venerdì 28 ottobre 2011

Ancora uno scempio di acqua e fango


di Mauro Parigi *
La concentrazione di pioggia è stata particolare ed è l'ennesimo segnale di un clima cambiato. Ma è indubbio che abbiamo molte cose da ripensare per quanto riguarda modi e forme di utilizzazione dei suoli.
E' inutile girare intorno al problema: l'urbanizzazione è il problema, l'urbanizzazione confusa, spontanea, fuori dalle regole  per causa di una lunga trafila di condoni che ha esteso e consolidato il disordine, sono l'aggravante.
Potremo dilungarci nella ricerca delle responsabilità, ma è scarsamente produttivo.
Dobbiamo invece procedere con profonde innovazioni, nei comportamenti amministrativi e politici, nella cultura urbanistica, nella cultura generale. Non ci sono alternative, se non vogliamo continuare a fare l'elenco, anno dopo anno, di disastri per fortuna localizzati (ma sempre disastri), di perdite umane ed economiche.
Forse però può valere definire una lista di cose da fare per consegnarla ai responsabili politici, per invocare un "cambio di rotta" senza equivoci, per quanto ci si renda perfettamente conto degli interessi anche enormi e contrastanti che agiscono sul territorio.
Proviamoci:
  • 1. Incentivazione dell'agricoltura, della nascita di nuove imprese agricole anche requisendo terreni di proprietà privata ma abbandonati, come funzione essenziale di riordino territoriale oltre che alimento di filiere corte a scapito dei condizionamenti economici delle grandi lobby del settore agroalimentare;
  • 2. Individuazione di strumenti ed incentivi per la riorganizzazione degli insediamenti in aree periurbane per recuperare "naturalità", corretto e controllato convogliamento delle acque, per liberare fossi, corsi d'acqua e fiumi (in alveo e nelle dirette pertinenze) da ogni tipo di condizionamento fisico;
  • 3. Individuazione di strumenti ed incentivi per il recupero, il consolidamento, se utile anche la densificazione di aree urbanizzate per bloccare o limitare l'espansione urbana (per esempio rendere strutturale, non con scadenza temporale e non soggetta a procedure complesse quanto previsto dalla recente modifica ed integrazione della legge regionale 1/2005 articoli da 74 a 74 sexies - piani di rigenerazione urbana);
  • 4. Superamento di valutazioni astratte, potremo dire "romantiche", degli strumenti urbanistici, e definizione di contabilità facilmente controllabili ed intellegibili da tutti supportando queste modalità con un riordino di competenze che produrrebbe anche una qualificazione della spesa pubblica (tanto per esemplificare che senso ha il piano strutturale di Capraia Isola che è tutta ricompresa nel parco nazionale dell'arcipelago toscano, o di Rio nell'Elba?, meglio un piano di assetto generale di livello sovracomunale unito a quadri conoscitivi, ad un sistema informativo territoriale che potrebbero ben essere la missione delle province se non scompaiono, un piano che fissa i parametri essenziali di occupazione di suoli e di edificabilità ammissibile definendo innanzi tutto dove non si può costruire;
  • 5. Riordino delle scuole di architettura perché ci sono sempre meno esperti in urbanistica e ambiente e troppi "amanti" del progetto edilizio;
  • 6. Consolidamento di forme di imposizione fiscale come il contributo di bonifica per garantire effettivamente attività di manutenzione dei corsi d'acqua e del territorio in generale;
Ovviamente ci possono essere molte altre cose da fare, come spostare la produzione di ricchezza dall'investimento immobiliare, agricolo o industriale che sia.
Da qualche parte bisogna partire e bisogna che qualche regione parta.

La Toscana da questo punto di vista ha tradizione e potenzialità.
Giusto dire come fa il Governatore Rossi che qualcuno ha sbagliato, ad Aulla, in questo caso, come altrove, ma può e deve, per capacità ed esperienza, dimostrare che è giunto il momento di avere coraggio, che altre strade sono perseguibili; forse servono più i medici condotti dell'urbanistica che professori. E occorre ricordare come alla fine degli anni settanta fu proprio la congiunzione di esperti e professori, di "medici condotti" e della buona politica, ad aprire le porte a quella straordinaria stagione dell'urbanistica toscana - vera avanguardia internazionale - che condusse con le leggi 10/1979 e 59/1980 alla salvaguardia attiva della campagna toscana e dei centri storici.
È retorico domandare se ci possiamo sperare, non è retorico insistere perché ciò accada.

* da Greenreport    28 ottobre 2011


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