mercoledì 26 maggio 2010

Capannori ovvero la Toscana Verde e Felice

A Capannori, piccola cittadina in provincia di Lucca sono state avviate una serie di pratiche virtuose che migliorano la vita di chi vi abita a dimostrazione che le idee concrete -utopiche, ma pratiche- dell'ecologismo possono essere realizzate avvantaggiando persone e territorio. Marinella Correggia ne da conto su il manifesto del 18 marzo nell'articolo che segue:

Capannori, la Toscana felice, (lontana da consumismo e liberismo)


«Per compiere la rivoluzione socialista non basteranno forse le buone pratiche. E tuttavia la sinistra ha un futuro solo se riesce a rendere i cittadini, i lavoratori, i giovani consapevoli del momento epocale che attraversiamo, della necessità di un profondo cambiamento culturale, di un allontanamento dal consumismo e dai modelli produttivi attuali»: con questo principio guida Eugenio Baronti, attualmente assessore alla regione Toscana, anni fa da assessore all’ambiente per il Prc avviò il cambiamento a Capannori, 45mila abitanti sparsi su ben 140 chilometri quadrati. Tutto inizia per caso, nel 2004. La coalizione di centrosinistra vince per la prima volta le elezioni comunali grazie alle vicende giudiziarie che coinvolgono l’altrimenti favorito candidato di centrodestra. In Toscana? Già: Capannori è in provincia di Lucca, area tradizionalmente di centrodestra. Nel 2009, dopo cinque anni di cambiamento e buone pratiche, il centrosinistra (con un apparentamento fra Pd e “Sinistra per Capannori”) ha rivinto. Con qualche punto in più.

Riciclare il più possibile…
Da dove cominciarono, sei anni fa? «Il punto d’attacco furono i rifiuti, spia di uno spreco insostenibile di materie prime ed energia» ricorda Alessio Ciacci, l’attuale assessore all’Ambiente. «Primi in Toscana, cominciammo a far sparire i cassonetti dalle strade e a sostituirli con la raccolta differenziata spinta porta a porta. Partendo da Guamo, frazioncina di seicento abitanti». Subito un successo: il 75% dei rifiuti raccolti avviato al riciclaggio (percentuale precedente: 37%). L’anno dopo la domiciliare si allarga a 10mila abitanti. Il Comune organizza incontri con la popolazione, assemblee nei bar e nelle parrocchie, campagne nelle scuole, incontri casa per casa, collaborazioni con le associazioni. Per risolvere i dubbi degli scettici una gita in bus ad alcuni impianti di riciclaggio e di compostaggio. E d’altro canto un controllo attento sulla qualità del conferimento: perché sia tutto ben separato.
Nel marzo 2008 le 18 frazioni servite dal porta a porta (mancano solo duemila abitanti) sono arrivate all’82% di raccolta differenziata. Così Capannori, membro dell’associazione Comuni virtuosi e primo comune d’Italia ad aver aderito ufficialmente alla “Strategia rifiuti zero entro il 2020″, ha superato in anticipo il target che si era prefisso: il 75% di raccolta differenziata entro il 2011. L’azienda pubblica Ascit che si occupa del servizio ha fatto molte nuove assunzioni: in tutto quaranta. Nell’area, perfino comuni di diverso segno politico hanno felicemente copiato.
La raccolta domiciliare è l’unica vera raccolta differenziata, in grado di avviare al riciclaggio materie ben separate. Quella stradale è sporchissima, inutilizzabile; basta guardare dentro un cassonetto blu o bianco per rendersene conto. Non tutto è riciclabile e così anche a Capannori si ritira il grigio sacchetto dell’indifferenziabile, che riguarda: pannolini, piatti e bicchieri di plastica, cassette audio e video, cd e dvd, barattoli per vernici, evidenziatori, scarpe vecchie, lamette barba, lettiere di animali domestici, fotografie, tubetti per dentifrici, sacchetti per caffé. Eccetera.

…ma è ancor meglio prevenire
Il principio guida per l’assessore all’ambiente di Capannoni è che il rifiuto va prevenuto, e così si favoriscono anche circuiti economici più virtuosi: «Del resto solo la vendita di carta ci conviene economicamente; ma ad esempio le bottigliette di plastica dell’acqua e altri rifiuti sono comunque una spesa per il Comune. Meglio non farli!» (a proposito di carta, in Comune si usa quella riciclata, per via degli Acquisti pubblici verdi – Gpp – che sarebbero un obbligo di legge, disatteso però dalla gran parte degli enti locali e pubblici). Numerose le azioni comunali per la riduzione a monte dei rifiuti e dunque dello spreco energetico e di materia. Acqua di rubinetto e stoviglie di ceramica nelle mense scolastiche e comunali: l’usa e getta bandito nella stessa gara d’appalto. Promozione della rete dei detersivi alla spina, con oltre 15 negozi aderenti solo a Capannori (chi eccelle è Effe corta, negozio cooperativo dove tutto, alimentari, igiene ecc., si vende sfuso, ed è di provenienza locale). Il Comune ha aderito alla campagna nazionale “Porta la sporta” contro gli shopper di plastica. Poi sostiene con una sovvenzione del 50% le famiglie che acquistano il kit di pannolini lavabili (facilmente lavabili, e molto più economici degli altri). Un regolamento comunale impegna gli organizzatori di feste e sagre a usare stoviglie lavabili o al massimo compostabili e differenziare tutti gli scarti prodotti. I mercatini di baratto e riuso le “soffitte in piazza” sono ormai prassi costante. Nuove idee sono in cantiere per vivacizzare l’isola ecologica adibita al ritiro degli ingombranti, che in futuro potranno essere oggetto di scambio.
Anche il clima ringrazia, perché l’abbattimento di oltre 10.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati e il riciclaggio di carta, vetro, plastica ha portato a un risparmio di emissioni di 1.000 tonnellate in termini di gas serra.
Alt. C’è chi dice che la raccolta porta a porta costa troppo…Risponde l’assessore: «È il contrario. Il risparmio economico sul non smaltimento in discarica è stato attorno a 2,5 milioni di euro annui che abbiamo investito in: nuova occupazione, mezzi più piccoli pratici ed ecologici, bidoncini, sacchetti e materiale informativo per le famiglie, percorso partecipativo e di sensibilizzazione della cittadinanza». Tanto che dall’anno prossimo cambieranno la tariffa sui rifiuti: in base solo alle dimensioni del sacchetto indifferenziato grigio che ognuno produrrà.
Altro dubbio: che facciamo della pur piccola frazione irriducibile («intrattabile») se non vogliamo né inceneritori né discariche? Ciacci: «Per legge siamo obbligati a conferire a impianti provinciali e interprovinciali che poi portano in discarica l’80% del ricevuto. Ma nella filosofia rifiuti zero l’ideale sarebbe trattare il residuo in impianti di trattamento meccanico biologico – ce ne sono in Italia- capaci di inertizzare il residuo facendone materiali per l’edilizia».

Energia futura
Sul lato idrico il Comune segue due canali: la valorizzazione dell’acqua di rubinetto e la tutela dell’acqua pubblica. Si partì dalla mensa scolastica; sollevazione dei genitori, assemblee, ma l’assessore portò tecnici e analisi a favore dell’acqua del rubinetto. La liberazione idrica ha anche l’immagine delle fontane pubbliche, una quindicina di sorgenti, la “via dell’acqua”, riabilitate negli anni scorsi. A quella di Gragnano va ad approvvigionarsi Pietro, da decenni lettore del manifesto («e lo diffondevo anche»). Ma come, l’acqua del rubinetto non è buona? «Sì che lo è, ma a queste fonti siamo abituati». Piccolo mistero: la testa bronzea che sormonta il beccuccio pare egizia. Spiegano che le fontane della via dell’acqua recano questo omaggio a un architetto dell’acqua vissuto nel periodo napoleonico, quando anche in Toscana si riscopriva la cultura delle piramidi.
Non ha nulla di antico invece l’edificio comunale, colabrodo energetico anni 60. E però all’ingresso un pannello luminoso aggiorna i passanti sulla CO2 risparmiata da quando l’impianto da 20 kW è lassù sul brutto tetto, installato nel 2008 dall’azienda pubblica di Lucca che fa il controllo delle caldaie: «Mancate emissioni 33.456 kg di CO2, elettricità prodotta 47.795 kWh». L’amministrazione ha deciso di dedicare i secondi cinque anni al risparmio energetico e alle rinnovabili. I Led per l’illuminazione stradale, la solarizzazione di tutti gli edifici pubblici e dei tettucci dei parcheggi, la promozione di un Gas solare (un gruppo d’acquisto che consenta ai cittadini di acquistare pannelli a costi ridotti), la costruzione di una casa popolare di legno a bassi consumi, un percorso (Ecoaction) iniziato con 150 famiglie volontarie che guidate da esperti hanno compiuto ecointerventi domestici, strutturali o comportamentali.
Capannori, un altro mondo? Non per tutto. I trasporti sono un punto dolente, tutti in macchina fra una frazione e l’altra, un comune e l’altro, all’italiana. Stanno però pensando a una flotta di auto elettriche condivise (car sharing) che si ricarichino ai pannelli fotovoltaici dei parcheggi. E anche il lavoro, come dappertutto, è un problema. Di fronte al quale le poche soluzioni sono offerte dai circuiti economici locali, produzione in zona per il consumo dei cittadini. Anche la strategia rifiuti zero crea lavoro, nella raccolta e nel recupero.
Non c’è il rischio che amministratori così bravi e fantasiosi rendano superflua la partecipazione? No, spiega Ciacci: «La partecipazione è il cardine, per noi. Bisogna lavorare su tutti i fronti, aggregando e coinvolgendo, senza rinchiudersi né in circoli chiusi come è successo ad alcuni movimenti, né nelle stanze del potere come invece è successo a parte della politica». Le scelte ecologiche, un modo per ricostruire la comunità, «persa nei centri commerciali, nell’individualismo, nella società dell’immagine e dell’usa e getta».



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