mercoledì 26 gennaio 2011

Nessun pifferaio magico ci salverà, di Pino Romano, rete Movimenti Civici Sicilia

Prendere il coraggio e andare. Il cambiamento parte da noi

da http://www.gruppocinqueterre.it/node/734

di Pino Romano *
Ormai viviamo un tempo in cui la situazione politica nel Paese si è definitivamente bloccata, incancrenita da giochi di palazzo, attese tattiche, dossier veri o inventati, proclami, illusioni e leaderismi autoreferenziali.
In questo quadro assai poco rassicurante ci sentiamo impotenti, nemmeno speriamo più che sia possibile invertire la rotta. Né individuiamo chi potrebbe aiutarci a invertire la rotta. I politici? Un nuovo messia? L'invisibile mano di un “papa straniero” che tutto aggiusta e a tutto rimedia?
Nessun pifferaio magico ci salverà, non ci rimane che la sicurezza più grande, la forza più potente: contare su noi stessi, ri-mettersi in giogo nella consapevolezza che non saremo soli.
In diverse parti d’Italia, e la Sicilia non fa eccezione, i settori più attivi della società civile cominciano a riunirsi per provare ad organizzare tutti insieme il cambiamento politico nel nostro Paese, creando un’alternativa credibile, seria, affidabile che tutti gli Italiani potranno abbracciare al di là dei rispettivi percorsi politici di provenienza. Per adesso, è quasi un mondo sotterraneo, carsico, che per ovvi motivi non appare sui media ma è numeroso, presente e vivo.
D’altra parte un’attenta analisi della realtà ci dice questo:
Sono sedici anni che Berlusconi imperversa nella politica italiana. In questi sedici anni egli ha governato per otto anni, il resto è governo dei vari centrosinistra. Si può dire che abbiamo dato fiducia  e sperimentato di tutto!
Se solo proviamo a fare un bilancio serio e spassionato di questi sedici anni, scopriremo che: le tasse sono più alte, le pensioni e i salari più poveri ma, contemporaneamente, il debito pubblico e il deficit sono aumentati. I servizi pubblici (sanità, scuola, sussidi sociali) sono stati tagliati ma il taglio ai servizi pubblici non ha prodotto alcun beneficio alle casse dello Stato, la precarietà dilaga, le prospettive di futuro sono cupe, la scuola e l’università hanno dismesso la “vocazione pubblica” per diventare terreno di pascolo di appetiti “privati”, ecclesiali o confindustriali o di qualche fondazione bancaria. Sui diritti civili siamo indietro rispetto agli anni 80, una morsa stringe questo Paese e non gli fa vedere nessun futuro.
Questo il risultato reale, misurabile, concreto, di sedici anni di politica che ruota attorno al peronismo berlusconiano e al suo esatto contrario, chiassoso, litigioso e diviso su tutto, rappresentato dal PD e dintorni, cioè dalla “sinistra che non c’è” o, anche ammettendo che c’è, la “sinistra che non sa cosa essere, cosa fare”.
E’ dunque l’ora di ripartire da “noi stessi”. Verso un soggetto politico nuovo, estraneo a tutte le vecchie logiche partitiche, né a destra né a sinistra, ma semplicemente “oltre”. Capace di portarci fuori dal pantano.
Ricostruire la comunità, ricostruire la cultura, il lavoro e un nuovo sviluppo economico che si regga sulla innovazione e sulla “economia verde” con i suoi tre imprescindibili pilastri: la terra, il sole e l'acqua, ma anche sui concetti virtuosi di “filiera corta”, “zero rifiuti”, “stop al consumo del territorio”. In un rapporto di solidarietà, aiuto e sostegno reciproco, che è l'antitesi di chi ci vuole tutti divisi e individualisti perché le persone divise e individualiste sono i “sudditi-consumatori” per eccellenza, i migliori alleati del sistema che si basa sul lavora, compra e crepa.
Cercare il cambiamento, ma per davvero, perché non esiste un mondo nuovo che non poggi su di una cultura nuova.
Ma cambiare per noi deve significare: fare. Essere e costruire alternativa in ogni gesto, perché ogni gesto è importante. Dal lavoro alla scuola, dall'energia al cibo, dall'acqua all'edilizia. In ogni passo, in ogni circostanza si può fare molto di concreto ed il cambiamento è già a nostra portata di mano.
Non si può più aspettare niente e nessuno. E’ davvero finito il tempo del “ghe pensi mi”. Chi lo ha detto e fatto credere, è colui che ci sta portando tutti al macello.
Non si creda poi al fatto che non ci sono abbastanza soldi, che è tutta colpa della crisi mondiale, che non c'è abbastanza lavoro perché si sono abbassati i consumi e che per fare qualsiasi cosa, qualsiasi passo bisogna porre sempre e solo attenzione al Pil. Qui da noi nell'occidente opulento e stracolmo di vergognosi sprechi di ogni tipo – sprechi di soldi, di cibo, di energia, di acqua, di vita – non ci sono scuse che tengano, le difficoltà si possono affrontare e superare.
Il cambiamento è qui e ora, basta volerlo attuare, giorno per giorno, gesto per gesto. Sta a noi prendere in mano il nostro destino. Ci accorgeremo allora-raccolti intorno a un tavolo- di avere fra di noi molti più punti in comune di quanti non ne abbia mai avuti al proprio interno nessun partito nella storia repubblicana. Ci renderemo conto cioè di avere creato in tutti questi anni di impegno silenzioso, non soltanto un orizzonte di valori comuni, ma anche un vero “programma” di azioni da realizzare per risollevare il Paese, un programma fondato su una visione della società che nessun partito -fino ad ora- ha mai realmente promosso.
Non siamo infatti tutti d’accordo che occorre un grande piano di lotta all’evasione fiscale – agendo sui patrimoni, le rendite finanziarie, le grandi banche – per ridistribuire equamente le risorse, salvare i servizi pubblici, potenziare il lavoro e i sussidi sociali? Non siamo tutti d’accordo che la battaglia per la legalità e contro la corruzione è l’unica strada per ridurre davvero la spesa pubblica, che occorre eliminare il malaffare, finirla con la logica perdente della Grandi opere (= grandi affari = cricche) e investire finalmente in un grande piano di ristrutturazione idro-geologica del territorio? E non pensiamo che occorra difendere con i denti beni comuni essenziali come l’acqua o ragionare seriamente sul ritorno o meno al nucleare? E ancora, non condividiamo la prospettiva di un piano massiccio di investimenti su scuola, ricerca, università per la libertà di insegnamento, di ricerca, dei saperi, fuori dallo scempio degli interessi privati? La riforma della politica con l’eliminazione, drastica, dei privilegi, dei cumuli di mandato, con forme di democrazia “diretta”, anche via web, e di reale controllo popolare?
Si potrebbe continuare, ma qui è necessario solo indicare questioni su cui c’è un ampio consenso. Ci sono in Italia milioni di persone che fanno già questo, che sono già d’accordo.
Ma il teatrino della politica oggi condanna tutti a un’esasperante tattica di attesa, a chiedersi cosa davvero vogliono fare Fini,Casini, Montezemolo o aspettare che D’Alema e Veltroni inizino a giocare l’ultima loro battaglia, da “fratelli-coltelli”, come negli ultimi interminabili vent’anni.  Una concatenazione di elementi negativi che, se non superata, ci condurrà fino alla disfatta.
E allora, iniziamo col realizzare un “movimento senza leader” dove ognuno sceglie consapevolmente di dover fare un passo indietro, per poterne fare dieci avanti tutti insieme. La leadership di questo progetto dovrebbe essere collettiva: chi ha voglia di cimentarsi si metta in gioco e a disposizione, senza rendite né investiture popolari. Una fotografia di gruppo, una democrazia partecipata, con forme nuove da costruire insieme.
Che diventi una Coalizione alternativa, una Intesa Civica capace di un progetto credibile di uscita dalla crisi italiana e di riforma profonda del Paese, che lasci l’attuale opposizione al suo destino e ai suoi giochi distruttivi nell’inutile attesa che riesca a cambiare passo, una coalizione di Cittadini Nuovi che provi a recuperare il tempo perduto, che si fonda su alcuni punti programmatici forti, di prospettiva e di incoraggiamento, e si candidi, a offrire una soluzione alla crisi.
Potrà accadere che non prenderà subito la maggioranza, che inizialmente non avrà grandi numeri, che ci vorrà del tempo, ma comincerà l’opera che non è mai cominciata, per creare un campo d’azione del Lavoro, della Dignità, dei Diritti e dell’Ambiente che metta in rete intelligenze, competenze e progetti e provi a dare una scossa al Paese e lo prepari alla tanto attesa traversata del deserto.
Lo ripeto, senza più aspettare cosa succede nelle opposizioni, nel Pd e nel resto di un centrosinistra conservatore, asfittico e perdente.
Ma così vince Berlusconi, si dirà. Ma ha già vinto, ha già rappresentato la stella polare della nostra vita politica per troppi anni. Gli Italiani hanno già dato! I privilegi, i favori, le benemerenze hanno riguardato però soli alcuni sudditi, i ricchi sempre più ricchi e le concubine del sultano. Gli altri, i più, al contrario, hanno visto la loro esistenza impoverirsi sempre di più.
E’ animati da questo spirito e da questa consapevolezza che, alcuni di noi, in Sicilia hanno già da tempo iniziato un percorso preparatorio, e il 26 e 27 novembre presso l’Aula Magna della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Palermo hanno dato vita e struttura  Costituente delle Associazioni e dei Movimenti Civici di Sicilia.
In quei due indimenticabili giorni si è concretizzato il sogno di molti, di riannodare le relazioni tra le varie componenti della società civile siciliana, definendo una soggettività politica che vuole dialogare con le forze libere della Sicilia e con i Partiti che intendono riconoscere il ruolo della Società Civile e l' importanza della Democrazia Partecipata, per avere come protagonista esclusivo il Cittadino. Per costruire insieme un nuovo modello di rappresentanza e progettualità politica.
Fino ad oggi la politica ha lavorato per distruggere il tessuto sociale, cercando di strumentalizzare ed isolare le singole realtà sociali, limitandone l'efficacia dell'azione, l’efficacia di proposta e controllo.
Se davvero ci vogliamo dare una chance dal basso occorre fare scelte forti. Un nuovo modo di aggregarsi, con i cittadini protagonisti per un nuovo progetto condiviso, con un nuovo soggetto politico, per la ricostruzione della Speranza.
Se non ora, quando?
* di Movimenti civici Sicilia 

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