza del ministro dei Trasporti Altero Matteoli, del sindaco Matteo Renzi, di Rossi, della Provincia e di Trenitalia e Rfi. Tutti d’accordo nel garantire al capoluogo 80 milioni in opere di compensazione. A Firenze, invece, sotto la sede della Regione, il Comitato contro il sottoattraversamento e Italia Nostra hanno organizzato una contestazione ed è proprio dalla piazza che arriva il commento più caustico: “Specchietti e perline in cambio di oro, la storia è vecchia. Compensazioni ridicole in cambio di una grande opera che devasterà il territorio e che serve solo a stornare soldi dal pubblico al privato. Per Firenze è inutile, considerate le alternative possibili”.

Gli 80 milioni saranno spesi soprattutto in opere per la viabilità cittadina. Renzi ha rivendicato queste risorse come un nuovo successo per la sua amministrazione mentre, ha fatto notare la consigliera di opposizione di perUnaltracittà Ornella De Zordo, “nessuna nuova risorsa arriverà in città, i milioni già stanziati saranno semplicemente destinati ad altre infrastrutture rispetto a quelle originarie”. Enrico Rossi ha puntato sulla crescita economica legata ai cantieri affermando che “questo investimento è un fatto decisivo per lo sviluppo della Regione che sarebbe stato miope non cogliere”. Il Pdl attacca Renzi ma tace sul merito, e in genere chi tace acconsente, anche nella città di Denis Verdini.

Il progetto non ha mai convinto i fiorentini sia per lo spreco di denaro pubblico per una proposta culturalmente vecchia sia perché giudicato troppo pericoloso per una città che l’Unesco ha inserito tra i siti Patrimonio dell’umanità. Il tunnel infatti passa poche decine di metri sotto la cerchia Ottocentesca della città e sotto la Fortezza da basso, voluta dai Medici per difendersi dai fiorentini. Cinquecento anni dopo il potere politico usa altri mezzi e i cittadini hanno abbandonato i tumulti di piazza, organizzandosi in un Comitato che sostiene un progetto alternativo dai molti pregi, dicono: sostenibile ambientalmente, dai tempi di realizzazione ridotti, meno costoso – solo 300 milioni – ma forse proprio per questo ignorato dalle amministrazioni locali. Grazie alle competenze di diversi geologi, ingegneri ferroviari, urbanisti e architetti dell’Università di Firenze è nato infatti un progetto di superficie che si interscambia con la rete pendolare.
  Intanto l’appalto, del valore di 715 milioni di euro e già lievitato a 1.350, è stato vinto dalle cooperative Coopsette ed Ergon. Quando nacque il Comitato l’allora assessore regionale ai Trasporti, l’ex Pci Riccardo Conti, invitò gli operai a piantare le tende nei cantieri per contrastare chi chiedeva un progetto meno impattante per la città.

Il Comitato ha prodotto nel tempo una ricca documentazione per smontare quello che considerano un progetto ricco di falsi miti. La Valutazione di impatto ambientale, ad esempio, risale al 1998 ed è stata fatta su un progetto poi abbandonato. Secondo Teresa Crespellani, docente di Ingegneria sismica di fama internazionale, i limiti del progetto del progetto sono tanti. Inoltre la Stazione Foster provocherà, dicono i No Tav, un effetto diga nel sottosuolo, prosciugando a valle la falda e provocandone l’innalzamento a monte. Il problema è che l’area interessata dall’impatto è abitata da decine di migliaia di persone. Le loro case subiranno danni inevitabili, come del resto è successo a Bologna per il progetto gemello.

A vigilare in teoria c’è l’Osservatorio ambientale, organo tecnico sì, ma di nomina politica, e che vede fra i suoi membri un rappresentante della committenza, cioè Rfi. Lo scorso 19 luglio, inoltre, il Genio civile ha rilevato gravi criticità nel rispetto delle norme antisismiche.
  L’Alta velocità che già ora passa in città, sostengono i No Tav fiorentini, con poche modifiche al tracciato attuale potrebbe passare in superficie, garantendo gli stessi tempi di percorrenza.

* da Il Fatto Quotidiano   7 agosto 2011

giovedì 4 agosto 2011

Autostrade e sostenibilità

di Federico Gasperini*

E' stata inaugurata oggi la terza corsia dell'Autostrada del Sole tra Scandicci e Firenze sud, 13,5 chilometri di nuova carreggiata che completano l'ampliamento di 22 chilometri della A1 tra gli estremi nord-sud della città.
Particolarmente soddisfatto l'assessore regionale alle infrastrutture Luca Ceccobao. «L'apertura al traffico dell'intera terza corsia tra Firenze Nord e Firenze Sud è il raggiungimento di un risultato importante. Sono 22 chilometri di autostrada a tre corsie che fanno tirare un bel respiro di sollievo a tutti gli automobilisti che si trovano ogni giorno ad affrontare il nodo di Firenze. La terza corsia significa meno code, meno stress, meno inquinamento. Ci auguriamo a questo punto che Autostrade per l'Italia rispetti l'impegno di aprire tutte e tre le corsie anche in direzione nord entro la fine di agosto (per ora l'autostrada è stata aperta solo in direzione sud ndr)».
Per la viabilità qualche miglioramento nel tratto fiorentino fino ad oggi congestionato, sarà sicuramente percepito dagli utenti che utilizzano l'A1 nelle grandi percorrenze e anche dai fiorentini che usano il tratto di autostrada come circonvallazione per bypassare il traffico cittadino. Per quanto riguarda la riduzione di inquinamento evocata dall'assessore immaginiamo che l'areale di riferimento sia la città di Firenze. In questo caso ci si basa più su ipotesi e sensazioni che su riscontri concreti.

E' stato detto più volte che il traffico autostradale ha influenza negativa sulla qualità dell'aria fiorentina (probabilmente è così), ma dati specifici non risultano. Per evidenziare una riduzione di un fenomeno è necessario avere dati sulla situazione precedente al cambiamento ma nel tratto autostradale non ci sono (a quanto è dato sapere) centraline di monitoraggio che misurino i parametri della qualità dell'aria. Vedremo in seguito quindi se ci saranno dei miglioramenti di questa matrice a Firenze e se potranno essere correlati in qualche modo al cambiamento avvenuto nella viabilità autostradale.

Ma è un'altra parte della dichiarazione dell'assessore Ceccobao che merita una riflessione: «Adesso però non dobbiamo fermarci qui. Vogliamo far partire i cantieri su gran parte delle autostrade toscane, in modo da arrivare ad avere l'intero tratto tra Barberino e il Valdarno a tre corsie, nonché l'autostrada Firenze-Mare, a partire dai tratti Firenze-Pistoia e Pistoia-Montecatini. Si tratta di opere di ammodernamento che la Toscana non può attendere ancora, e che sono in grado di generare occupazione e reddito in un momento di difficoltà».
Utilizzare cemento per incrementare il Pil è cosa "vecchia" che l'Italia ha fatto spesso nei decenni passati. In questo caso è necessario capire se le nuove strutture di viabilità evocate sono necessarie e indispensabili o se invece è una diversa mobilità di merci e persone che andrebbe pensata, più in sintonia con l'attenzione al territorio. Quando negli anni '60 dello scorso secolo fu inaugurata l'Autostrada del Sole (A1) due corsie erano sovrabbondanti visti i flussi di traffico. Tra qualche tempo, visto il trend di crescita dell'auto privata, non saranno sufficienti nemmeno 4 corsie. Nel terzo millennio, visti gli errori del passato (che paghiamo oggi), che hanno portato ad avere un territorio sempre più antropizzato, la strategia centrale per far muovere cose e persone non può essere quella di favorire l'utilizzo del trasporto su gomma privato, attraverso la costruzione di  grandi opere. La Regione su questo deve ancora fornire segnali inequivocabili di aver intrapreso la strada della sostenibilità.

*da  greenreport.it   3 agosto 2011