martedì 22 marzo 2011

Il declino del nucleare


di Antonio Cianciullo *
La Germania ha deciso di rinunciare, per ora temporaneamente, a buona parte della sua produzione elettrica nucleare: secondo le anticipazioni pubblicate oggi sui quotidiani, tra due mesi solo 4 dei 17 reattori tedeschi saranno in funzione, mentre gli altri saranno fermi per controlli di vario tipo. Se a questa decisione sommiamo la moratoria sulla costruzione di nuove centrali e il check up attento degli impianti più vecchi scattati nei principali paesi, otteniamo un quadro molto netto della situazione.
Fino a ieri le difficoltà del settore nucleare erano in buona parte compensate dall’allungamento della vita degli impianti più vecchi. Oggi la prospettiva cambia radicalmente facendo pensare a un declino del nucleare che potrebbe diventare rapido. 

Ecco qual era, già prima di Fukushima, la valutazione di un “nuclearista non pentito” come si descrive Alberto Clò, che in “Si fa presto a dire nucleare”, uscito pochi mesi fa, scrive: “Il numero delle centrali in costruzione tocca il suo picco del 1979 con 233 unità, contro le 30-40 annue registrate nei passati due decenni. La curva delle entrate in esercizio delle nuove centrali – ritardata rispetto alla prima curva – conosce un picco alla metà degli anni Ottanta, con 33 unità, per poi scendere a livelli attuali di poche unità. Tra il 1970 e il 1990 sono entrate mediamente in esercizio circa 17 centrali ogni anno. Dal 1990 a oggi meno di due centrali all’anno. Prima negli Stati Uniti poi in Europa, nonostante una sensibile ripresa della domanda elettrica, si bloccano gli ordinativi di nuove centrali, mentre cala il numero di quelle esercizio, scese in vent’anni nell’unione europea di 34 unità: da 177 a 143”. E ancora: “Nel 2008, per la prima volta dall’inizio dell’uso commerciale del nucleare, nessuna centrale è entrata in esercizio, mentre nel 2009 si è ridotto sia il numero sia la potenza del parco centrali”.
* dal blog: ECO-LOGICA (La Repubblica)

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