venerdì 28 ottobre 2011

Ancora uno scempio di acqua e fango


di Mauro Parigi *
La concentrazione di pioggia è stata particolare ed è l'ennesimo segnale di un clima cambiato. Ma è indubbio che abbiamo molte cose da ripensare per quanto riguarda modi e forme di utilizzazione dei suoli.
E' inutile girare intorno al problema: l'urbanizzazione è il problema, l'urbanizzazione confusa, spontanea, fuori dalle regole  per causa di una lunga trafila di condoni che ha esteso e consolidato il disordine, sono l'aggravante.
Potremo dilungarci nella ricerca delle responsabilità, ma è scarsamente produttivo.
Dobbiamo invece procedere con profonde innovazioni, nei comportamenti amministrativi e politici, nella cultura urbanistica, nella cultura generale. Non ci sono alternative, se non vogliamo continuare a fare l'elenco, anno dopo anno, di disastri per fortuna localizzati (ma sempre disastri), di perdite umane ed economiche.
Forse però può valere definire una lista di cose da fare per consegnarla ai responsabili politici, per invocare un "cambio di rotta" senza equivoci, per quanto ci si renda perfettamente conto degli interessi anche enormi e contrastanti che agiscono sul territorio.
Proviamoci:
  • 1. Incentivazione dell'agricoltura, della nascita di nuove imprese agricole anche requisendo terreni di proprietà privata ma abbandonati, come funzione essenziale di riordino territoriale oltre che alimento di filiere corte a scapito dei condizionamenti economici delle grandi lobby del settore agroalimentare;
  • 2. Individuazione di strumenti ed incentivi per la riorganizzazione degli insediamenti in aree periurbane per recuperare "naturalità", corretto e controllato convogliamento delle acque, per liberare fossi, corsi d'acqua e fiumi (in alveo e nelle dirette pertinenze) da ogni tipo di condizionamento fisico;
  • 3. Individuazione di strumenti ed incentivi per il recupero, il consolidamento, se utile anche la densificazione di aree urbanizzate per bloccare o limitare l'espansione urbana (per esempio rendere strutturale, non con scadenza temporale e non soggetta a procedure complesse quanto previsto dalla recente modifica ed integrazione della legge regionale 1/2005 articoli da 74 a 74 sexies - piani di rigenerazione urbana);
  • 4. Superamento di valutazioni astratte, potremo dire "romantiche", degli strumenti urbanistici, e definizione di contabilità facilmente controllabili ed intellegibili da tutti supportando queste modalità con un riordino di competenze che produrrebbe anche una qualificazione della spesa pubblica (tanto per esemplificare che senso ha il piano strutturale di Capraia Isola che è tutta ricompresa nel parco nazionale dell'arcipelago toscano, o di Rio nell'Elba?, meglio un piano di assetto generale di livello sovracomunale unito a quadri conoscitivi, ad un sistema informativo territoriale che potrebbero ben essere la missione delle province se non scompaiono, un piano che fissa i parametri essenziali di occupazione di suoli e di edificabilità ammissibile definendo innanzi tutto dove non si può costruire;
  • 5. Riordino delle scuole di architettura perché ci sono sempre meno esperti in urbanistica e ambiente e troppi "amanti" del progetto edilizio;
  • 6. Consolidamento di forme di imposizione fiscale come il contributo di bonifica per garantire effettivamente attività di manutenzione dei corsi d'acqua e del territorio in generale;
Ovviamente ci possono essere molte altre cose da fare, come spostare la produzione di ricchezza dall'investimento immobiliare, agricolo o industriale che sia.
Da qualche parte bisogna partire e bisogna che qualche regione parta.

La Toscana da questo punto di vista ha tradizione e potenzialità.
Giusto dire come fa il Governatore Rossi che qualcuno ha sbagliato, ad Aulla, in questo caso, come altrove, ma può e deve, per capacità ed esperienza, dimostrare che è giunto il momento di avere coraggio, che altre strade sono perseguibili; forse servono più i medici condotti dell'urbanistica che professori. E occorre ricordare come alla fine degli anni settanta fu proprio la congiunzione di esperti e professori, di "medici condotti" e della buona politica, ad aprire le porte a quella straordinaria stagione dell'urbanistica toscana - vera avanguardia internazionale - che condusse con le leggi 10/1979 e 59/1980 alla salvaguardia attiva della campagna toscana e dei centri storici.
È retorico domandare se ci possiamo sperare, non è retorico insistere perché ciò accada.

* da Greenreport    28 ottobre 2011


mercoledì 26 ottobre 2011

Prevenzione dimenticata


di Mario Tozzi *

Buoni ultimi in Europa, gli italiani sembrano scoprire, nell’autunno 2011, che il regime delle piogge è cambiato. Non ci sono più le pioggerelline invernali, né le rugiade primaverili. No, qui deflagrano vere e proprie bombe d’acqua.

Bombe d’acqua che scaricano in poche ore la stessa quantità di pioggia che un tempo cadeva in qualche mese. Quasi 130 mm di pioggia a Roma (con due vittime) in un paio d’ore, una vittima nel Salernitano, 140 mm in una sola ora alle Cinque Terre e ancora dispersi. Peccato che le alluvioni istantanee (flash-flood) siano ormai da tempo diventate la regola nel nostro Paese e investano anche bacini fluviali minori. Questo non è più il tempo delle grandi piene del Polesine o dell’Arno: nell’Italia del terzo millennio tocca e toccherà sempre più all’Ofanto, piuttosto che al Brachiglione. Le bombe d’acqua sono figlie del clima che si surriscalda e si estremizza: più energia termica a disposizione dei sistemi atmosferici significa maggiore possibilità di eventi fuori scala rispetto al passato. Ma tutto peggiora quando, anziché guardare in terra, si continua a osservare il cielo nella speranza che il fato non sia avverso. L’esempio della Liguria è eclatante: le alluvioni in quella sottile striscia di terra sono e saranno la regola a ogni pioggia un po’ più grave del solito.

 Per forza: quando si costruisce fino dentro gli impluvi fluviali, il terreno viene reso impermeabile e non assorbe più la pioggia che, invece, si precipita nei corsi d’acqua, ormai non più commisurati a quelle precipitazioni. Così arrivano le alluvioni, dovute alla nostra scarsa conoscenza della dinamica naturale e al mancato rispetto delle regole: se si leva spazio al fiume, il fiume prima o poi se lo riprende. E hai voglia a sturare i tombini a Roma o a decretare lo stato di calamità (che non andrebbe assolutamente favorito, perché si deve operare in prevenzione, non in emergenza) a La Spezia: sono solo palliativi che rimandano alla prossima occasione. Se non si liberano i fiumi dell’aggressione cementizia, se non si rispettano le regole di un territorio così fragile e giovane come quello italiano e se, peggio, si favorisce l’abusivismo anche attraverso sciagurati piani casa e ancor più sciagurati condoni, il problema non si risolverà mai.

Ma proprio questo è il punto: nessun decisore politico si impegna nella manutenzione del territorio attraverso piccole opere diffuse. Tutti sperano di lucrare consenso con l’ennesimo ponte inutile o l’ennesimo raddoppio di strada. Così non si opera nell’interesse della popolazione e si degrada il territorio al rango dei Paesi del Terzo mondo, mentre si hanno ambizioni da sesta potenza industriale del pianeta. Le perturbazioni investiranno le solite zone ad alto rischio: l’Alto Lazio, la Campania, la Calabria e Messina. E ascolteremo le solite litanie e giustificazioni, magari appellandosi all’eccezionalità dell’evento che, però, non è ormai più tale. Non si può vivere a rischio zero, è vero, ma, non avendo fatto nulla, non ci si dovrebbe nemmeno lamentare.
* La Stampa      26 ottobre 2011

martedì 11 ottobre 2011

Alimentazione curativa


L'associazione 1virgola618    vi propone
Corso sulle proprietà terapeutiche degli alimenti

Firenze 21 (pomeriggio), 22 e 23 ottobre 2011
Seminario teorico aperto a tutti
destinato a coloro che hanno a cuore il proprio e l'altrui benessere,
attraverso la consapevolezza quotidiana della scelta di sani alimenti, di una buona cucina e di una corretta alimentazione come prevenzione alle disarmonie del corpo e della mente;
e ai terapeuti naturali che ne vogliono approfondire l'aspetto curativo.
Il corso è propedeutico - per non dire necessario - alla frequentazione del corso di Terapie Naturali Integrate che si terrà il 3, 4 e 5 febbraio 2012 a Firenze

Relatore: Dr. Demetrio Iero

Come nozioni introduttive del corso verranno date le indicazioni di base dell'alimentazione naturale; evidenziati i principi fondamentali e le differenze tra la dottrina vitalistica e la dottrina meccanicistica; verrà spiegato il trattamento sintomatico e il trattamento di terreno.
Passeremo poi nel vivo della tematica del corso parlando di dietoterapie, delle proprietà curative dei digiuni. Indicati gli alimenti acidi e quelli alcalini, gli alimenti yin e gli alimenti yang, gli alimenti a polarità minus e gli alimenti a polarità plus. La trattazione continua con le acque:minerali, oligominerali, sante, caricate con frequenze em, leuroniche.
Gli oli d’oliva, di semi, ecc. e i loro effetti sulla salute. Gli zuccheri e le sostanze dolcificanti. I sali alimentari e quelli terapeutici. Le vitamine contenute nei cibi. Quali minerali, oligoelementi e sali di Schussler è meglio assumere. Le proteine animali e vegetali. Si parlerà dei cereali (con glutine e non) e delle loro proprietà specifiche. Largo spazio verrà dato ai legumi, alle verdure, agli ortaggi e alla frutta. I succhi e i germogli.Verranno fornite indicazioni pratiche sulla cottura dei cibi. Parleremo di allergie ed intolleranze alimentari insegnando a riconoscerne i sintomi.
Informazioni ed iscrizioni
Gianna 349 4248355 begin_of_the_skype_highlighting            349 4248355      end_of_the_skype_highlighting     info@1virgola618.it
 

La Versilia contro l'inceneritore di Pietrasanta e la Veolia


lettera al  blog di Beppe Grillo

Mi chiamo Cittadino, ma anche Daniela, Cinzia, Stefania, Andrea, Valerio, Amos, Beppe, Enrico, Massimiliano, Barbara, Marino. Non so quanti nomi ho! Abito in una splendida terra chiamata Versilia che ha gli stessi problemi di centinaia di altri posti d'Italia, solo che per me è una terra speciale, ci sono nato, ci abito e la voglio difendere ad ogni costo. 
La storia inizia qualche decennio fa, costruirono un inceneritore che bruciava di tutto a cielo aperto, fu chiuso dopo anni. Nella stessa zona, Pietrasanta, arrivò un folle ordine dall'alto, molto alto, altissimo. Costruirono un altro inceneritore, più grosso, più potente; ma assicurarono tutti, sarebbe stato il fiore all'occhiello della tecnologia, “l'impianto più controllato d'Italia e d'Europa”. Era ovvio, già nel 1997 sapevo che così non sarebbe stato, provai a far ragionare il Sindaco, il presidente della Provincia di Lucca, il presidente della regione Toscana, il Prefetto, la Polizia, ma non ne volevano sapere, non ascoltavano, sordi. Non mollai, il giorno dell'inizio dei lavori di costruzione dell'impianto mi sedetti davanti all'ingresso del cantiere, eravamo in tanti, bambini, adulti e anziani...tutti inermi, tutti zitti. Un signore con la fascia tricolore disse di alzarmi dalla Mia Terra altrimenti sarebbe intervenuto. Ma per fare cosa e perché? Ci bastonarono, portati via di peso e denunciati. Tu ripeti spesso la frase “Noi non molleremo mai”, io l'ho ripetuta ogni giorno da 14 anni, ho speso tutto il tempo libero e gran parte dei miei risparmi, sono stato deriso dalla politica di turno, umiliato nelle decine di incontri pubblici e manifestazioni che ho organizzato, ho contattato esperti di analisi ambientale, trovato avvocati che mi hanno difeso pretendendo solo i costi dei bolli, tante persone degne. Ti lascio immaginare ciò che ho passato, sapevo di avere ragione, vedevo e continuo a vedere persone che si ammalano di cancro.

Un anno e mezzo fa sono riuscito a far sequestrare l'impianto, si è già svolto un processo per alcuni dipendenti che manomettevano i dati delle emissioni inquinanti, hanno patteggiato, sono stati condannati. Il 13 ottobre sarà la volta degli altri, la Veolia, la multinazionale francese che gestisce l'inceneritore metterà in campo tutti i suoi mastini ma io continuerò a “non mollare”. Voglio giustizia, pretendo che mi restituiscano la mia Terra come l'hanno trovata, lo devo a chi ha lottato, a chi si è ammalato, alle generazioni future e a tutti quei cittadini e comitati che in questo momento stanno vivendo le stesse situazioni. Non mollate!".

Associazione per la tutela Ambientale della Versilia
Co.As.Ver. (coordinamento di comitati e associazioni versiliesi)
Grilli Versiliesi (Meetup 91)

ndr: Veolia è la multinazionale francese originariamente nata per la gestione di numerose attività nel mondo nel settore dell'acqua ma che si estende ormai  in tutti i settori di servizi ambientali ed anche di trasporto. Ha recentemente stretto accordi con FFSS Italia nel settore Alta Velocità  ferroviaria.

giovedì 6 ottobre 2011

Edilizia: 839 Comuni con regolamenti urbanistici energeticamente virtuosi


L'Osservatorio nazionale regolamenti edilizi per il risparmio energetico (Onre) di Legambiente e Cresme hanno presentato oggi al Saie in corso alla fiera di Bologna una ricerca che da quattro anni fotografa il cambiamento in atto nella filiera delle costruzioni, a partire dalle novità introdotte nei regolamenti edilizi comunali per spingere una maggiore attenzione alla sostenibilità e qualità del costruire


I parametri presi in considerazione nell'analisi sono: isolamento termico, utilizzo di fonti rinnovabili, efficienza energetica degli impianti, orientamento e schermatura degli edifici, materiali da costruzioni locali e riciclabili, risparmio idrico e recupero acque meteoriche, isolamento acustico, permeabilità dei suoli e effetto isola di calore. A partire da quest'anno sono state introdotte nuove valutazioni: prestazioni dei serramenti,  contabilizzazione del calore e certificazione energetica, «A sottolineare come nei Regolamenti Edilizi convergono aspetti tecnici e procedurali e vi s'incrociano competenze in materia di urbanistica, edilizia ed energia di Stato, Regioni e Comuni».
Dal rapporto emerge un'edilizia sempre più sostenibile nei Comuni italiani: «Sono 839, infatti, le realtà locali che hanno deciso negli ultimi cinque anni di modificare i propri regolamenti edilizi per inserire nuovi criteri e obiettivi energetico-ambientali in modo da migliorare prestazioni e qualità del costruito - dicono Onre e Cresme -  Una spinta dal basso e in costante crescita (erano 705 nel 2010 e 557 nel 2009), visto che nei primi 9 mesi del 2011 sono ben 134 le nuove amministrazioni che sono intervenute sui regolamenti edilizi».
Cresme e Legambiente sottolineano che «Nei territori dove sono in vigore questi strumenti innovativi vivono complessivamente oltre 20 milioni di cittadini, in città grandi e piccole».
Le buone pratiche edilizie sono più diffuse nei Comuni del centro-nord, ma i regolamenti urbanistici energeticamente virtuosi cominciano a crescere anche al sud, in particolare in alcune zone di Campania, Puglia e Sardegna.


Il rapporto evidenzia che «Al nord, in valori assoluti, è la Lombardia a mostrare la quantità più elevata di Comuni (223) seguita dall'Emilia-Romagna (121), Veneto (87) e Piemonte (64). Tra le norme regionali che spingono la certificazione e l'efficienza energetica, sono da segnalare le Province Autonome di Trento e Bolzano dove si è stabilito che per tutte le nuove costruzione la classe B è quella minima obbligatoria e dove la certificazione energetica è oggi una pratica diffusa e regolata secondo criteri precisi a cui seguono controlli e sanzioni. La Regione Emilia-Romagna che fissa obblighi per l'installazione di solare termico e fotovoltaico, per l'allacciamento a reti di teleriscaldamento e stabilisce limiti di trasmittanza per i nuovi edifici; ma anche Lombardia e Piemonte che impongono l'uso di energie rinnovabili per la produzione di acqua calda sanitaria, prevedono controlli e sanzioni per la certificazione energetica, la schermatura delle superfici vetrate nei nuovi edifici e limiti di trasmittanza delle pareti».


L'Onre a dicembre presenterà il bilancio finale con il Rapporto 2011 sull'innovazione energetica in edilizia, ma intanto l'osservatorio di Legambiente fornisce alcuni dati: «L'isolamento termico è tra i punti fondamentali da affrontare per il contenimento dei consumi energetici delle abitazioni ed è l'unico parametro affrontato in almeno un Comune per Regione. Sugli 839 Comuni individuati, sono 608 quelli che prevedono obblighi sull'isolamento termico degli edifici. Anche il ricorso a tetti verdi inizia ad essere inserito nei Regolamenti Edilizi con 31 Comuni, tutti in Lombardia, dove per le nuove edificazioni è obbligatorio realizzare parte della copertura con "tetti giardino" per un miglior isolamento termico, stessa pratica incentivata in altri 20 Comuni. Per quanto riguarda i serramenti ad alta efficienza l'obbligo è previsto in caso di sostituzione dei vecchi o di realizzazione di nuovi edifici in 278 Comuni. Utilizzo fonti rinnovabili: risultati particolarmente importanti sono quelli raggiunti dalle energie rinnovabili. Infatti in ben 459 Comuni italiani si obbliga l'installazione di pannelli solari termici, mentre in 482 diventa obbligatorio per i nuovi edifici allacciare pannelli fotovoltaici». 
L'efficienza energetica in edilizia vede 312 amministrazioni locali che incentivano o obbligano all'allacciamento a una rete di teleriscaldamento, l'uso di pompe di calore o il collegamento a impianti di cogenerazione per il riscaldamento e la climatizzazione estiva delle case. «In particolare sono 164 i Comuni in cui, se presente, si fa obbligo di allacciare gli edifici alla rete di teleriscaldamento».


Per quanto riguarda l'orientamento e schermatura degli edifici «Sono 431 i Comuni che nei loro regolamenti affrontano il tema dell'orientamento e/o ombreggiatura delle superfici vetrate. In 15 vi è un esplicito divieto di costruire edifici o singole abitazioni con un unico affaccio verso nord».
In 382 Comuni i regolamenti edilizi prendono in considerazione l'origine dei materiali e l'energia impiegata per la loro produzione. 324 amministrazioni promuovono l'uso di materiali di provenienza locale, naturali e riciclabili o con un lungo ciclo di vita, per 27 Comuni questo tipo di richiesta diventa obbligatoria. 
Lo studio evidenzia che «Un aspetto molto considerato è quello della risorsa idrica. Infatti il recupero delle acque piovane, principalmente per l'irrigamento di giardini, ed il risparmio idrico, sono resi obbligatori in 463 Comuni italiani».
235 Comuni hanno deciso di affrontare il problema del corretto isolamento acustico negli edifici: «Di questi, 158 prevedono un limite preciso alle emissioni acustiche da rispettare, 44 prevedono incentivi qualora si raggiungano livelli di isolamento acustico particolarmente elevati». 


Un altro problema urbano sono le isole di calore e secondo il rapporto «sono 188 i Comuni che trattano la permeabilità dei suoli nei loro regolamenti edilizi, punto fondamentale per impedire l'incremento delle temperature nella aree urbane, noto come effetto "isola di calore", e di conseguenza per evitare un sempre crescente bisogno di impianti di climatizzazione nei mesi estivi. In particolare, il Comune di Bolzano ha introdotto, dal 2004, un indice di certificazione della qualità dell'intervento edilizio rispetto alla permeabilità del suolo e del verde (il Rie, Riduzione dell'impatto edilizio). La certificazione è obbligatoria per tutti gli interventi edilizi, sia residenziali sia produttivi».   
Edoardo Zanchini, responsabile energia e urbanistica di Legambiente, ha spiegato che «I regolamenti edilizi comunali rappresentano sempre di più uno snodo fondamentale del processo edilizio e del cambiamento in corso nel modo di progettare e costruire in Italia. Questi risultati dimostrano che l'innovazione in questo settore sta andando avanti ma va accompagnata da una chiara politica nazionale che spinga a fare dell'edilizia un settore di punta della green economy, capace di creare lavoro e di riqualificare le città italiane. La sfida che abbiamo di fronte è di portare l'intero settore delle costruzioni a raggiungere gli obiettivi fissati dall'Unione Europea al 2021. Quando tutti i nuovi edifici dovranno essere progettati e costruiti in modo tale da avere bisogno di una ridotta quantità di energia per il riscaldamento e il raffrescamento, e in ogni caso prodotta da fonti rinnovabili. I regolamenti edilizi comunali sostenibili e le tante buone pratiche diffuse nelle città italiane dimostrano che l'obiettivo è raggiungibile e potrebbe permettere di aprire una nuova fase per il settore delle costruzioni, chiudendo definitivamente i conti con la stagione dell'abusivismo edilizio e del consumo di suolo dissennato».
da Greenreport   6 ottobre 2011

lunedì 3 ottobre 2011

Marcia Perugia-Assisi: la mozione finale


                                                  Principi
Primo. Il mondo sta diventando sempre più insicuro. Se continuiamo a spendere 1.6 trilioni di dollari all'anno per fare la guerra non riusciremo a risolvere nessuno dei grandi problemi del nostro tempo: la miseria e la morte per fame, il cambio climatico, la disoccupazione, le mafie, la criminalità organizzata e la corruzione. Se vogliamo uscire dalla crisi dobbiamo smettere di fare la guerra e passare dalla sicurezza militare alla sicurezza umana, dalla sicurezza nazionale alla sicurezza comune. 
Secondo. Se vogliamo la pace dobbiamo rovesciare le priorità della politica e dell'economia. Dobbiamo mettere al centro le persone e i popoli con la loro dignità, responsabilità e diritti.
Terzo. La nonviolenza è per l'Italia, per l'Europa e per tutti via di uscita dalla difesa di posizioni insufficienti, metodo e stile di vita, strumento di liberazione, strada maestra per contrastare ogni forma d'ingiustizia e costruire persone, società e realtà migliori.
Quarto. Se vogliamo la pace dobbiamo investire sulla solidarietà e sulla cooperazione a tutti i livelli, a livello personale, nelle nostre comunità come nelle relazioni tra i popoli e gli stati. La logica perversa dei cosiddetti "interessi nazionali", del mercato, del profitto e della competizione globale sta impoverendo e distruggendo il mondo. La solidarietà tra le persone, i popoli e le generazioni, se prima era auspicabile, oggi è diventata indispensabile.
Quinto. Non c'è pace senza una politica di pace e di giustizia. L'Italia, l'Europa e il mondo hanno bisogno urgente di una politica nuova e di una nuova cultura politica nonviolenta fondata sui diritti umani. Quanto più si aggrava la crisi della politica, tanto più è necessario sviluppare la consapevolezza delle responsabilità condivise. Serve un nuovo coraggio civico e politico.
Sesto. Se davvero vogliamo la pace dobbiamo costruire e diffondere la cultura della pace positiva. Una cultura che rimetta al centro della nostra vita i valori della nostra Costituzione e che sappia generare comportamenti personali e politiche pubbliche coerenti. Per questo, prima di tutto, è necessario educare alla pace. Educare alla pace è responsabilità di tutti ma la scuola ha una responsabilità e un compito speciali.


                                                              Proposte e impegni
1. Garantire a tutti il diritto al cibo e all'acqua.
E' intollerabile che ancora oggi più di un miliardo di persone sia privato del cibo e dell'acqua necessaria per sopravvivere mentre abbiamo tutte le risorse per evitarlo. Ed è ancora più intollerabile che queste atroci sofferenze siano aumentate dalla speculazione finanziaria sul cibo, dall'accaparramento delle terre fertili, dalla devastazione dell'agricoltura e dalla privatizzazione dell'acqua.
2. Promuovere un lavoro dignitoso per tutti.
Un miliardo e duecento milioni di persone lavorano in condizioni di sfruttamento. Altri 250 milioni non hanno un lavoro. 200 milioni devono emigrare per cercarne uno. Oltre 12 milioni sono vittime della criminalità e sono costrette a lavorare in condizioni disumane. 158 milioni di bambine e di bambini sono costretti a lavorare. Occorre ridare dignità al lavoro e ai lavoratori, giovani e anziani, di tutto il mondo.
3. Investire sui giovani, sull'educazione e la cultura.
Un paese che non investe, non valorizza e non dà spazio ai giovani è un paese senza futuro. La lotta alla disoccupazione giovanile deve diventare una priorità nazionale. Investire sulla scuola, sull'università, sulla ricerca e sulla cultura vuol dire investire sulla crescita sociale, politica ed economica del proprio paese.
4. Disarmare la finanza e costruire un'economia di giustizia.
La finanza, priva di ogni controllo internazionale, sta mettendo in crisi l'Europa politica e provoca un drammatico aumento della povertà. Bisogna togliere alla finanza il potere che ha acquisito e ripristinare il primato della politica sulla finanza. Occorre tassare le transazioni finanziarie, lottare contro la corruzione e l'evasione fiscale e ridistribuire la ricchezza per ridurre le disuguaglianze sociali.
5. Ripudiare la guerra, tagliare le spese militari.
La guerra è sempre un'inutile strage e va messa al bando come abbiamo fatto con la schiavitù. Anche quando la chiamiamo con un altro nome è incapace di risolvere i problemi che dice di voler risolvere e finisce per moltiplicarli. Promuovere e difendere sistematicamente i diritti umani, investire sulla prevenzione dei conflitti e sulla loro soluzione nonviolenta, promuovere il disarmo, contrastare i traffici e il commercio delle armi, tagliare le spese militari e riconvertire l'industria bellica è il miglior modo per aumentare la nostra sicurezza.
6. Difendere i beni comuni e il pianeta.
Se non impariamo a difendere e gestire correttamente i beni comuni globali di cui disponiamo, beni come l'aria, l'acqua, l'energia e la terra, non ci sarà né pace né sicurezza per nessuno. Nessuno si deve più appropriare di questi beni che devono essere tutelati e condivisi con tutti. Urgono istituzioni, politiche nazionali e internazionali democratiche capaci di operare in tal senso. Occorre ridurre la dipendenza dai fossili, introdurre nuove tecnologie verdi e nuovi stili di vita non più basati sull'individualismo, la mercificazione e il consumismo.
7. Promuovere il diritto a un'informazione libera e pluralista.
Un'informazione obiettiva, completa, imparziale, plurale che mette al centro la vita delle persone e dei popoli è condizione indispensabile per la libertà e la democrazia. Sollecita la partecipazione alla vita e alle scelte della collettività; favorisce la comprensione dei fenomeni più complessi che attraversano il nostro tempo, promuovere il dialogo e il confronto, costruisce ponti fra le civiltà, avvicina culture diverse, diffonde e consolida la cultura della pace e dei diritti umani.
8. Fare dell'Onu la casa comune dell'umanità.
Tutti nelle Nazioni Unite, le Nazioni Unite per tutti. Se vogliamo costruire un argine al disordine internazionale, i governi devono accettare di democratizzare e rafforzare le Nazioni Unite mettendo in comune le risorse e le conoscenze per fronteggiare le grandi emergenze sociali e ambientali mondiali.
9. Investire sulla società civile e sullo sviluppo della democrazia partecipativa.
Senza una società civile attiva e responsabile e lo sviluppo della cooperazione tra la società civile e le istituzioni a tutti i livelli non sarà possibile risolvere nessuno dei grandi problemi del nostro tempo. Rafforzare la società civile responsabile e promuovere la democrazia partecipativa è uno dei modi più concreti per superare la crisi della politica, della democrazia e delle istituzioni.
10. Costruire società aperte e inclusive.
Il futuro non è nella chiusura in comunità sempre più piccole, isolate e intolleranti che perseguono ciecamente i propri interessi ma nell'apertura all'incontro con gli altri e nella costruzione di relazioni improntate ai principi dell'uguaglianza e alla promozione del bene comune. Praticare il rispetto e il dialogo tra le fedi e le culture arricchisce e accresce la coesione delle nostre comunità. I rifugiati e i migranti sono persone e come tali devono vedere riconosciuti e rispettati i diritti fondamentali.


Queste priorità devono essere portate avanti da ogni persona, a livello locale, nazionale e globale, in Europa come nel Mediterraneo.
Per realizzarle abbiamo innanzitutto bisogno di agire insieme con una strategia comune e la consapevolezza di avere un obiettivo comune.
Per realizzarle abbiamo bisogno di dare all'Italia un governo di pace e una nuova politica, coerente in ogni ambito, e di investire con grande determinazione sulla costruzione di un'Europa dei cittadini, federale e democratica, aperta, solidale e nonviolenta e di una Comunità del Mediterraneo che, raccogliendo la straordinaria domanda di libertà e di giustizia della primavera araba, trasformi finalmente quest'area di grandi crisi e tensioni in un mare di pace e benessere per tutti.


Assisi, Rocca Maggiore, 25 settembre 2011